Storia
Creazione unica di un personaggio singolare, il Giardino Bortolotti detto dei Ciucioi - dal tedesco alla dogana (Zum Zoll in tedesco) - rappresenta in modo esemplare la peculiarità dell'architettura del verde nel contesto alpino. Trasformate in un inaspettato scenario verde, anche le balze rocciose del Doss Paion, affacciate sull'abitato di Lavis, sono teatro di una narrazione fortemente simbolica, che traccia nel paesaggio un segno inconfondibile. Dopo anni di restauro il comune di Lavis nel 2019 ha aperto al pubblico questo tesoro di inestimabile valore e ricchezza.
Il complesso porta il nome del suo creatore, Tommaso Bortolotti (Lavis, 1796-1872), che destinò ogni risorsa alla realizzazione del suo visionario progetto. La costruzione, iniziata dai terrazzamenti inferiori negli anni Trenta dell'Ottocento, nel ventennio successivo proseguì fino al quarto, che accoglierà una grande serra a pergolato. Al periodo 1855-1872 sono databili il completamento dei livelli superiori, con le architetture di fondale della “chiesa” e del “palazzo”, e l'espansione nella zona ovest, dove Bortolotti eresse la “casa del giardiniere” e il grande “castello”: denominazioni odierne legate alle ipotesi di lettura del sito formulate degli architetti che ne hanno curato il restauro. Dopo la morte del proprietario, l'architettura si mantenne sostanzialmente integra fino ai primi decenni del Novecento; nel corso del secolo, il giardino, soggetto a numerosi passaggi di proprietà, perse invece le sue caratteristiche formali, con l'avanzamento della vegetazione infestante, diffusi crolli dei terrazzamenti laterali e il dilavamento degli intonaci a calce che definivano le antiche scenografie.
Straordinario paesaggio verticale appoggiato sul porfido vivo di una cava medievale, il giardino Bortolotti è un luogo misterioso. Costruito come un insieme di elementi composti per sovrapposizione, appare una sorta di città ideale, scaturita direttamente dalla roccia, in un connubio mirabile tra artificio e natura. L'antico ingresso, collegato alla casa del proprietario con un ponticello, immetteva al camminamento risalente attorno alla “casa del giardiniere”. Il percorso dà accesso alle singole terrazze e permette sempre la vista del “palazzo”, della “chiesa” e del “castello”. Dai primi livelli, con ripide e strette scale, si sale toccando i vari ambienti del giardino fino alla serra. Da qui, con scale sinuose scavate nella roccia, si passa ai gradi superiori fino alla “chiesa”, o, con stretti passaggi, alla terrazza e alla torre. Oltre, si raggiunge la vetta della collina.
I giardini sono un connubio di architettura e natura, in cui prevale in genere la componente vegetale. Non è così per i Ciucioi, dove le superfici verticali superano per estensione quelle orizzontali e le opere in muratura sopravanzano gli spazi verdi. Gli ambiti architettonici principali sono affiancati e arricchiti da ambiti secondari, che, restando a margine dell'itinerario, legano il giardino al paesaggio circostante.
Dietro la facciata del “palazzo” una enorme cisterna di raccolta dell'acqua alimentava le vasche e le fontane del giardino, tramite un sistema per caduta, dall'alto al basso, attraverso tubazioni in metallo o canalette in legno.
Dopo la morte di Tommaso Bortolotti i passaggi di proprietà ed i cambiamenti nella destinazione d'uso del giardino hanno determinato la decadenza della vegetazione originaria.
Della sua consistenza e tipologia non rimane alcuna documentazione se non una menzione in un saggio del 1927 in cui Luigi Sette descrive che originariamente il giardino conteneva “magnifiche piante rare ed esotiche in due vaste serre: palme, magnolie, aranci, limoni, nespoli del Giappone ed erbe aromatiche”.
Dell'originario impianto vegetale del giardino sono tuttora presenti solo alcuni cipressi (Cupressus sempervirens e Cupressus sempervirens ‘Pyramidalis'), vari esemplari di Iris germanica, poche emergenze di Hemerocallis fulva e un insediamento localizzato di Opuntia humifusa.
La ricostruzione del patrimonio vegetale del giardino è dunque avvenuta sulla base dei pochi documenti storici, della conformazione a gradoni, della giacitura e dell'esposizione, che delineano le caratteristiche identitarie del luogo: un giardino con piante termofile, mediterranee, rare ed esotiche, limoni ed agrumi da collezione, poche alberature con funzione compositiva architettonica, siepi, bordure ed aiuole con fioriture stagionali.
Sono state già messe a dimora circa 2000 piante perenni appartenenti a 120 specie diverse, 6000 bulbose di 50 tra specie e cultivar diverse, oltre a molteplici specie annuali da fiore.
E' in corso l'ulteriore introduzione sui terrazzamenti di varie tipologie di piante (aromatiche, succulente, rose, rampicanti, fruttiferi a spalliera) sempre attingendo tramite testi di fitocronologia botanica esclusivamente a specie e cultivar che erano presenti in Italia all'epoca della realizzazione del giardino.