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13 Luglio 2023

Vistorta: la storia di una famiglia che lavora, sogna e ama la propria terra

Monica Lamberti intervista il Conte Brandino Brandolini, Vistorta-Villa Brandolini d'Adda

La parola destino è una parola ricorrente nella vostra famiglia che traccia e plasma il vostro vissuto e il suo in particolare. Ci può raccontare come nasce la sua passione: dagli studi parigini all'esperienza in kibbutz a ovest di Haifa, fino agli studi in agraria alla Texas A.& M. University?
Ho trascorso la mia infanzia a Vistorta e sono sempre stato legato alla terra e alla proprietà, anche se nell'adolescenza, insieme alla mia famiglia, ci siamo trasferiti in Francia per motivi di studio.
La svolta è arrivata per caso o per destino, a seguito di un'intensa esperienza in un kibbutz a ovest di Haifa. Qui, nella terza città più importante di Israele, in una delle tante comunità agricole a gestione collettiva sorte agli inizi del Novecento, lavorando sodo la terra, anche a temperature molto calde, scoprii il mio amore per l'agricoltura al punto di scegliere di proseguire i miei studi intraprendendo un percorso mirato all'Università di Agraria del Texas. Finito il mio percorso universitario sono tornato a Vistorta: da allora generazioni si sono susseguite ed oggi la cantina è un punto di riferimento soprattutto nella coltivazione di Merlot.

È ancora il destino, se non erro, che la porterà, dopo un soggiorno nei possedimenti Bordolesi di Château Greysac, a prendere, insieme all'enologo George Pauli, la decisione vincente di puntare tutto sul vitigno Merlot. Dall'intuizione alla produzione qual è il percorso che ha sancito la fortuna di questa etichetta?
Nei possedimenti bordolesi di famiglia di Château Greysac iniziai a conoscere il vino e le sue caratteristiche. Sebbene la cantina fosse in attività dal 1870, la mia prima parte di formazione fu specificatamente agricola, e dunque fu proprio qui a Bordeaux, terra del Merlot, che mi appassionai al vino e crebbe in me il desiderio di produrre un grande vino a Vistorta, ripiantando il Merlot, un'uva a bacca rossa originaria della Gironda, in Francia.
I risultati non sono mancati è oggi si può degustare un vino che semplicemente invecchia bene, specchio di una terra coltivata con amore nel rispetto della sua preziosa fertilità. Il Merlot Vistorta è anche un vino che, attraversando le generazioni, diventa memoria storica, testimone incorruttibile degli anni che passano e delle stagioni che si susseguono sempre diverse e uniche.

Oltre al Merlot quali altre etichette le danno maggior soddisfazione?
Siamo in Friuli Venezia Giulia, terra dei bianchi, e pertanto tra le nostre etichette, tralasciando il rosso Merlot Vistorta, vanno per la maggiore il Pinot Grigio Ramato e il Friulano oltre alla Ribolla Gialla che negli ultimi anni ha conquistato larghe fette di mercato.

Vistorta è stata una tra le prime aziende in Friuli Venezia Giulia ad applicare un sistema di coltivazione biologica. Cosa comporta questo tipo di scelta?
L'agricoltura biologica è una scelta, quella di fare un'agricoltura che sia in armonia con la natura e che elimini la chimica. Sebbene, infatti, riconosco che l'utilizzo di prodotti chimici nell'agricoltura ha contribuito all'incremento della produttività agricola degli ultimi 50 anni, di contro trovo che sia un metodo molto invasivo e poco rispettoso dei suoli e della loro fertilità.
L'agricoltura biologica, invece, è una scelta di rispetto per la natura, per la terra e per quello che si produce. I prodotti di agricoltura biologica sono più sani e la produzione concorre alla salvaguardia della salute della terra.
Fare agricoltura biologica è più difficile, richiede molto più tempo, più attenzione, più conoscenza, più presenza. I costi non sono più alti e l'utilizzo della terra è meno intensivo: le rotazioni permettono di tenere la terra sempre coperta e in attività, anche se c'è il rischio di perdere raccolti. In un sistema agricolo biologico ben avviato, si può entrare in una fase virtuosa e diventare, in senso generale, economicamente molto più produttivi. Però il passaggio è impegnativo, ci vogliono diversi anni di esperienza e di messa appunto del sistema ed è per questo che poche aziende si convertono al biologico, almeno qui da noi.

Vistorta è anche il nome della Villa, proprietà della sua famiglia dal Settecento. Come è cambiata nel tempo?
È cambiata tantissimo. L'area sulla quale sorge ora la Villa ottocentesca fu acquisita attorno al 1780 dalla famiglia Brandolini tramite unione con la casata Rota. Fu Guido Brandolini Rota che, nel XIX secolo, si ritirò a Vistorta e qui iniziò a realizzare una moderna ed efficiente azienda agricola dedita alla coltivazione di cereali, del baco da seta ed alla produzione di vini già allora molto rinomati.
Nel 1872 termina la costruzione della Villa, della grande barchessa e delle scuderie, mentre il parco inizia la sua vita a inizio Novecento con le prime piantumazioni.
Nel secondo dopoguerra, i miei genitori, mio padre il Conte Brando e mia madre Cristiana Agnelli, trasferirono a Vistorta la loro residenza e iniziarono la ristrutturazione della Villa incaricando l'architetto Vietti di rimodernare le parti interne e la loggia vetrata per farne un giardino d'inverno, e affidando all'amico di famiglia, Renzo Mongiardino, l'incarico di arredare alcuni saloni di rappresentanza. La sistemazione del giardino, invece, fu delegata a Russell Page, il quale trasformò l'impianto neoclassico del giardino in uno romantico, con i suoi specchi d'acqua, boschetti di conifere, latifoglie, e la ritrovata centralità della Villa.

Il giardino di Vistorta è uno dei pochi giardini visitabili disegnati da Russell Page, come i Giardini della Landriana a Tor San Lorenzo. Li conosce, li ha già visitati?
È una delle mie prossime mete!

Sempre a sua madre si deve la creazione di un importante collezione di orchidee. Oggi nella Serra se ne contano circa un migliaio. Quali sono gli esemplari più preziosi qui presenti? Qual è il momento migliore per visitarla? Chi se ne prende cura?
La collezione di orchidee di Vistorta in realtà non nasce propriamente come una collezione, ma per amore dei miei genitori per questo fiore. Alla fine degli anni Cinquanta mio padre costruì la Serra per le orchidee, un fiore raro all'epoca, e ne affidò la cura al nostro giardiniere Egidio che ha lavorato qui a Vistorta per circa cinquant'anni o forse anche di più. Le orchidee provenivano per lo più dal famoso vivaista francese Marcel Lecoufle che all'epoca era il maggior intenditore di orchidee. Dunque la collezione di orchidee di Vistorta cresce negli anni arricchendosi sempre di nuove specie che in tutte le stagioni adornavano con le loro fioriture la villa.
La riorganizzazione della collezione è opera di una mia fidata collaboratrice, Silvia Richter, che se ne prende cura con passione e dedizione e grazie a lei che in inverno la si può ammirare nel suo pieno splendore.

L'Horticultural tourism, che Grandi Giardini Italiani promuove da oltre 25 anni, è una forma di turismo che favorisce il connubio tra visite ai giardini e alle annesse aziende vinicole e/o agricole oltre alle collezioni botaniche. Le generazioni più giovani, penso ai millennials piuttosto che alla generazione Z, più sensibili alle tematiche ambientali, dimostrano interesse per queste tipologie di viaggi?
La bellezza è qualcosa di trasversale alle generazioni che nei giovani si traduce anche in una certa attenzione all'aspetto biologico delle nostre produzioni, molto apprezzato quando scelgono Vistorta come cornice del loro matrimonio.

Chi tra i suoi figli mostra più interesse per la produzione vitivinicola e chi, invece, appare più legato al giardino e alle collezioni botaniche?
Eccetto il più giovane, che attualmente è impegnato in un percorso di studi che lo porterà ad interessarsi a tutta la parte più commerciale di vendita del vino, gli altri, seppur legati a Vistorta e alle nostre terre, hanno scelto strade lavorative indipendenti.

Quale giardino del network Grandi Giardini Italiani vorrebbe visitare e perché?
Sono diversi i giardini del Network che avrei piacere di visitare, e sicuramente non mancherò di farlo nel prossimo futuro.

La Tenuta Vistorta è un piccolo borgo parte delle proprietà della famiglia Brandolini, Diventata azienda vitivinicola dal lontano 1780 con Guido Brandolini, e che ha conosciuto la sua gloria grazie alla dedizione di Brandino Brandolini.
Oggi 40 ettari, dei 220 della Tenuta, sono occupati dai vitigni: 15 di questi sono coltivati a bacca rossa, 80% a Merlot, i restanti a bacca bianca. È a Vistorta, dove si trovano le antiche cantine e le vecchie attrezzature, è coltivata la maggior parte delle uve a bacca rossa; l'uva bianca, invece, è coltivata principalmente a Cordignano, dove sono presenti le nuove cantine con gli impianti di vinificazione più moderni.
Quella di Vistorta è la storia di una grande famiglia che lavora, sogna e ama la propria terra ieri come oggi.

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L’amore per la famiglia e per il luogo che mi ha visto nascere e crescere è il motore della mia esistenza.

- Brandino Brandolini -

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