Grandi Giardini Italiani Srl

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17 Luglio 2020

L'architetto del verde Massimo Semola si racconta

Monica Lamberti intervista l'architetto del verde Massimo Semola

ML: Quali ricordi ha della prima edizione del Premio Martini per gli architetti del Paesaggio?
MS: C'era uno splendido clima di complicità con i colleghi e l'euforia per intervenire in un contesto così prestigioso. L'opportunità di lavorare senza condizionamenti di sorta ci ha dato la possibilità per esprimerci al meglio, ed è stato molto stimolante; realizzare un intervento paesaggistico contemporaneo in un giardino storico non è cosa di tutti i giorni. Per l'occasione avevo coinvolto Flora 2000 di Budrio e l'artista Stefania Scarnati. La sera dell'inaugurazione la ricordo come una delle feste più belle a cui ho partecipato. Il caldo, l'estate, la musica, l'eleganza … e il contributo della Martini.

ML: Qual è stato il suo percorso di studio?
MS: Laurea in Architettura, corso di un anno di Architettura dei Giardini all'ISAD di Milano dove ho conosciuto l'arch. Giulio Crespi. Quindi l'apprendistato vero come collaboratore nel suo studio. Poi ho frequentato altri corsi professionali specifici alla scuola Agraria del parco di Monza : “ Tecniche di potatura “ e “ Consolidamento degli alberi “. Ma sono anche le innumerevoli visite-studio di giardini storici e contemporanei , italiani e non, che mi hanno formato.

ML: Qual è stato il primo giardino che ha realizzato?
MS: Il 111 di Angioletta Miroglio, un giardino segreto in Corso di Porta Romana a Milano. Con tanto verde, un laghetto e tre fontane. Tutto in 600 mq. Un battesimo di fuoco … mai fatto una fontana né un laghetto prima di allora. Era un luogo nato per ricevere e location per eventi di ogni genere. Ma mi sono fatto le ossa costruendo prima un mio giardino , anzi, due. Sperimentando personalmente come si costruisce e si mantiene un giardino si possono evitare errori di progettazione, anche banali.

ML: Ha più clienti privati o pubblici? Quale differenza c'è nel progettare un giardino ad uso privato o pubblico?
MS: Ho più clienti privati ma lavoro anche nel pubblico. La differenza? Un giardino pubblico deve assolvere a più funzioni, deve interagire con la città, essere un luogo sicuro e accogliente, che richieda una manutenzione ridotta e con soluzioni, materiali, spessori a prova di vandalismo. Il progettista deve sapere districarsi tra vincoli e normative di ogni genere, conoscere i prezziari e contenere i costi in budget talvolta rigidi. In un giardino privato lavorare è più facile, con decisioni prese anche al momento, senza tanta carta e con un solo interlocutore, che ti ha scelto soprattutto in base al curriculum. Ma forse la differenza più importante si vede a distanza di anni . La manutenzione di un giardino privato porta il progetto iniziale ad altri livelli.

ML: Cosa manca generalmente in un giardino aperto al pubblico?
MS: Risponderò dicendo cosa può esserci di troppo. Le visite guidate imposte, che obbligano ad un percorso a tappe, scandito dal tempo, è assurdo. E questo accade soprattutto in Francia nei giardini più “commerciali”. La poesia e il piacere della visita svaniscono subito. Ben vengano però le guide quando sono preparate, discreti compagni di visita, persone gradevoli con cui colloquiare, accondiscendenti ad indugiare sulle visuali e sulle suggestioni che il giardino regala. Nei giardini pubblici necessiterebbe maggiore sorveglianza e telecamere… purtroppo.

ML: Il problema della manutenzione dei giardini pubblici può dipendere anche da un progetto che non tenga conto dei costi elevati? O invece il problema è che dopo aver speso il denaro per la realizzazione non esiste un budget per la manutenzione?
MS: La manutenzione è un tema trasversale, che interessa sia il settore pubblico che quello privato. Un paesaggista, responsabile e concreto, è consapevole che le opere di manutenzione condizionano la genesi e il successo del progetto tanto quanto il budget a disposizione per la costruzione. Il budget per la manutenzione nel pubblico purtroppo è sempre più basso ma a contribuire al deterioramento dell'immagine possono intervenire altri fattori quali la maleducazione e il vandalismo.

ML: Qual è il giardino del nostro Network dove le piacerebbe fare un progetto e perché?
MS: Domanda difficile, troppe tentazioni. Mi piacerebbe però lavorare per una galleria d'arte, un museo, con un contesto architettonico di qualità sia storico che contemporaneo, comunque per un luogo che genera cultura, e inventare uno spazio che può essere insieme propedeutico, di immagine e meditativo.

ML: Dopo l'isolamento dovuto al Covid ha notato un aumento di richieste di lavoro?
MS: Già durante il lock-down ho avuto una richiesta in attesa del ritorno alla normalità. La ripartenza è stata immediata. Dire se l'esperienza Covid abbia predisposto gli animi al giardino è però ancora troppo presto, complice il riassestamento dei mercati. Sono fortunato perché ho un giardino e, come per tutti coloro che hanno anche una piccola terrazza, uno spazio verde è stato di grandissimo aiuto per superare questo momento. Probabilmente c'è chi ci sta facendo un pensiero anche in base a questo.

ML: Può segnalarci una tendenza nella scelta delle piante?
MS: Da anni se non usi le graminacee non sei trendy. Secondo me se ne sta abusando, certo sono affascinanti e anche a me piacciono molto, ma hanno un periodo di decadenza piuttosto lungo; il committente deve esserne reso consapevole. Alcune graminacee creano danni ambientali e bisogna usarle con coscienza. Da quanto è pubblicato su Pinterest i giardini “contemporanei” sono tutti formali e uguali, algidi, con graminacee e bossi potati, la ghiaia e il prato sintetico vincono sull'erba, le piante sono ridotte ad accessorio decorativo. Pessime imitazioni di realizzazioni di ben altra classe. La tendenza più recente riscopre il giardino apparentemente naturale (o wild). Come nella moda tutto ritorna, rivisitato; ancora grazie William (Robinson). Questo tipo di giardino, ad uno sprovveduto, può sembrare semplice e modesto, ma in realtà è molto difficile da realizzare e richiede competenza e sensibilità. Certo non può stare ovunque e non è per chiunque. Dan Pearson in questo genere di realizzazioni è un maestro.

ML: Quanto è importante nei suoi progetti l'attenzione al consumo dell'acqua?
MS: Ormai è fondamentale, non è più possibile prescindere. Se le ortensie le metti sempre più all'ombra il prato non puoi evitare di irrigarlo, se lo vuoi verde anche in estate. Rappresenta un dilemma etico, tanto quanto l'utilizzo di arredi o pavimenti costruiti con legno esotico, non sapendo da dove arriva.

ML: Qual è la zona d'Italia dove preferisce lavorare?
MS: Ma insomma…dalle Alpi al Mediterraneo! Abbiamo la fortuna di abitare un Paese lungo, con climi, piante, architetture e materiali talmente diversi tra loro che non si può escludere nulla. E poi abbiamo l'opportunità di conoscere persone squisite, di entrare nelle loro case e apprezzare la loro ospitalità, e le tradizioni e la cucina locali; questo è un altro piacevole aspetto del nostro lavoro che non era stato preventivato.

ML: Di quali progetti di particolare interesse si sta occupando attualmente? MS: Sto sviluppando la progettazione dei giardini pensili del nuovo Polo Chirurgico e delle Urgenze dell'Ospedale San Raffaele, progettato dallo studio Mario Cucinella Architects. Duemila mq su soletta, e una architettura di grande qualità che li sovrasta. Un tema che affronto con grande entusiasmo. Siamo in fase di studio, il progetto definitivo sarà consegnato a breve. E sto seguendo la riqualificazione di un parco paesaggistico del primo ‘900, di 25 ha, sul Lago d'Orta, di proprietà della Unicredit Leasing spa.


In copertina: Parco Monte Oro - proprietà Unicredit

Io so che se l’odore fosse visibile, come lo è il colore, vedrei un giardino d’estate nelle nubi dell’arcobaleno.

- Robert Bridges -

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