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15 Maggio 2020
Grandi giardini
Pare di questi tempi che l'immagine di giardino storico sia più che mai accompagnata dell'eco più e più volte ripetuto dalle parole: immaginare, adattarsi, resistere, raccontare. Parole che si ripetono in coerenza con questi nostri giorni e che l'apertura di tanti Grandi Giardini Italiani dà l'opportunità di percepirne la vitalità custodita nella storia che i giardini sanno raccontare.
Sono oltre cinquanta i giardini che dal Piemonte alla Sicilia riapriranno i cancelli al tempo del coronavirus. E, dopo mesi di silenzi forzati, alla vista del giardino riaperto vien più che mai da chiedere: ''E adesso cosa mi racconti''?Quasi tutti saranno d'accordo nel ricordare come la bellezza sia stata la principale ispiratrice delle loro origini. Un concetto usato come strumento per celebrare sia il prestigio che la fortuna o le passioni del proprietario di quelle terre. Quanti i giardini intorno alle ville di delizia, sfarzosi luoghi di svago, affacciate a paesaggi fatati come i laghi lombardi o il mare ligure. Ne ricordiamo qui alcuni come il parco di ''Villa Pallavicino'' a Stresa o ''Villa Olmo'' a Como o gli stupefacenti giardini all'inglese di ''Villa Melzi d'Eril'' a Bellagio. O ''Villa Durazzo'' a Santa Margherita Ligure e la quasi omonima ''Villa Durazzo Pallavicini'' a Genova il cui parco ottocentesco è stato immaginato come una gran scena di teatro dove si rappresentavano le espressioni del gusto romantico portato a suscitare emozioni. Ma la pratica della bellezza ricorda anche il legame tra aristocrazia e agricoltura. Quanti giardini sono cresciuti attorno a ville di campagna costruite nell'ambito della rinnovata coltura della terra e modificate nel tempo dal susseguirsi delle mode o delle tendenze. Molti gli esempi veneti e lombardi di cui, ad esempio, raccontare le molte vicissitudini e ammirare le meraviglie come di ''Palazzo Arese Borromeo'' di Cesano Maderno e ''Villa Cusani Tittoni Traversi di Desio'' che va avvicinata come fosse la trama di un film. Metà 1600 meta di villeggiatura. Metà ‘700 ingrandita con maggiore fasto dal grande Piermarini, attivo in tanto neoclassicismo lombardo, e trasformata poi da Ferdinando Cusani nella seconda metà del ‘700, collezionista di antichità e in particolare di antiche lapidi, passione allora condivisa da altri proprietari di giardini come ad esempio Agostino Giusti a Verona. Ora, dopo diverse successioni ereditarie e come molti altri giardini, vittime di inevitabili o violente vicende della storia è proprietà del Comune di Desio ed è curato dall'Associazione Regis. Ma tanti altri sono i giardini che hanno dato ai loro “genitori” la forza, il talento, la fortuna di poter resistere. Giardini accuditi dai figli, dei figli, dei figli di chi li ha desiderati. Tra quelli valorizzati da ''Grandi Giardini Italiani'' guardiamo al ''Giardino Giusti'' di Verona, il ''Castello Ruspoli di Vignanello'' grande esempio di formale giardino all'italiana, voluto da Ottavia Orsini figlia di quel genio di Vicino Orsini che a metà del ‘500 coinvolse Pirro Ligorio, nella creazione di uno dei più geniali giardini del mondo: il cosiddetto ''Sacro Bosco di Bomarzo'', ovvero il giardino della mente o meglio della sua mente. Un giardino senza codici condivisi. Un giardino che sa dar forma ai sogni, anche quando questi si avvicinano agli incubi. Un giardino che porta la fantasia ad andar verso Parma, verso Fontanellato. Perché lì, pochi anni fa, è stato immaginato e creato dal niente un altro giardino della mente: il ''Labirinto della Masone'' figura dalla mente di Franco Maria Ricci. Vai lì e parli, comunque, sempre con lui.
Tanti altri giardini portano ad una tranquilla meravigliata serenità come il ''Giardino Monumentale di Valsanzibio'' di fattura seicentesca. Si svolge intorno a un percorso simbolico segnato dall'acqua, da statue, da tante piante e da un labirinto che lì, pare avere un solo valore grafico. Pare un album di appunti della storia il sereno, friulano, ''Castello delle Rose di Cordovado'' la cui prima costruzione si appoggiava ad un castro romano. Oggi si va in quel giardino, tanto ben accudito, per passare gli occhi sul labirinto di rose e posarli su raffinate opere di land art.
Altre occasioni di incontri sul sito di ''Grandi Giardini Italiani''.
A cura di ©Francesca Marzotto Caotorta
Sono oltre cinquanta i giardini che dal Piemonte alla Sicilia riapriranno i cancelli al tempo del coronavirus. E, dopo mesi di silenzi forzati, alla vista del giardino riaperto vien più che mai da chiedere: ''E adesso cosa mi racconti''?Quasi tutti saranno d'accordo nel ricordare come la bellezza sia stata la principale ispiratrice delle loro origini. Un concetto usato come strumento per celebrare sia il prestigio che la fortuna o le passioni del proprietario di quelle terre. Quanti i giardini intorno alle ville di delizia, sfarzosi luoghi di svago, affacciate a paesaggi fatati come i laghi lombardi o il mare ligure. Ne ricordiamo qui alcuni come il parco di ''Villa Pallavicino'' a Stresa o ''Villa Olmo'' a Como o gli stupefacenti giardini all'inglese di ''Villa Melzi d'Eril'' a Bellagio. O ''Villa Durazzo'' a Santa Margherita Ligure e la quasi omonima ''Villa Durazzo Pallavicini'' a Genova il cui parco ottocentesco è stato immaginato come una gran scena di teatro dove si rappresentavano le espressioni del gusto romantico portato a suscitare emozioni. Ma la pratica della bellezza ricorda anche il legame tra aristocrazia e agricoltura. Quanti giardini sono cresciuti attorno a ville di campagna costruite nell'ambito della rinnovata coltura della terra e modificate nel tempo dal susseguirsi delle mode o delle tendenze. Molti gli esempi veneti e lombardi di cui, ad esempio, raccontare le molte vicissitudini e ammirare le meraviglie come di ''Palazzo Arese Borromeo'' di Cesano Maderno e ''Villa Cusani Tittoni Traversi di Desio'' che va avvicinata come fosse la trama di un film. Metà 1600 meta di villeggiatura. Metà ‘700 ingrandita con maggiore fasto dal grande Piermarini, attivo in tanto neoclassicismo lombardo, e trasformata poi da Ferdinando Cusani nella seconda metà del ‘700, collezionista di antichità e in particolare di antiche lapidi, passione allora condivisa da altri proprietari di giardini come ad esempio Agostino Giusti a Verona. Ora, dopo diverse successioni ereditarie e come molti altri giardini, vittime di inevitabili o violente vicende della storia è proprietà del Comune di Desio ed è curato dall'Associazione Regis. Ma tanti altri sono i giardini che hanno dato ai loro “genitori” la forza, il talento, la fortuna di poter resistere. Giardini accuditi dai figli, dei figli, dei figli di chi li ha desiderati. Tra quelli valorizzati da ''Grandi Giardini Italiani'' guardiamo al ''Giardino Giusti'' di Verona, il ''Castello Ruspoli di Vignanello'' grande esempio di formale giardino all'italiana, voluto da Ottavia Orsini figlia di quel genio di Vicino Orsini che a metà del ‘500 coinvolse Pirro Ligorio, nella creazione di uno dei più geniali giardini del mondo: il cosiddetto ''Sacro Bosco di Bomarzo'', ovvero il giardino della mente o meglio della sua mente. Un giardino senza codici condivisi. Un giardino che sa dar forma ai sogni, anche quando questi si avvicinano agli incubi. Un giardino che porta la fantasia ad andar verso Parma, verso Fontanellato. Perché lì, pochi anni fa, è stato immaginato e creato dal niente un altro giardino della mente: il ''Labirinto della Masone'' figura dalla mente di Franco Maria Ricci. Vai lì e parli, comunque, sempre con lui.
Tanti altri giardini portano ad una tranquilla meravigliata serenità come il ''Giardino Monumentale di Valsanzibio'' di fattura seicentesca. Si svolge intorno a un percorso simbolico segnato dall'acqua, da statue, da tante piante e da un labirinto che lì, pare avere un solo valore grafico. Pare un album di appunti della storia il sereno, friulano, ''Castello delle Rose di Cordovado'' la cui prima costruzione si appoggiava ad un castro romano. Oggi si va in quel giardino, tanto ben accudito, per passare gli occhi sul labirinto di rose e posarli su raffinate opere di land art.
Altre occasioni di incontri sul sito di ''Grandi Giardini Italiani''.
A cura di ©Francesca Marzotto Caotorta
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I giardini sono una delle forme dei sogni, come le poesie, la musica e l’algebra.- Hector Bianciotti - |
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