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14 Luglio 2017
In viaggio tra le meraviglie del Trentino Alto Adige – 2° parte
Lasciato alle spalle il territorio montuoso dell'Alto Adige, il mio viaggio prosegue a sud in direzione Ronzone (TN) alla scoperta del Giardino della Rosa, a circa un'ora da Merano.
Il ''Giardino della Rosa'' di Ronzone, adagiato nell'Alta Val di Non a circa mille metri di altezza, è una vera e propria rarità che trascina il visitatore in un sogno tra centinaia di varietà e migliaia di rose che affascinano per la loro storia, i loro profumi e la loro eleganza. Uno spettacolo unico dove la natura si sposa con l'ambiente e il paesaggio agrario primitivo, uno scenario meraviglioso, un anfiteatro naturale circondato da prati verdi, boschi di conifere e catene montuose.
Con le sue cinquecento varietà, per complessive 2500 piante di rosa e più di 10.000 erbacee perenni, ti sembrerà di fare il giro del mondo dei roseti esistenti in un giorno.
Il ''Giardino della Rosa'' nasce sei anni fa grazie alla lungimiranza del Sindaco di Ronzone, Stefano Endrizzi, e alla partecipazione del Servizio Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento che accolsero con entusiasmo l'idea e il progetto di Francesco Decembrini di trasformare un'area, che allora si presentava come vasto prato, in un roseto. In linea con la vocazione agricola della zona, dedita alla melicoltura, Decembrini pensò di dedicare alla rosacea per eccellenza, la Rosa, un suo giardino. Un giardino particolare che grazie al clima favorevole del luogo fiorisce, quando gli altri roseti sfioriscono, modulato in aiuole tematiche dove alle rose si affiancano le erbacee perenni nell'ottica di ampliare la stagione di apertura. A livello gestionale, come mi spiega il tecnico responsabile del giardino Fabrizio Fronza, adotta un modello a basso impatto ambientale, un protocollo simile a quello dell'agricoltura biodinamica, che rifugge l'utilizzo di prodotti chimici. Ma il Giardino della Rosa è anche un progetto sociale: ad occuparsi della cura di questo eden è il Servizio Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento che ha la peculiarità di lavorare, per interventi di riqualificazione del territorio, con ex disoccupati, inseriti in cooperative di lavoro. Una best practice che dovrebbe essere assunta a modello dalle altre regioni italiane. Un aiuto concreto per i disoccupati della Provincia che hanno una concreta opportunità lavorativa retribuita.
Lasciare andare un posto appena conosciuto, non è mai facile. Di questo in particolare porterò nel cuore i profumi e la splendida vista.
Percorrendo la strada statale in direzione Trento si arriva in poco più di un'ora a Levico Terme, famosa meta turistica termale per le sue acque arsenicali-ferruginose, uniche nel mondo per la loro alta concentrazione di sali di ferro e di arsenico. Immergersi in queste acque sarà possibile solo dopo un'accurata visita medica. Ma Levico non è solo una stazione termale. La vicinanza ai laghi di Levico e di Caldonazzo, la prossimità alle vette del Lagorai e agli altipiani, ne fanno una tra le destinazioni turistiche più interessanti in ogni stagione dell'anno. D'inverno, poi, gli impianti sciistici della Panarotta e dei vicini altipiani di Lavarone e Luserna sono a disposizione degli amanti della neve.
Levico deve molto della sua notorietà anche al suo parco storico, il più importante della Provincia di Trento: il ''Parco delle Terme di Levico'', la cui cura e manutenzione passa attraverso il Servizio Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento.
La storia del parco affonda le radici nell'ottocento con l'acquisizione nel 1898 da parte di Giulio Adriano Pollacseck di un arativo di dodici ettari allo scopo di creare un parco funzionale all'attività termale e all'adiacente Grand Hotel, il cui progetto fu affidato al giardiniere di Norimberga Georg Ziehl. Nasce così un grande giardino termale, dotato di una rete di passeggiate, in linea con i canoni del gusto della moda ottocentesca. Vengono piantumate diverse specie arboree provenienti per lo più dai vivai dell'area tedesca, Austria e Germania. Negli anni '60 il parco si arricchisce di abeti rossi, grazie alla donazione dei vivai forestali, che in poco tempo danno vita ad uno splendido bosco di cui si è persa traccia nel 2002 a causa di una tromba d'aria. L'incidente, però, ha permesso di ripensare le funzioni del parco e di armonizzarlo agli interessi attuali. Laddove c'era il bosco oggi c'è un anfiteatro, e rispetto al passato il parco si presenta con ampi cannocchiali sulle distese erbose e sulle aiuole fiorite che permettono di vivere gli spazi in modo più accogliente e creativo, frutto di un attento lavoro di riqualificazione paesaggistica e di una gestione tecnica attenta alla tutela dei valori naturali e ambientali. All'interno del parco sorge Villa Paradiso, elegante villino con elementi Liberty, un tempo residenza del giardiniere, oggi ospita mostre temporanee.
L'ultima tappa del viaggio mi ha portato in Valsugana, ad ''Arte Sella'', alla scoperta di un nuovo modo di pensare il rapporto tra natura e arte.
La visita ha inizio da Villa Strobele, appena ristrutturata, dove, nel 1986, un gruppo di amici residenti a Borgo Valsugana, cercando un modo per coniugare arte e natura, danno vita al progetto di Arte Sella. Dieci anni dopo prendeva forma il percorso ArteNatura: un itinerario gratuito che si snoda nel bosco sul versante meridionale del monte Armentera per circa 3km. Al percorso ArteNatura si è aggiunto, dal 1998, l'Area di Malga Costa, area un tempo dedicata all'alpeggio degli animali, oggi luogo espositivo e area concerto. A completare l'offerta, dall'autunno del 2016, è disponibile il percorso di visita a Villa Strobele. Tre itinerari caratterizzati da tendenze artistiche differenti dominati dalla grande architettura in Villa, dalle nuove tendenze lungo il percorso dentro al bosco e dai grandi artisti alla Malga, a cui corrisponde un diverso rapporto con la natura: nobile in Villa, naturalistico sul percorso e rurale alla Malga. ''Arte Sella'' è un percorso che mette al centro la natura, la quale è oggetto di un continuo intervento di manutenzione e messa in sicurezza, e che ha confermato negli anni la sua vocazione creativa tanto da attrarre artisti di fama mondiale, come Michelangelo Pistoletto, che hanno espresso la loro creatività realizzando opere per lo più con materiali naturali come le foglie, i rami d'albero, le pietre e la terra. L'opera finale è, dunque, in continuo mutamento, sottomessa alle condizioni atmosferiche e allo scorrere delle stagioni. Opere che volutamente qui nascono, si modificano e muoiono nell'abbraccio della natura.
Buon fine settimana,
Monica Lamberti
Il ''Giardino della Rosa'' di Ronzone, adagiato nell'Alta Val di Non a circa mille metri di altezza, è una vera e propria rarità che trascina il visitatore in un sogno tra centinaia di varietà e migliaia di rose che affascinano per la loro storia, i loro profumi e la loro eleganza. Uno spettacolo unico dove la natura si sposa con l'ambiente e il paesaggio agrario primitivo, uno scenario meraviglioso, un anfiteatro naturale circondato da prati verdi, boschi di conifere e catene montuose.
Con le sue cinquecento varietà, per complessive 2500 piante di rosa e più di 10.000 erbacee perenni, ti sembrerà di fare il giro del mondo dei roseti esistenti in un giorno.
Il ''Giardino della Rosa'' nasce sei anni fa grazie alla lungimiranza del Sindaco di Ronzone, Stefano Endrizzi, e alla partecipazione del Servizio Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento che accolsero con entusiasmo l'idea e il progetto di Francesco Decembrini di trasformare un'area, che allora si presentava come vasto prato, in un roseto. In linea con la vocazione agricola della zona, dedita alla melicoltura, Decembrini pensò di dedicare alla rosacea per eccellenza, la Rosa, un suo giardino. Un giardino particolare che grazie al clima favorevole del luogo fiorisce, quando gli altri roseti sfioriscono, modulato in aiuole tematiche dove alle rose si affiancano le erbacee perenni nell'ottica di ampliare la stagione di apertura. A livello gestionale, come mi spiega il tecnico responsabile del giardino Fabrizio Fronza, adotta un modello a basso impatto ambientale, un protocollo simile a quello dell'agricoltura biodinamica, che rifugge l'utilizzo di prodotti chimici. Ma il Giardino della Rosa è anche un progetto sociale: ad occuparsi della cura di questo eden è il Servizio Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento che ha la peculiarità di lavorare, per interventi di riqualificazione del territorio, con ex disoccupati, inseriti in cooperative di lavoro. Una best practice che dovrebbe essere assunta a modello dalle altre regioni italiane. Un aiuto concreto per i disoccupati della Provincia che hanno una concreta opportunità lavorativa retribuita.
Lasciare andare un posto appena conosciuto, non è mai facile. Di questo in particolare porterò nel cuore i profumi e la splendida vista.
Percorrendo la strada statale in direzione Trento si arriva in poco più di un'ora a Levico Terme, famosa meta turistica termale per le sue acque arsenicali-ferruginose, uniche nel mondo per la loro alta concentrazione di sali di ferro e di arsenico. Immergersi in queste acque sarà possibile solo dopo un'accurata visita medica. Ma Levico non è solo una stazione termale. La vicinanza ai laghi di Levico e di Caldonazzo, la prossimità alle vette del Lagorai e agli altipiani, ne fanno una tra le destinazioni turistiche più interessanti in ogni stagione dell'anno. D'inverno, poi, gli impianti sciistici della Panarotta e dei vicini altipiani di Lavarone e Luserna sono a disposizione degli amanti della neve.
Levico deve molto della sua notorietà anche al suo parco storico, il più importante della Provincia di Trento: il ''Parco delle Terme di Levico'', la cui cura e manutenzione passa attraverso il Servizio Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento.
La storia del parco affonda le radici nell'ottocento con l'acquisizione nel 1898 da parte di Giulio Adriano Pollacseck di un arativo di dodici ettari allo scopo di creare un parco funzionale all'attività termale e all'adiacente Grand Hotel, il cui progetto fu affidato al giardiniere di Norimberga Georg Ziehl. Nasce così un grande giardino termale, dotato di una rete di passeggiate, in linea con i canoni del gusto della moda ottocentesca. Vengono piantumate diverse specie arboree provenienti per lo più dai vivai dell'area tedesca, Austria e Germania. Negli anni '60 il parco si arricchisce di abeti rossi, grazie alla donazione dei vivai forestali, che in poco tempo danno vita ad uno splendido bosco di cui si è persa traccia nel 2002 a causa di una tromba d'aria. L'incidente, però, ha permesso di ripensare le funzioni del parco e di armonizzarlo agli interessi attuali. Laddove c'era il bosco oggi c'è un anfiteatro, e rispetto al passato il parco si presenta con ampi cannocchiali sulle distese erbose e sulle aiuole fiorite che permettono di vivere gli spazi in modo più accogliente e creativo, frutto di un attento lavoro di riqualificazione paesaggistica e di una gestione tecnica attenta alla tutela dei valori naturali e ambientali. All'interno del parco sorge Villa Paradiso, elegante villino con elementi Liberty, un tempo residenza del giardiniere, oggi ospita mostre temporanee.
L'ultima tappa del viaggio mi ha portato in Valsugana, ad ''Arte Sella'', alla scoperta di un nuovo modo di pensare il rapporto tra natura e arte.
La visita ha inizio da Villa Strobele, appena ristrutturata, dove, nel 1986, un gruppo di amici residenti a Borgo Valsugana, cercando un modo per coniugare arte e natura, danno vita al progetto di Arte Sella. Dieci anni dopo prendeva forma il percorso ArteNatura: un itinerario gratuito che si snoda nel bosco sul versante meridionale del monte Armentera per circa 3km. Al percorso ArteNatura si è aggiunto, dal 1998, l'Area di Malga Costa, area un tempo dedicata all'alpeggio degli animali, oggi luogo espositivo e area concerto. A completare l'offerta, dall'autunno del 2016, è disponibile il percorso di visita a Villa Strobele. Tre itinerari caratterizzati da tendenze artistiche differenti dominati dalla grande architettura in Villa, dalle nuove tendenze lungo il percorso dentro al bosco e dai grandi artisti alla Malga, a cui corrisponde un diverso rapporto con la natura: nobile in Villa, naturalistico sul percorso e rurale alla Malga. ''Arte Sella'' è un percorso che mette al centro la natura, la quale è oggetto di un continuo intervento di manutenzione e messa in sicurezza, e che ha confermato negli anni la sua vocazione creativa tanto da attrarre artisti di fama mondiale, come Michelangelo Pistoletto, che hanno espresso la loro creatività realizzando opere per lo più con materiali naturali come le foglie, i rami d'albero, le pietre e la terra. L'opera finale è, dunque, in continuo mutamento, sottomessa alle condizioni atmosferiche e allo scorrere delle stagioni. Opere che volutamente qui nascono, si modificano e muoiono nell'abbraccio della natura.
Buon fine settimana,
Monica Lamberti
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Un buon viaggiatore non ha piani fissi e non ha intenzione di arrivare- Lao Tzu - |
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