Come arrivare
In auto
Da Milano/Roma: Autostrada A1 Uscita Orte proseguire per Vasanello e poi Vignanello.
Da Roma: Cassia Bis uscita Civita Castellana proseguire su Cassia Cimina indicazioni per Caprarola-Fabbrica di Roma-Vignanello.
In treno
Da Roma Termini tutti i treni per Firenze, Ancona, Terni e Viterbo oppure da Piazzale Flaminio Linea Roma Nord treno per Civita Castellana- Viterbo, fermata Vignanello.
In aereo
Distanza dall'Aeroporto Internazionale di Roma Leonardo Da Vinci: 120 km
Cenni storici
Nel Viterbese, che vanta la più alta concentrazione mondiale di giardini storici, il giardino all'italiana ha raggiunto la sua massima espressione e Vignanello rappresenta l'esempio forse più elegante, più sofisticato e più celebrato in tutto il mondo.
La proprietà si è formata attorno ad una rocca dei frati benedettini costruita nell'anno 853, quando questo territorio apparteneva allo Stato Pontificio. La prima feudataria fu Beatrice Farnese nel 1531. Cinque anni dopo, alla sua morte, papa Paolo III Farnese confermò la discendenza alla figlia Ortensia, sposata a Sforza Marescotti. La costruzione subì una trasformazione secondo gli schemi architettonici ghibellini, su disegno del Sangallo. Il castello così come lo si vede oggi fu voluto nel 1610 dalla moglie di Marc'Antonio Marescotti, Ottavia Orsini, figlia del creatore del suggestivo giardino di Bomarzo, che ha lasciato traccia indelebile del suo amore per questo luogo: le proprie iniziali e quelle dei suoi due figli Sforza e Galeazzo, permettendo così la certa datazione della nascita del giardino. Nel 1704 il castello prese il nome Ruspoli, con l'obbligo di tramandare il nome e oggi è ancora residenza estiva dei discendenti della stessa famiglia.
Il giardino annesso ospita uno dei più acclamati parterre del Seicento; il grande spazio pianeggiante e rettangolare è attraversato in lunghezza e larghezza da quattro viali, che definiscono dodici parterre di bosso allineati e squadrati che racchiudono al centro una grande vasca recinta da quattro arcate di balaustre. Queste “sculture vegetali”, in origine di salvia e rosmarino, conferiscono al luogo la nitidezza di un disegno geometrico astratto. Nonostante i cambiamenti di stile, soprattutto a fine Settecento con la moda delle broderies francesi, il giardino si è mantenuto miracolosamente intatto.
Sofia Varoli Piazza
Architetto del paesaggio.
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