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Italy

© La Scarzuola

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Umbria

La Scarzuola

Montegabbione, Terni

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Il Convento francescano della Scarzuola fu fondato da San Francesco d'Assisi nel 1218, il quale vi piantò un cespuglio di lauro e uno di rose facendo scaturire una fonte d'acqua. Deve il suo nome ad una pianta palustre, la Scarza, che il Santo utilizzò per costruirsi una capanna. L'abside della chiesa “Sancte Marie loci fratrum minorum de Scarciola” custodisce un affresco della prima metà del XIII secolo che ritrae San Francesco in levitazione.
La Scarzuola è la visione surreale, onirica e inafferrabile di Tomaso Buzzi. Nel 1956 il complesso conventuale francescano venne da lui acquistato e restaurato. Tra il 1958 e il 1978 egli progettò ed edificò a fianco del convento la sua Città Ideale, concepita quale “macchina teatrale”. La città di Buzzi, che comprende un insieme di 7 teatri, ha il suo culmine nell'Acropoli: una montagna di edifici costituiti da una numerosa serie di archetipi che, vuoti all'interno e dotati di tanti scomparti rivelano molteplici prospettive. Ispirato all'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (1499, Aldo Manunzio editore), lo stile che meglio interpreta la sua licenza è il Neomanierismo, che egli identifica nell'uso di scale in tutte le direzioni, volute sproporzioni di alcune parti, presenza di mostri e affastellamento di edifici o monumenti, creando un insieme caratterizzato da una natura surreale, labirintica, evocativa, geometrica, astronomica e magica.
La Scarzuola è un percorso simbolico e alchemico che si dispiega all'anima aperta, rivelando metafore di tutte le vite e una relazione di tipo iniziatico viene a stabilirsi tra il convento (città sacra) e le fabbriche del teatro (città profana), sovraccariche di simboli e segreti, di riferimenti e di citazioni.

Tomaso Buzzi

Tomaso Buzzi (1900-1981), personaggio di grande cultura umanistica e letteraria, si distinse come uno dei principali designer del novecento italiano, architetto di giardini, restauratore e inventore, oltre che arredatore di importanti palazzi nobiliari. Fu professore per la cattedra di Disegno dal vero e arredamento al Politecnico di Milano, che divideva con Gio Ponti. Ebbe relazioni molto strette con il gruppo del Novecento Milanese (Muzio, Cabiati, De Finetti) ed iniziò ben presto con Gio Ponti una collaborazione lunga e fruttuosa, che si estese dall'architettura, all'urbanistica, al design, alla partecipazione con articoli ed interventi alle pagine di “Domus”, la prestigiosa rivista fondata nel 1928 dallo stesso Ponti. Buzzi fu uno dei protagonisti degli avvenimenti artistici più importanti di quegli anni (come membro fondatore del Club degli Urbanisti partecipò ad esempio al famoso concorso per la sistemazione urbanistica di Milano con il progetto Forma urbis Mediolani); ebbe ruoli organizzativi di spicco in manifestazioni nazionali ed internazionali sulle arti applicate (Triennale di Milano, padiglioni dell'Enapi, Mostra Internazionale di Amsterdam, Mostra Nazionale dello Sport ecc.); tra i fondatori del Labirinto, ricoprì la carica di direttore artistico per la Venini di Venezia, collaborando attivamente con Paolo Venini, Pietro Chiesa, Giulio Rosso ed i principali artisti nel campo del vetro. La arti applicate costituiscono uno dei terreni privilegiati in cui si concretizza la fantasia creativa di Buzzi, che si occupò della progettazione di mobili, di ceramiche, di pizzi e merletti, lampade orologi ed ogni tipo di oggetti d'arredo. Disegnatore instancabile e grande conoscitore e collezionista di opere d'arte, egli seppe sempre accompagnare a questa veste colta una particolare attenzione al mondo. Nel 1956 decise di ritirarsi a vivere nel convento della Scarzuola. In quel luogo onirico, fuori dal tempo e dallo spazio, il personaggio con la cravatta calerà la maschera per far posto all'uomo nudo e puro, restituendo all'essenza la libertà del bambino e innalzando ad opera la follia del genio. Un punto corona segna il suo approccio, una sospensione eterna di incompiutezza, che non punta al finito ma all'infinito. Morirà nel 1981 lasciando incompiuta l'opera.

Come arrivare

Per raggiungere la Scarzuola la strada ufficiale è in direzione Fabro Scalo, Montegabbione, Montegiove. Percorrere un chilometro di strada, poi seguire il bivio con indicazioni per La Scarzuola e percorrere altri due chilometri di strada sterrata.

I pullman di 10 mt possono arrivare fino al portone di ingresso, mentre quelli più grandi dovranno essere lasciati sulla strada provinciale e sarà necessario proseguire con una navetta.
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