Grandi Giardini Italiani Srl

c/o Villa Erba
Largo Luchino Visconti, 4
22012 Cernobbio (COMO)
Italy

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11 Dicembre 2017

Non ti scordar di me

Franco Maria Ricci

Franco Maria Ricci, raro caso in Italia di intellettuale-imprenditore, è morto il 10 settembre nel Labirinto della Masone, il luogo dove aveva radunato gli affetti e la sua collezione d'arte. I fili conduttori del lavoro di Franco Maria furono la passione per l'arte, la riscoperta di Giambattista Bodoni, la predilezione per il colore nero. Si è espresso come grafico, designer, stampatore ed editore. La sua casa era l'editrice FMR, acronimo che diventò un brand riconosciuto in tutto il mondo per l' eleganza e la raffinatezza. Alla base del suo successo c'era la cura nella ricerca e l'infallibile buon gusto, che si sono rispecchiati nel magazine, nella casa editrice e poi nel progetto onirico del più grande labirinto al mondo. Costruì quest'ultimo a Fontanellato, podere appartenuto ai suoi genitori. I giganteschi bambù sono come adagiati sulla pianura di Parma. Al centro del labirinto ha raccolto la sua collezione di opere d'arte e ha posto la biblioteca, dove ha sede la casa editrice. Franco Maria era un editore puro, come pochi sono rimasti, amava la lettura, la pittura e non faceva prodotti in cui non credeva. Invitava intellettuali da tutto il mondo, amava le buone conversazioni, era una fabbrica di idee. Lui e la moglie Laura - non ho mai visto l'uno senza l'altra - hanno formato un prezioso sodalizio affettivo e lavorativo, un formidabile team. Mi ricordo alcune edizioni 'sponsorizzate' da grandi aziende italiane, che hanno portato il termine strenne natalizie ai livelli più alti. L'idea dei libri come prodotti di lusso fu uno dei suoi grandi contributi all'editoria negli anni '80 e '90. Grazie alla rivista FMR riuscì peraltro a raggiungere un pubblico molto esteso, sfatando il luogo comune sull'arte per pochi. Mi piacevano la sua indipendenza, la sua inesauribile curiosità e l'energia quasi fanciullesca, che poi avrebbe messo anche nel creare il labirinto, simbolo di tutta una vita. Il labirinto come percorso ludico, come espressione dei meandri della vita dove possiamo smarrirci, soli con i nostri pensieri, e ritrovarci, come in un pellegrinaggio verso una meta, diversa per ciascuno di noi. Laura mi aveva invitata a visitare il Labirinto della Masone quando era ancora solo un cantiere. Vederlo realizzato, e gestito dall'adorato nipote, Edoardo Pepino, mi riempie di gioia, sono onoratissima che faccia parte di Grandi Giardini Italiani. Il Labirinto della Masone ha aggiunto un altro tassello alla storia dell'arte dei giardini, confermando una tradizione lunga 500 anni, una forma d'arte capace di rinnovarsi, di scoprire nuovi modi di dialogare con la natura.

Judith Wade

Giulia Maria Crespi

Mi piace ricordare Giulia Maria Crespi come il più luminoso esempio della borghesia '' illuminata'' del dopoguerra. Nata in una famiglia di industriali lombardi proprietaria del Corriere della Sera, Lei ha messo generosamente al servizio dell'Italia il suo denaro, la sua reputazione e una formidabile tenacia dando un nuovo accezione al termine ''noblesse oblige''. Lei diceva che ''chi ha avuto tanto doveva dare tanto. Il suo ''tanto'' è stato il FAI-Fondo Ambiente Italiano. La sua visione di scendere in campo per salvare i beni culturali e paesaggistici era indissolubilmente legata alla sua capacità di agire, di coinvolgere un'Italia spesso distratta e pigra. Ha mobilitato i media e i politici, non mollava mai: ecco da qui il suo soprannome ''la zarina''. Ma quello per il quale spero Lei sarà più ricordata è l'aver creato il FAI un progetto inclusivo dove chiunque fosse interessata ai temi dell'ambiente e la cura dell'arte poteva essere coinvolta. Ha creato il precedente per cui i beni culturali non sono più di esclusiva pertinenza dello Stato, delle Regioni, degli Istituti e le Accademie, il Fai ti dà l'occasione di scendere in campo, ognuno a proprio modo.

Rileggendo la sua autobiografia, Il mio filo rosso edita da Einaudi, sento il profumo della macchia mediterranea della sua amata Sardegna e della campagna della Zelata, sento risuonare le battaglie da lei combattute per proteggere l'ambiente e penso che la sua sia stata una vita ricca ben spesa e a beneficio di tutti gli italiani. Mi auguro solo che andandosene a 97 anni non si sia portata dietro lo stampo, in quanto adesso come non mai sono indispensabili persone capaci come Lei. La dedica del suo libro ''A tutti coloro che lavorano per un mondo migliore, spargendo semi che in futuro germineranno'' è un augurio per noi tutti, che abbiamo conosciuto Lei e il valore del suo lavoro, di esserne degni eredi morali.


Judith Wade

Buon viaggio Francesco

Il 4 maggio 2020 ci ha lasciati Francesco Decembrini, agronomo paesaggista e vivace animatore del Giardino della Rosa di Ronzone.

Uomo di grande esperienza e di incredibile empatia, Francesco è stato molto attivo nel mondo del verde pubblico, dapprima come Dirigente del servizio verde di Merano, dove aveva ideato MeranFlora, e importanti convegni internazionali sulle alberature urbane con i maggiori esperti mondiali e mondiale e coinvolgendo i presenti in un rivoluzionario processo di revisione e miglioramento delle tecniche arboricolturali. Francesco fu uno dei promotori de I Giardini di Castel Trauttmansdorff.
Da persona di animo artistico e creativo aveva collaborato con Euroflora , Ortinparco e Floranaunia, realizzando un progetto ammesso e premiato alla prestigiosa Chelsea Flower show di Londra assieme all'amico Daniele Zanzi.

Da ecologista pragmatico credeva nella tutela attiva della natura e anche al ''suo'' Giardino della Rosa di Ronzone aveva dato un'impronta ecologica, creando un prezioso tassello per lo sviluppo turistico a basso impatto dell'Alta Anaunia in un mondo dominato dalla monocoltura di melo, forse non da tutti pienamente compreso, divenuto però uno dei più importati roseti d'Italia. Da alcuni anni il giardino della Rosa, con una ricca collezione di specie e varietà di rose abbinate a erbacee perenni, fa parte della rete Grandi Giardini Italiani.

Fabrizio Fronza

Ciao Emilio

Ricordo qui un amico di Grandi Giardini Italiani e un esperto conoscitore del verde: Emilio Trabella.
Botanico di fama internazionale, formatosi alla Scuola di Minoprio, si è distinto nel ripristino ambientale e nella tutela del territorio. Da 30 anni ricopriva il ruolo di Presidente della Società Ortofloricola Comense, vero e proprio punto di riferimento comasco per chi è appassionato di fiori e piante.

Una persona eccezionale che ha dedicato la sua vita al verde e a rendere il nostro mondo ancora più bello. A lui si devono, tra le altre cose, i recuperi di parchi storici come quello di Villa Oleandra a Laglio, Villa Gallia a Como, lo studio per il recupero delle essenze arboree a Villa Borromeo Visconti Litta a Lainate ma anche del giardino storico della tenuta La Baronia a Sinagra in Sicilia, proprietà dell'ambasciatore italiano negli USA.

Emilio Trabella è stato una delle prime persone che ho conosciuto quando Grandi Giardini Italiani ha stabilito la sua sede in Como. Ci vedevamo spesso per parlare di giardini, di progetti e ancor di più mi chiamava quando era in viaggio in Italia e all'estero. La sua voce era sempre entusiasta, mi descriveva il giardino dove lavorava, ma anche il paesaggio, e mi confidava le sue impressioni sui proprietari. Emilio era generoso con le sue idee, il suo tempo e con il suo fisico, spendendosi fino all'ultimo per il suo lavoro. Mi mancherà il suo buonumore, la sua curiosità e la sua competenza. Lui sentiva come un obbligo morale passare le sue conoscenze ai giovani. Era l'ultimo in ordine di tempo e più illustre di una grande tradizione di giardinieri del Lago di Como.

Judith Wade

Ciao Elena

La vita, appena conclusa serenamente tra i suoi figli ad Oleggio, di Elena Balsari Berrone coincide con lo sviluppo del pensiero attorno al paesaggio in Italia dal dopo guerra fino ad oggi.
Da protagonista, e spesso come socio fondatore, come nel caso del AIAPP, ha contribuito a creare una nuova consapevolezza sulle responsabilità degli architetti nel rapporto con il paesaggio, con l'ambiente e con l'eco sostenibilità.
Laureata in architettura al Politecnico nel 1945, nel suo studio a Milano passeranno committenze del calibro di Olivetti, Pirelli, Zambeletti, Kartell, Gavaert, IBM e Shering. Aveva la capacità e l'occasione di intervenire sul paesaggio disegnando giardini e parchi mettendo in pratica i suoi valori oltre che il suo talento.
E impressionante il lungo elenco dei suoi interventi quanto la versatilità dei lavori svolti. Spazia da progetti per casa degli anziani, per disabili, ospedali e giardini pubblici a quelli per le aziende multinazionali. Lavora, affiancata dall' adorata figlia Chiara, per clienti privati in Italia e all'estero con il suo tocco di inconfondibile eleganza, mai sopra le righe.
Ha partecipato all'edizione del 2003 del Premio Martini e Rossi per gli architetti del paesaggio organizzata da Grandi Giardini Italiani a Villa Cicogna Mozzoni proprio per far conoscere al grande pubblico la professione dell'architetto del paesaggio. Ha elaborato assieme con la figlia anche una mostra intitolata Villa Arconati come a Versailles per lo stesso evento un anno dopo.

Il suo testamento professionale si può trovare nel bellissimo volume 50 anni di architettura del paesaggio, Editore Archideos 2008. La sua eredità sono i suoi lavori sparsi per l'Italia, case histories per chi verrà dopo e che non possono essere dimenticati da architetti che avranno la suo stessa deontologia professionale, la sua visione d'insieme.

Il mio ricordo personale risale proprio a Villa Cicogna Mozzoni dove all'imbrunire, appena finito l'allestimento, vedo madre e figlia passeggiare per il parco con Jacopo Cicogna Mozzoni, tutti un po' affaticati, in gentil discussione sulle cose che contavano per un architetto e per un proprietario. Momenti rari ed importanti, irripetibili.

Le mie condoglianze unite a quelle dei proprietari dei Grandi Giardini Italiani vanno ai suoi figli. Siamo tutti grati e riconoscenti per l'impegno di una donna straordinaria, di uno dei primi architetti del paesaggio che l'Italia ha avuto,un role model per chi verrà dopo di lei.

Judith Wade

Ciao Bona...

Agli inizi di novembre 2017 ci ha lasciati Bona Zanuso, creatrice del marchio Ville Grand Tour.

Nata in una grande famiglia di imprenditori, ha lavorato per diversi anni nel settore alberghiero della famiglia Marzotto, sviluppando una conoscenza del settore turistico che le è servito per amministrare Villa Trissino Marzotto e fondare il network Ville Grand Tour, dedicato alla promozione delle Ville Venete.

Bona Zanuso era una persona molto generosa, positiva e professionale. Ha sostenuto dagli inizi Grandi Giardini Italiani convidendo il valore di fare network.

Ha lottato con coraggio per diversi anni contro il male che poi l'ha portata via, lasciando un addolorato figlio adolescente al quale va un nostro affettuoso abbraccio.

Ciao Anna Maria....

Nel tempo che è dato ad ognuno di vivere, la giornalista di giardinaggio Anna Maria Botticelli non è stata fortunata. Se n'è andata ancor giovane in pochi mesi senza darci modo di capire come avremmo potuto fare per trattenere con noi più a lungo una brava professionista e un'amica.

Anna Maria era genovese, biologa di formazione e per molti anni nella sua città aveva lavorato nel settore, per poi cedere ad una grande passione per le orchidee, impiantando una serra di coltivazione professionale. Con la nascita dei mensili di giardinaggio, nella seconda metà degli anni Ottanta, le sue competenze di orchidologa e un'altra passione, quella per la scrittura di divulgazione, l'avevano trasformata in giornalista di giardinaggio. Molti mensili e settimanali non solo di settore hanno ospitato i suoi articoli, anche sotto pseudonimo. Si era trasferita a Brescia con il marito Ernesto e poi a Milano.

Anna Maria Botticelli aveva il gusto della battuta e dei calembours, coltivava molti interessi e mille curiosità; sul lavoro non scherzava, era puntigliosa, precisa, scientificamente sempre corretta e nei rapporti formali educata ed elegante. Resteranno, oltre al ricordo e all'opera di divulgazione che ha svolto per quasi un trentennio, alcuni suoi libri, tra gli ultimi due volumi di grande formato, “Orchidee” e, lo scorso anno, “Bonsai” entrambi con le fotografie di Fabio Petroni e, uscito postumo, “Il giardino del Negombo a Ischia” nella collana Garden Book per Grandi Giardini Italiani.

Nelle parole di entusiasmo per questo luogo d'incanto, dove mare e fiori si fondono come nella sua storia personale, c'è la testimonianza dell'amore per i giardini e per le piante di un'amica che ci mancherà.

Mimma Pallavicini

Ciao Olivier...

Un vecchio detto cinese ripreso da tanti addetti ai lavori recita che in giardino non si è mai soli. Per alcuni anni ci ha pensato una persona pulita, un uomo sorridente, curioso di entrare nel nostro mondo dei fiori e delle piante con l'umiltà dell'apprendista consapevole della responsabilità di dover tracciare una nuova guida informativa per i tanti che aspettavano di sentir raccontare di giardini e di natura.

Negli ultimi decenni il nostro mondo fatto di giardini e giardinieri si è notevolmente evoluto passando dalle siepi di Ligustro chinesis e di Cupressus arizonica alle siepi miste composte con le specie più ricercate, l'educazione delle alberature con forme perfette e l'inserimento nel paesaggio di veri e propri generi innovativi. Il giardino sempre più giardino, antologie di fioriture, tessiture di colori accostati con sapienza dalle sembianze di un racconto cinematografico. Ed è proprio dal mondo del cinema che nei primi anni 2000 si stacca Gerad Olivier, giovane regista cinematografico in parte deluso da quel mondo fatto di luci ma anche di ombre decidendo di liberare la sua passione per il giardino, offrendo la sua esperienza di regista per raccontare le piante ad un pubblico televisivo rimasto fino a quegli anni senza poter godere della visione e della bellezza dei tanti giardini che il nostro paese racchiude quasi in uno scrigno. Giorgio Gori nel 2001 ha appena fondato La Magnolia una casa di produzione televisiva ed è proprio da lui che parte l'avventura di Olivier. Il primo format televisivo che racconta i giardini viene proposto alla 7 e il produttore convince Olivier non solo a curane la regia ma a condurlo direttamente. In poco tempo il sorriso di Olivier, la sua garbata gentilezza ed il suo accento francese catturano l'interesse del pubblico televisivo, entra nelle loro case e ne fanno subito il loro portavoce.

Grandi Giardini Italiani offre immediatamente la disponibilità a raccontare il suo patrimonio di giardini privati, una collaborazione che Olivier gestirà con la signorilità e la simpatia che ormai si sta guadagnando puntata dopo puntata. Nel 2005 passa al canale Leonardo con la rubrica Guida al Verde ed è proprio in una di quelle puntate che io ed Olivier ci incontrammo. Avevo da poco concluso la mia esperienza su Rai 3 e colsi al volo la sua offerta di collaborazione televisiva. Mi resi conto che quel suo gesto era un invito dettato non solo dal desiderio di conoscere a fondo il mondo della produzione vivaistica di cui era particolarmente ghiotto ma soprattutto dalla sua immensa generosità. Mi colpì la caparbia volontà di raccontare le piante ad un pubblico sempre più interessato ai nostri racconti e fu tale e tanta da indurmi alla realizzazione di una fortunata serie di DVD che con la sua magistrale direzione e direttamente interpretati, furono distribuiti con successo dai quotidiani nazionali.

Olivier Gèrard ci ha lasciati improvvisamente senza fare rumore con la gentilezza che ha contraddistinto la sua vita, quasi a voler dire…non preoccupatevi della mia mancanza, vivete il giardino, lì non sarete mai soli. Pochissime riviste o addetti ai lavori hanno fatto cenno alla sua scomparsa ma io ho creduto che vada ricordato il gentiluomo che ha portato il giardino in televisione. Unisco nel mio abbraccio alla sua compagna di vita, quello di tutti gli appassionati di giardinaggio trasportati a questa passione dal suo sorriso gentile.

Grazie Olivier, sono certo che quando un giorno arriveremo lassù, tu avrai già preparato nuove puntate di Guida al verde e noi tutti continueremo a sognare.

Carlo Pagani
Maestro giardiniere
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Adelmo Barlesi racconta il Parco Villa Trecci

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