Cenni storici
Questa proprietà relativamente piccola (circa un ettaro) è un concentrato di sapienza architettonica e paesaggistica dal Seicento al Novecento e gode di una vista spettacolare che, dalla collina fuori dall'abitato di Settignano di cui sfrutta i terrazzamenti antichi, spa- zia sulla città di Firenze e sulla valle del fiume Arno.
La villa fu terminata nel 1610 e abitata dalla famiglia Lapi sino alla vendita ai marchesi Capponi, che ampliarono il giardino e vi aggiunsero statue e fontane. Nel 1896 la proprietà passò a un'eccentrica signora russa, Catherine Jeanne Keshko, moglie del principe Eugenio Ghyka, che dopo l'acquisto dedicò parte della propria vita alla trasformazione dei già famosi giardini, arricchendo l'austero impianto di sempreverdi con piantagioni colorate di rose e fiori e trasformando il settecentesco giardino all'italiana prospiciente la villa in un luminoso e ingegnoso gioco di pieni e di vuoti, nel quale vasche di acqua delimitate dal bosso potato sostituiscono i parterre.
L'asse longitudinale di 225 metri è costituito da un grande viale a prato che termina a nord in un ninfeo decorato a bassorilievo e a sud si apre sulla valle. Lungo l'asse trasversale di 105 metri, all'incrocio con quello principale si trova il cabinet decorato con statue, giochi d'acqua e quattro pregevoli scalinate simmetriche che danno accesso a due boschi di lecci secolari e al giardino dei limoni, con peonie arboree e spalliere di rose “Albertine”. Per la perfezione del modello architettonico, questo giardino è stato un riferimento nell'opera di due grandi paesaggisti contemporanei, Geoffrey Jellicoe, che si è ispirato per il restauro del giardino a Sutton Place, e Pietro Porcinai, nativo di Settignano e figlio di un giardiniere della Gamberaia.