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25 Febbraio 2021

Fabrizio Fronza racconta il parco storico di Levico - I parte

Monica Lamberti intervista a Fabrizio Fronza, curatore del Parco delle Terme di Levico (Levico, TN)

ML: Da quando si occupa della cura e manutenzione del Parco delle Terme di Levico?
FF: Me ne occupo dal 1997, quando la Provincia autonoma di Trento decise di affidare la gestione del Parco al ''Servizio Ripristino e Valorizzazione ambientale'', un settore dell'amministrazione trentina che da 35 anni offre a persone disoccupate opportunità d'impiego nell'ambiente per riqualificare paesaggi e creare nuove aree verdi.

ML: Il Parco delle Terme di Levico, il più importante parco storico della Provincia di Trento, nacque a fine Ottocento su progetto del paesaggista-giardiniere tedesco Georg Ziehl (1873- 1953), una figura poco conosciuta in Italia. Può parlarci di lui?
FF: Nato probabilmente a Berlino nel 1873 Georg Ziehl visse e operò a Lévico Terme, un paese all'epoca rurale che si trovava ai limiti meridionali dell'impero Austro Ungarico. Ziehl ricevette un incarico dall'imprenditore Julius Adrian Pollacseck, che aveva visto in questa stazione una possibilità di sviluppo grazie alla scoperta di acque minerali arsenico ferruginose. Ziehl era un uomo eclettico, musicista suonatore di Cetra ma soprattutto paesaggista e giardiniere. Grazie al suo lavoro l'arativo dove si coltivavano patate fu trasformato nel parco delle terme che oggi conosciamo. Un grande spazio verde con un disegno informale che alternava viali alberati e aree boscate a prati e spazi aperti per l'elioterapia. Il progetto metteva in primo piano la cura e il benessere.
Nello stesso periodo fu dato incarico all'architetto Otto Stahn, conosciuto per i suoi progetti in Prussia, di redigere il progetto dell'albergo. Il Grand Hotel Imperial domina ancora oggi la vista principale del parco.

ML: Georg Zeihl creò dunque un luogo di benessere per lo spirito e il corpo realizzando un continuum simbolico tra il ''Grand Hotel Imperial Levico Terme'', ''Villa Paradiso'' e il Parco. Oggi si può ancora respirare questa continuità tra interno ed esterno, tra il Parco e le magnifiche sale della belle époque del Grand Hotel?
FF: Al giorno d'oggi questa continuità è stata solo parzialmente conservata. Il Grand Hotel Imperial è di fatto recintato da siepi che ne garantiscono la privacy per i clienti, mentre il parco, che conserva il disegno e i princìpi compositivi ottocenteschi, rimane aperto al pubblico ed è liberamente frequentabile.
Con un recente progetto di riqualificazione sono stati riaperti i principali cannocchiali visivi e l'edificio ha ripreso a dominare la vista principale. La tempesta Vaia del 2018 ha inoltre aperto nuove prospettive che connettono visivamente il Grand Hotel con il resto del parco. Dopo il restauro (2010) anche Villa Paradiso è ritornata ad essere centro direzionale e soprattutto spazio di memoria. Ospita infatti la mostra “Spazi cólti”, i giardini nella storia dell'Occidente. Un percorso espositivo multimediale che narra la storia dei giardini occidentali attraverso quattro diverse chiavi di lettura: giardini, personaggi, piante e musica.
Tutti gli sforzi fatti finora concorrono a ridare un senso e una continuità al progetto, a raccontare la storia del parco e soprattutto a recuperare il senso del luogo di benessere per cui il parco era stato concepito.

ML: Dalla costruzione a fine Ottocento del Grand Hotel Imperial Levico Terme ad oggi come si è arricchita l'offerta delle cure termali?
FF: Già dal Seicento Michelangelo Mariani, cronista di ''Trento con Sacro Concilio et altri notabili'', aveva messo in evidenza le proprietà delle acque di Levico. Gli studi scientifici iniziarono però solo nell'Ottocento. Le scoperte dell'azione terapeutica delle acque della medicina moderna portarono al diffondersi del termalismo in tutta Europa e anche a Levico. È infatti dell'800 la creazione della ''Società balneare'' per lo sfruttamento delle acque (1860) e la costruzione del primo stabilimento termale. In seguito l'Imperatore Francesco Giuseppe elevò il borgo di Levico a rango di città e la fama delle acque curative si espanse a livello internazionale.
Oggi a Levico e Vetriolo Terme ci sono due stabilimenti termali, 55 alberghi, 200 tra appartamenti e B&B e 2 campeggi. Levico si è quindi affermato come stazione di cura e di turismo. Nelle terme si pratica la balneoterapia, la terapia dei fanghi, le cure inalatorie, irrigazioni e balneoterapia, cui si aggiungono kinesiterapia, ginnastica medica e fisiochinesiterapia respiratoria.
L'offerta turistica della stazione termale si è arricchita di centri wellness indoor ma soprattutto di numerosissime proposte per lo sport e il benessere all'aria aperta: passeggiate in montagna, mountain bike, sport acquatici soft al lago e sci in inverno nei vicini impianti della Panarotta.

ML: Oggi passeggiando tra i viali del Parco si può ammirare una collezione di alberi monumentali e secolari appartenenti a circa 125 specie differenti. Quali sono gli esemplari più spettacolari?
FF: Dopo l'improvvisa perdita della Sequoia gigante, un esemplare di 33 metri di altezza con una circonferenza alla base di 7,5 m che fu trasformata in opera di Land Art dall'artista americana-olandese Mari Shields, l'esemplare più maestoso del parco rimasto nel parco è il Grande faggio, Fagus sylvatica ‘rubra', un esemplare a foglia rossa alto 26 e con una circonferenza di 430 cm, cresciuto in forma libera con ramificazioni fino alla base e la cui età, stimata in 130 anni circa, corrisponde all'epoca d'impianto del parco.
Lungo i viali principali troviamo grandi esemplari di Cedrus deodara, di oltre 30 metri di altezza. Di particolare pregio i non comuni esemplari di Picea orientalis, una specie simile all'abete rosso con aghi e coni in miniatura, che qui raggiungono altezze di 28-29 m e le due Pseudotsuga menziesii di quasi 30 metri di altezza. Con i due interventi di restauro sono stati inoltre messi a dimora nuclei di arbusti nei principali punti di aggregazione e lungo i nordi: Rose, Hydrangeae, Spiree, Cornus, Viburni e peonie.

ML: Nel 2018 la tempesta Vaia ha abbattuto circa 216 grandi alberi. In quell'occasione quali sfide si trovò ad affrontare, quante persone furono impegnate nel lavoro di sgombro degli alberi abbattuti e soprattutto quale segno ha lasciato questo evento nel Parco?
FF: Per dare una risposta immediata al disastro di Vaia è stato fondamentale disporre di una squadra di giardinieri professionalmente preparati, dotati di mezzi e appassionati al loro lavoro. Vaia è stato un vero e proprio lutto per tutti noi e quindi la parola d'ordine immediata è stata: “ricostruire”.
Per sgomberare il parco hanno lavorato alacremente per un mese ventidue persone cui si è aggiunta temporaneamente una squadra di boscaioli professionisti per alcuni lavori di esbosco. In questo modo è stato possibile rendere di nuovo agibile il parco per i mercatini di Natale 2018. Vaia ha lasciato ferite aperte in termini di massa vegetale persa: grandi alberi monumentali sono spariti lasciando un vuoto, che nel 2019-2020 è stato colmato con un progetto finanziato e realizzato in tempi record. Ora nel parco trovano dimora 230 nuove alberature, soprattutto latifoglie, scelte anche in base alla resistenza al nuovo clima che cambia e mantenendo fede al disegno individuato con il precedente progetto di restauro. Nuove latifoglie allieteranno con un foliage autunnale il già ricco patrimonio arboreo del parco.
Vaia ha avuto un impatto su tutta la comunità di persone affezionate al parco. E' nata così l'iniziativa di crowdfunding “adotta un albero” che ha permesso di raccogliere circa 46.000 euro, una somma importante immediatamente destinata all'acquisto di nuovi alberi. Inoltre dopo una diretta di RAI1 si sono fatti avanti donatori e un vivaio di Canneto sull'Oglio ci ha regalato ventidue alberi.
Il disastro è stato inoltre l'occasione per bandire un concorso d'idee aperto a paesaggisti, architetti agronomi e artisti intitolato alla “resilienza”, per progettare un simbolo di rinascita. Il progetto vincitore, “zefiro”, una macchina eolica progettata dallo Studio CMQ Architettura di Milano di Antonio Boeri, Ludovico Oldini e Davide Pagano sarà installato nel parco nel corso del 2021.
Altra sfida è quella dell'acqua. Vaia è stato un fenomeno climatico ma a Levico, nel ricco (d'acque) Trentino, si è manifestata anche un'importante carenza idrica. Il 2020 è stato così l'anno della ricostruzione del parco ma anche quello della sfida per l'approvvigionamento idrico, con la realizzazione di un nuovo impianto di alimentazione dell'acquedotto.

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L'amore per il giardinaggio è un seme che una volta piantato non muore mai, ma cresce fino alla felicità duratura che l'amore del giardinaggio dà.

- Gertrude Jekyll -

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