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6 Agosto 2020
Piante Faro: 50 anni di storia all'ombra dell'Etna
Monica Lamberti intervista Mario Faro, Titolare dell'azienda vivaistica ''Piante Faro'' e ideatore del ''Radicepura Garden Festival''
ML: Da quando tempo la famiglia Faro si occupa di vivaismo a Giarre?
MF: La mia famiglia si occupa di vivaismo da più di cinquant'anni, anzi proprio quest'anno ricade il cinquantesimo anniversario della fondazione della nostra azienda a cura di mio padre. Mezzo secolo di storia, durante il quale l'azienda si è vista proiettata prima sul mercato regionale, poi, dagli anni '90, sul mercato nazionale e dal 2000, ormai quindi da vent'anni, sui mercati internazionali. Il nostro è un amore di famiglia che si tramanda di generazione in generazione.
ML: Ha scelto questo mestiere o si è sentito in qualche modo “obbligato” a seguire le orme di famiglia?
MF: È una bella domanda, non ho avuto “scelta”, ma non è stato un obbligo. Rimanendo in tema botanico, è stata una scelta naturale. Un passaggio di consegne, un supporto da dare a mio padre, da parte mia e di mio fratello. Abbiamo seguito entrambi le orme tracciate da nostro padre, anche perché riteniamo che il florovivaismo e la produzione di piante siano il mestiere più bello del mondo. Nello stesso tempo però non ci siamo limitati solo a questo settore, abbiamo dato estro alle nostre passioni coniugando il mestiere di famiglia con altre attività come ad esempio mio fratello nella produzione del vino o io nel settore dell'ospitalità.
ML: Quali sono i suoi primi ricordi dell'azienda e come è cresciuta negli anni “Piante Faro”, oggi una tra le più grandi realtà del vivaismo in Italia?
MF: I ricordi sono tantissimi, fin dalla più tenera età. Da piccoli, già dall'età di sei anni, mio padre finita la scuola ci portava in giro per i vivai ad osservare il lavoro, ci alternava, un giorno io e un giorno mio fratello. Questi probabilmente sono i primi ricordi, le mattinate sveglia alle sei del mattino, ancora con gli occhi pieni di sonno, e la fermata che si faceva nella pasticceria adiacente al vivaio, una gioia per le papille gustative di noi bambini. In seguito, è stato un susseguirsi di emozioni: dal periodo natalizio, sempre molto importante, alla primavera ricca di fioriture. Man mano sia durante il liceo che durante l'università non abbiamo mai perso questa buona abitudine di girare insieme a nostro padre per i vivai e oggi seguiamo la tradizione insieme ai nostri figli.
ML: Negli ultimi decenni grazie ad una maggiore consapevolezza dei problemi ambientali c'è una generale tendenza ad usare le piante mediterranee prediligendo quelle a basso consumo di acqua. In che modo ''Piante Faro'' ha beneficiato di questa nuova sensibilità?
MF: È chiaro che Piante Faro ne abbia beneficiato, lo riconosciamo. Negli ultimi vent'anni c'è stata una riscoperta delle piante mediterranee, anzi una vera e propria scoperta. Prima quando si parlava di florovivaismo lo si faceva dalla Toscana in su, fino ad arrivare alla Danimarca. Per Piante Faro la riscoperta delle piante mediterranee è stata sicuramente un valore aggiunto, anche se possiamo dire, onestamente e con un pizzico di orgoglio, che siamo stati anche noi in parte il motore di questo processo. È stato un grandissimo beneficio per noi, ma nello stesso tempo siamo anche stati artefici del nostro destino, scommettendo tra i primi in Italia su queste piante, perché ci crediamo e perché è in Sicilia, il cuore del Mediterraneo, che abbiamo le nostre produzioni.
ML: Quali sono i vantaggi e quali, invece, gli svantaggi nel gestire un'azienda vivaistica in Sicilia?
MF: I vantaggi sono tantissimi. Credo che la Sicilia ed in particolare il sito dove noi ci troviamo tra l'Etna e il Mar Ionio nella provincia di Catania, che è la provincia più ricca d'acqua della Sicilia, sia il luogo migliore d'Europa per la produzione di piante mediterranee. Ho girato il vecchio continente in lungo e in largo, ma è difficile trovare un luogo con le stesse caratteristiche della nostra isola. Ad esempio, il sud della Spagna che pur avendo un clima simile al nostro non gode della stessa qualità d'acqua che l'Etna, il vulcano, ci offre o in Grecia dove il terreno è più arido e la produzione quindi risulta diversa. Certo anche gli svantaggi non sono pochi per lo più legati alle distanze e ai mezzi di comunicazione non efficientissimi. Adesso grazie alle autostrade del mare e alla possibilità di avere infrastrutture migliori, pure al sud dell'Italia, si riesce ad ovviare anche a questo problema. Ripeto, i vantaggi sono molteplici come ad esempio la manodopera. La Sicilia, a differenza di molti paesi Europei, può contare su una manodopera altamente specializzata. Spesso infatti sono lavoratori che provengono dal mondo dell'agrumicultura o dell'orticultura, campi che purtroppo hanno spesso risentito della crisi, e si sono saputi reinventare nel settore vivaistico.
ML: È stata sua l'idea geniale di realizzare Radicepura Garden Festival, la biennale in cui si mette in scena il meglio del garden design contemporaneo?
MF: Che sia stata un'idea geniale ancora non possiamo dirlo. Non so se sia stata geniale o meno, è stata di certo un'idea dettata da una forte passione e da una forte convinzione. L'esaltazione del nostro lavoro di florovivaisti trova la sua massima realizzazione nella creazione del giardino, il giardino inteso non solo a fini estetici, ma anche a culturali e didattici. Per noi, come ho detto più volte, il giardino mediterraneo è una sfida culturale, una vera e propria missione. Il giardino non rappresenta solo un aspetto estetico o decorativo di una casa, ma è un luogo dove ritrovarsi e acquisire nuove consapevolezze. Per noi il giardino deve essere anche portatore di un messaggio come il rispetto per l'ambiente, ad esempio consumando meno acqua. Dobbiamo sempre ricordarci di avere cura del nostro territorio perché il giardino mediterraneo più grande del mondo è il paesaggio mediterraneo stesso. Abbiamo la fortuna di vivere in un luogo in cui i giardini sono soprattutto quelli naturali che si scoprono per caso camminando per strada, a differenza del nord Europa dove tutto, tranne per le foreste, è molto artificiale. Per questo bisogna avere molto più rispetto e più passione, ma soprattutto la cultura del rispetto del nostro territorio.
ML: In pochi anni “Radicepura Garden Festival” è diventato un punto di riferimento per tutti i proprietari di giardini, grandi o piccoli che siano. Un luogo magico in cui ispirarsi ammirando i capolavori botanici realizzati dai grandi protagonisti del paesaggismo, dell'arte e dell'architettura, giovani designer, studiosi, istituzioni, imprese chiamati qui a partecipare. Quali sono stati i numeri della passata edizione e quali, invece, le novità per l'edizione 2021?
MF: La seconda edizione è stata l'edizione di una sicura riconferma, sia per i protagonisti sia per i tanti progettisti che da tutto il mondo hanno inviato i loro progetti. Questo è uno degli elementi che ci inorgoglisce di più: la Sicilia come centro del paesaggismo mediterraneo. Sono arrivati progetti dalle Americhe, dall'Asia, dalla Cina, dal nord Europa, da paesi come l'India e l'Estonia. Questi i primi numeri importanti, poi sicuramente una grande riconferma di pubblico che quest'anno è cresciuta del 30% rispetto alla prima edizione. La terza dovrà quindi essere quella della maturità. Nelle passate edizioni abbiamo raggiunto i 30.000 visitatori si spera di avere un ulteriore incremento del 30-40%, soprattutto captando i visitatori stranieri, particolarmente sensibili al tema del giardino. Certo la crisi sanitaria che stiamo affrontando non ci aiuta, quindi stiamo cercando di realizzare un progetto che permetta le visite virtuali. Una delle novità del 2021 potrebbe essere questa.
ML: Radicepura è un luogo unico, dove il parco mediterraneo, il verde e l'acqua incorniciano palazzi aristocratici ed edifici moderni e funzionali. La vostra glasshouse è davvero scenografica. Chi l'ha progettata? È uno spazio che può ospitare eventi privati?
MF: Per noi vivaisti la serra è casa. Quando è nata in noi la necessità di creare uno spazio che ci desse la possibilità di organizzare eventi, workshop e conferenze in sinergia con tutte le realtà e università europee con cui abbiamo stretto i contatti in questi anni, è stato quasi naturale pensare di realizzare una serra, un'idea interessante e originale di creare uno spazio con la formula che a noi era più consona. L'idea è partita da me, ma nello stesso tempo è stata condivisa da tutta la mia famiglia. La serra inoltre è funzionale poiché al suo interno sono custodite delle piante tropicali che non potevano essere esposte fuori, da qui la decisione di costruire un luogo che potesse ospitare persone, ma anche piante rare. È stata progettata dall'architetto franco algerino Nadir Guemida, un giovane architetto e grande innovativo che attualmente lavora in Oman a Mascate. È suo il progetto sia della serra, che della terrazza antistante.
ML: Quando e come è nato in Lei l'interesse per l'architettura del paesaggio? Quali sono gli architetti che l'hanno maggiormente incuriosita?
MF: La mia passione per l'architettura del paesaggio è nata non appena ho avuto consapevolezza del fatto che il nostro territorio, quello siciliano, è uno dei luoghi più belli del mondo ma allo stesso tempo ha bisogno di essere rispettato e salvaguardato di più. Ai tempi dell'università mi resi conto di come alcune costruzioni, come quelle di certe attività produttive, non corrispondevano a mio avviso alle bellezze dei luoghi, penso ad esempio alle industrie petrolchimiche. Ritengo sia stato uno scempio disumano costruire petrolchimici a Milazzo di fronte alle isole Eolie o a Priolo in una delle baie più belle dell'isola. Da lì credo sia nata la mia sensibilità.
Oggi c'è più consapevolezza, ma questa da sola non è sufficiente. Spesso, anche se c'è la sensibilità verso temi così importanti, non sempre poi c'è una traduzione delle scelte politiche in questa direzione. Con il nostro festival noi ci prefiggiamo di dare un esempio e di essere promotori per lo sviluppo e la salvaguardia del paesaggio mediterraneo.
Non c'è un architetto che in particolar modo mi ha maggiormente incuriosito. Sono un grandissimo fan dei giovani architetti delle due edizioni del festival. Il nostro è un festival giovane, dedicato ai giovani paesaggisti, sono innamoratissimo di tutti i giovani progettisti che hanno partecipato alla nostra call, anche quelli che non sono stati selezionati, e che hanno tradotto l'oggetto del nostro festival in maniera efficace. È meraviglioso poter ammirare come i “sogni” di queste menti fresche si traducano poi in giardini veri e propri, che raccontano la storia dei progettisti e del nostro territorio. Un incontro unico come ad esempio quello realizzato dal giovane paesaggista francese Guillaume Servel, dello studio Hervé Meyer, che innamoratosi della nostra “Signora” Etna le ha dedicato il suo giardino. Inoltre, ammiro molto i paesaggisti senior come ad esempio Antonio Perazzi e Andy Sturgeon che non solo hanno realizzato per la seconda edizione del festival due meravigliosi giardini come Home Ground e Layers, ma che si sono prestati durante i lavori di cantiere alla collaborazione con i giovani paesaggisti che hanno potuto apprendere, dalle mani dei grandi maestri, il lavoro di progettazione e realizzazione dei loro giardini. Un'esperienza unica, quella di poter ammirare lo spettacolo della natura e dell'uomo che collaborano in sinergia, che riempie il cuore.
ML: Da quest'anno Radicepura fa parte della rete Grandi Giardini Italiani. Quali consigli si sente di dare ai proprietari di giardini visitabili per soddisfare le richieste di un turismo sempre più abituato ai giardini inglesi e francesi dove si investe molto nelle varietà botaniche?
MF: Non ritengo di poter dare consigli a proprietari di giardini meravigliosi come tutti i colleghi dei Grandi Giardini Italiani. Un network che prima di tutti ha intuito l'importanza e l'opportunità che un giardino può dare, che non è solo quello del godimento privato e personale, ma concedere a tutti gli appassionati la possibilità di poter visitare questi giardini meravigliosi. Noi attualmente stiamo cercando di creare delle experience, organizzare delle iniziative all'interno dei nostri giardini affinché l'aspetto culturale possa essere ancora più evidente. Non solo la descrizione delle migliaia di piante presenti all'interno del nostro parco, ad esempio riteniamo sia fondamentale il lavoro che svogliamo con le scuole. Bisogna educare fin da bambini alle bellezze della natura, a rispettare i giardini e dare loro la giusta importanza soprattutto in un'epoca come quella che stiamo vivendo oggi.
ML: Il lungo isolamento al quale ci ha costretti il Covid-19 sembra che ha portato tutti noi a guardare con maggiore interesse, per una buona qualità della vita, ai giardini e alla natura. Ciò ha influenzato il suo lavoro in termini di incremento di domanda di piante? E se sì quali varietà sono tra le più richieste?
MF: Credo che questa sia una sensibilità che di sicuro si è acquisita durante il periodo del lockdown. Chi aveva un giardino dove passare il tempo durante la chiusura o almeno un terrazzo, è stato di certo più fortunato. Subito dopo l'apertura, a differenza di altri settori, noi abbiamo visto un incremento, sia perché c'era stato un blocco, sia perché c'è stata una maggiore attenzione all'acquisto delle piante e alla creazione dei propri spazi. La gente ha viaggiato meno e così forse ha investito e prestato molta più attenzione ai propri spazi, cercando di migliorare la qualità della vita, magari rifacendo il giardino o il terrazzo. Credo che questo sia un processo lungo, è un inizio e spero che negli anni futuri possa svilupparsi al meglio. Non vorrei che sia stato solo un fuoco di paglia, che tutta questa attenzione poi si perda, in questo senso noi continuiamo a lavorare per dare ancora più rilevanza e sensibilità verso il giardino mediterraneo.
Le varietà più richieste sono state il nostro prezzo forte come le palme, dalla Chamaerops compacta fino alla Archontophoenix alexander o alla Zamia furfuracea. Piante importanti, ma molto rustiche, che hanno bisogno di meno acqua e meno manutenzione. In questo modo la pianta facilita in qualche modo l'andamento della conduzione del giardino.
ML: Quale giardino del network Grandi Giardini Italiani vorrebbe visitare prossimamente?
MF: Li vorrei visitare tutti, ma devo ammettere, anche per vicinanza e affetto reciproco di amicizia e stima, vorrei visitare il giardino di ''Villa Tasca'' a Palermo degli amici Tasca d'Almerita. Stanno aprendo anche loro ad iniziative legate al mondo della botanica e della cultura, dando così maggiore visibilità e fruibilità. Sono certo che i Giardini di Villa Tasca contribuiranno ad arricchire una città come Palermo. Anche se ho già avuto modo di visitarli più di una volta, vorrei tornarci ancora per guardarli con occhio diverso. In fondo, a differenza di un museo dove i quadri mantengono sempre la loro ideale bellezza, i giardini sono mutevoli. Non si può mai dire di aver goduto a pieno di un giardino quando lo si è ammirato solo una volta.
INFORMAZIONI
RADICEPURA - Via Antonio Fogazzaro, 19 - 95014 Giarre (CT) - T. +39 095 7780562
Apertura: dal lunedì al giovedì, dalle 10.00 alle 18.00 (per gruppi di min. 5 persone); venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 18.00 (ingresso singolo)
Costi: Visita guidata: € 10 a persona; Bambini (0-12 anni) e disabili con accompagnatore: gratuito
ML: Da quando tempo la famiglia Faro si occupa di vivaismo a Giarre?
MF: La mia famiglia si occupa di vivaismo da più di cinquant'anni, anzi proprio quest'anno ricade il cinquantesimo anniversario della fondazione della nostra azienda a cura di mio padre. Mezzo secolo di storia, durante il quale l'azienda si è vista proiettata prima sul mercato regionale, poi, dagli anni '90, sul mercato nazionale e dal 2000, ormai quindi da vent'anni, sui mercati internazionali. Il nostro è un amore di famiglia che si tramanda di generazione in generazione.
ML: Ha scelto questo mestiere o si è sentito in qualche modo “obbligato” a seguire le orme di famiglia?
MF: È una bella domanda, non ho avuto “scelta”, ma non è stato un obbligo. Rimanendo in tema botanico, è stata una scelta naturale. Un passaggio di consegne, un supporto da dare a mio padre, da parte mia e di mio fratello. Abbiamo seguito entrambi le orme tracciate da nostro padre, anche perché riteniamo che il florovivaismo e la produzione di piante siano il mestiere più bello del mondo. Nello stesso tempo però non ci siamo limitati solo a questo settore, abbiamo dato estro alle nostre passioni coniugando il mestiere di famiglia con altre attività come ad esempio mio fratello nella produzione del vino o io nel settore dell'ospitalità.
ML: Quali sono i suoi primi ricordi dell'azienda e come è cresciuta negli anni “Piante Faro”, oggi una tra le più grandi realtà del vivaismo in Italia?
MF: I ricordi sono tantissimi, fin dalla più tenera età. Da piccoli, già dall'età di sei anni, mio padre finita la scuola ci portava in giro per i vivai ad osservare il lavoro, ci alternava, un giorno io e un giorno mio fratello. Questi probabilmente sono i primi ricordi, le mattinate sveglia alle sei del mattino, ancora con gli occhi pieni di sonno, e la fermata che si faceva nella pasticceria adiacente al vivaio, una gioia per le papille gustative di noi bambini. In seguito, è stato un susseguirsi di emozioni: dal periodo natalizio, sempre molto importante, alla primavera ricca di fioriture. Man mano sia durante il liceo che durante l'università non abbiamo mai perso questa buona abitudine di girare insieme a nostro padre per i vivai e oggi seguiamo la tradizione insieme ai nostri figli.
ML: Negli ultimi decenni grazie ad una maggiore consapevolezza dei problemi ambientali c'è una generale tendenza ad usare le piante mediterranee prediligendo quelle a basso consumo di acqua. In che modo ''Piante Faro'' ha beneficiato di questa nuova sensibilità?
MF: È chiaro che Piante Faro ne abbia beneficiato, lo riconosciamo. Negli ultimi vent'anni c'è stata una riscoperta delle piante mediterranee, anzi una vera e propria scoperta. Prima quando si parlava di florovivaismo lo si faceva dalla Toscana in su, fino ad arrivare alla Danimarca. Per Piante Faro la riscoperta delle piante mediterranee è stata sicuramente un valore aggiunto, anche se possiamo dire, onestamente e con un pizzico di orgoglio, che siamo stati anche noi in parte il motore di questo processo. È stato un grandissimo beneficio per noi, ma nello stesso tempo siamo anche stati artefici del nostro destino, scommettendo tra i primi in Italia su queste piante, perché ci crediamo e perché è in Sicilia, il cuore del Mediterraneo, che abbiamo le nostre produzioni.
ML: Quali sono i vantaggi e quali, invece, gli svantaggi nel gestire un'azienda vivaistica in Sicilia?
MF: I vantaggi sono tantissimi. Credo che la Sicilia ed in particolare il sito dove noi ci troviamo tra l'Etna e il Mar Ionio nella provincia di Catania, che è la provincia più ricca d'acqua della Sicilia, sia il luogo migliore d'Europa per la produzione di piante mediterranee. Ho girato il vecchio continente in lungo e in largo, ma è difficile trovare un luogo con le stesse caratteristiche della nostra isola. Ad esempio, il sud della Spagna che pur avendo un clima simile al nostro non gode della stessa qualità d'acqua che l'Etna, il vulcano, ci offre o in Grecia dove il terreno è più arido e la produzione quindi risulta diversa. Certo anche gli svantaggi non sono pochi per lo più legati alle distanze e ai mezzi di comunicazione non efficientissimi. Adesso grazie alle autostrade del mare e alla possibilità di avere infrastrutture migliori, pure al sud dell'Italia, si riesce ad ovviare anche a questo problema. Ripeto, i vantaggi sono molteplici come ad esempio la manodopera. La Sicilia, a differenza di molti paesi Europei, può contare su una manodopera altamente specializzata. Spesso infatti sono lavoratori che provengono dal mondo dell'agrumicultura o dell'orticultura, campi che purtroppo hanno spesso risentito della crisi, e si sono saputi reinventare nel settore vivaistico.
ML: È stata sua l'idea geniale di realizzare Radicepura Garden Festival, la biennale in cui si mette in scena il meglio del garden design contemporaneo?
MF: Che sia stata un'idea geniale ancora non possiamo dirlo. Non so se sia stata geniale o meno, è stata di certo un'idea dettata da una forte passione e da una forte convinzione. L'esaltazione del nostro lavoro di florovivaisti trova la sua massima realizzazione nella creazione del giardino, il giardino inteso non solo a fini estetici, ma anche a culturali e didattici. Per noi, come ho detto più volte, il giardino mediterraneo è una sfida culturale, una vera e propria missione. Il giardino non rappresenta solo un aspetto estetico o decorativo di una casa, ma è un luogo dove ritrovarsi e acquisire nuove consapevolezze. Per noi il giardino deve essere anche portatore di un messaggio come il rispetto per l'ambiente, ad esempio consumando meno acqua. Dobbiamo sempre ricordarci di avere cura del nostro territorio perché il giardino mediterraneo più grande del mondo è il paesaggio mediterraneo stesso. Abbiamo la fortuna di vivere in un luogo in cui i giardini sono soprattutto quelli naturali che si scoprono per caso camminando per strada, a differenza del nord Europa dove tutto, tranne per le foreste, è molto artificiale. Per questo bisogna avere molto più rispetto e più passione, ma soprattutto la cultura del rispetto del nostro territorio.
ML: In pochi anni “Radicepura Garden Festival” è diventato un punto di riferimento per tutti i proprietari di giardini, grandi o piccoli che siano. Un luogo magico in cui ispirarsi ammirando i capolavori botanici realizzati dai grandi protagonisti del paesaggismo, dell'arte e dell'architettura, giovani designer, studiosi, istituzioni, imprese chiamati qui a partecipare. Quali sono stati i numeri della passata edizione e quali, invece, le novità per l'edizione 2021?
MF: La seconda edizione è stata l'edizione di una sicura riconferma, sia per i protagonisti sia per i tanti progettisti che da tutto il mondo hanno inviato i loro progetti. Questo è uno degli elementi che ci inorgoglisce di più: la Sicilia come centro del paesaggismo mediterraneo. Sono arrivati progetti dalle Americhe, dall'Asia, dalla Cina, dal nord Europa, da paesi come l'India e l'Estonia. Questi i primi numeri importanti, poi sicuramente una grande riconferma di pubblico che quest'anno è cresciuta del 30% rispetto alla prima edizione. La terza dovrà quindi essere quella della maturità. Nelle passate edizioni abbiamo raggiunto i 30.000 visitatori si spera di avere un ulteriore incremento del 30-40%, soprattutto captando i visitatori stranieri, particolarmente sensibili al tema del giardino. Certo la crisi sanitaria che stiamo affrontando non ci aiuta, quindi stiamo cercando di realizzare un progetto che permetta le visite virtuali. Una delle novità del 2021 potrebbe essere questa.
ML: Radicepura è un luogo unico, dove il parco mediterraneo, il verde e l'acqua incorniciano palazzi aristocratici ed edifici moderni e funzionali. La vostra glasshouse è davvero scenografica. Chi l'ha progettata? È uno spazio che può ospitare eventi privati?
MF: Per noi vivaisti la serra è casa. Quando è nata in noi la necessità di creare uno spazio che ci desse la possibilità di organizzare eventi, workshop e conferenze in sinergia con tutte le realtà e università europee con cui abbiamo stretto i contatti in questi anni, è stato quasi naturale pensare di realizzare una serra, un'idea interessante e originale di creare uno spazio con la formula che a noi era più consona. L'idea è partita da me, ma nello stesso tempo è stata condivisa da tutta la mia famiglia. La serra inoltre è funzionale poiché al suo interno sono custodite delle piante tropicali che non potevano essere esposte fuori, da qui la decisione di costruire un luogo che potesse ospitare persone, ma anche piante rare. È stata progettata dall'architetto franco algerino Nadir Guemida, un giovane architetto e grande innovativo che attualmente lavora in Oman a Mascate. È suo il progetto sia della serra, che della terrazza antistante.
ML: Quando e come è nato in Lei l'interesse per l'architettura del paesaggio? Quali sono gli architetti che l'hanno maggiormente incuriosita?
MF: La mia passione per l'architettura del paesaggio è nata non appena ho avuto consapevolezza del fatto che il nostro territorio, quello siciliano, è uno dei luoghi più belli del mondo ma allo stesso tempo ha bisogno di essere rispettato e salvaguardato di più. Ai tempi dell'università mi resi conto di come alcune costruzioni, come quelle di certe attività produttive, non corrispondevano a mio avviso alle bellezze dei luoghi, penso ad esempio alle industrie petrolchimiche. Ritengo sia stato uno scempio disumano costruire petrolchimici a Milazzo di fronte alle isole Eolie o a Priolo in una delle baie più belle dell'isola. Da lì credo sia nata la mia sensibilità.
Oggi c'è più consapevolezza, ma questa da sola non è sufficiente. Spesso, anche se c'è la sensibilità verso temi così importanti, non sempre poi c'è una traduzione delle scelte politiche in questa direzione. Con il nostro festival noi ci prefiggiamo di dare un esempio e di essere promotori per lo sviluppo e la salvaguardia del paesaggio mediterraneo.
Non c'è un architetto che in particolar modo mi ha maggiormente incuriosito. Sono un grandissimo fan dei giovani architetti delle due edizioni del festival. Il nostro è un festival giovane, dedicato ai giovani paesaggisti, sono innamoratissimo di tutti i giovani progettisti che hanno partecipato alla nostra call, anche quelli che non sono stati selezionati, e che hanno tradotto l'oggetto del nostro festival in maniera efficace. È meraviglioso poter ammirare come i “sogni” di queste menti fresche si traducano poi in giardini veri e propri, che raccontano la storia dei progettisti e del nostro territorio. Un incontro unico come ad esempio quello realizzato dal giovane paesaggista francese Guillaume Servel, dello studio Hervé Meyer, che innamoratosi della nostra “Signora” Etna le ha dedicato il suo giardino. Inoltre, ammiro molto i paesaggisti senior come ad esempio Antonio Perazzi e Andy Sturgeon che non solo hanno realizzato per la seconda edizione del festival due meravigliosi giardini come Home Ground e Layers, ma che si sono prestati durante i lavori di cantiere alla collaborazione con i giovani paesaggisti che hanno potuto apprendere, dalle mani dei grandi maestri, il lavoro di progettazione e realizzazione dei loro giardini. Un'esperienza unica, quella di poter ammirare lo spettacolo della natura e dell'uomo che collaborano in sinergia, che riempie il cuore.
ML: Da quest'anno Radicepura fa parte della rete Grandi Giardini Italiani. Quali consigli si sente di dare ai proprietari di giardini visitabili per soddisfare le richieste di un turismo sempre più abituato ai giardini inglesi e francesi dove si investe molto nelle varietà botaniche?
MF: Non ritengo di poter dare consigli a proprietari di giardini meravigliosi come tutti i colleghi dei Grandi Giardini Italiani. Un network che prima di tutti ha intuito l'importanza e l'opportunità che un giardino può dare, che non è solo quello del godimento privato e personale, ma concedere a tutti gli appassionati la possibilità di poter visitare questi giardini meravigliosi. Noi attualmente stiamo cercando di creare delle experience, organizzare delle iniziative all'interno dei nostri giardini affinché l'aspetto culturale possa essere ancora più evidente. Non solo la descrizione delle migliaia di piante presenti all'interno del nostro parco, ad esempio riteniamo sia fondamentale il lavoro che svogliamo con le scuole. Bisogna educare fin da bambini alle bellezze della natura, a rispettare i giardini e dare loro la giusta importanza soprattutto in un'epoca come quella che stiamo vivendo oggi.
ML: Il lungo isolamento al quale ci ha costretti il Covid-19 sembra che ha portato tutti noi a guardare con maggiore interesse, per una buona qualità della vita, ai giardini e alla natura. Ciò ha influenzato il suo lavoro in termini di incremento di domanda di piante? E se sì quali varietà sono tra le più richieste?
MF: Credo che questa sia una sensibilità che di sicuro si è acquisita durante il periodo del lockdown. Chi aveva un giardino dove passare il tempo durante la chiusura o almeno un terrazzo, è stato di certo più fortunato. Subito dopo l'apertura, a differenza di altri settori, noi abbiamo visto un incremento, sia perché c'era stato un blocco, sia perché c'è stata una maggiore attenzione all'acquisto delle piante e alla creazione dei propri spazi. La gente ha viaggiato meno e così forse ha investito e prestato molta più attenzione ai propri spazi, cercando di migliorare la qualità della vita, magari rifacendo il giardino o il terrazzo. Credo che questo sia un processo lungo, è un inizio e spero che negli anni futuri possa svilupparsi al meglio. Non vorrei che sia stato solo un fuoco di paglia, che tutta questa attenzione poi si perda, in questo senso noi continuiamo a lavorare per dare ancora più rilevanza e sensibilità verso il giardino mediterraneo.
Le varietà più richieste sono state il nostro prezzo forte come le palme, dalla Chamaerops compacta fino alla Archontophoenix alexander o alla Zamia furfuracea. Piante importanti, ma molto rustiche, che hanno bisogno di meno acqua e meno manutenzione. In questo modo la pianta facilita in qualche modo l'andamento della conduzione del giardino.
ML: Quale giardino del network Grandi Giardini Italiani vorrebbe visitare prossimamente?
MF: Li vorrei visitare tutti, ma devo ammettere, anche per vicinanza e affetto reciproco di amicizia e stima, vorrei visitare il giardino di ''Villa Tasca'' a Palermo degli amici Tasca d'Almerita. Stanno aprendo anche loro ad iniziative legate al mondo della botanica e della cultura, dando così maggiore visibilità e fruibilità. Sono certo che i Giardini di Villa Tasca contribuiranno ad arricchire una città come Palermo. Anche se ho già avuto modo di visitarli più di una volta, vorrei tornarci ancora per guardarli con occhio diverso. In fondo, a differenza di un museo dove i quadri mantengono sempre la loro ideale bellezza, i giardini sono mutevoli. Non si può mai dire di aver goduto a pieno di un giardino quando lo si è ammirato solo una volta.
INFORMAZIONI
RADICEPURA - Via Antonio Fogazzaro, 19 - 95014 Giarre (CT) - T. +39 095 7780562
Apertura: dal lunedì al giovedì, dalle 10.00 alle 18.00 (per gruppi di min. 5 persone); venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 18.00 (ingresso singolo)
Costi: Visita guidata: € 10 a persona; Bambini (0-12 anni) e disabili con accompagnatore: gratuito
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L'amore per il giardinaggio è un seme che una volta piantato non muore mai, ma cresce e cresce fino a diventare una fonte inesauribile di felicità in perenne aumento.- Gertrude Jekyll - |
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