Grandi Giardini Italiani Srl

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Italy

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26 Giugno 2020

Il Giardino delle Meraviglie

Che cos'è una “folly”? È una costruzione, un monumento realizzato a scopo puramente decorativo, stravagante, eccentrico, edificato fuori contesto per suscitare stupore e meraviglia nell'osservatore. Lo scenario ideale per ambientare le “follies” sono le aree verdi: dunque parchi e giardini, i cui proprietari si divertono a condensare in uno spazio concluso interventi che, nella realtà, non potrebbero mai convivere insieme per distanza geografica, storica, culturale. E così finti tempietti classici si accompagnano a rovine posticce di abbazie, grotte accuratamente riprodotte a piramidi egizie, rustici mulini a pagode giapponesi. Spesso le “follies”, fenomeno che parte dalla Gran Bretagna del Seicento, hanno un unico inventore o committente. In Italia possiamo citare la “Scarzuola” di Montegabbione, ex convento umbro rimaneggiato dall'architetto Tomaso Buzzi a partire dal 1957, oppure il fantastico e coloratissimo “Giardino dei Tarocchi” a Capalbio, ideato dalla scultrice franco-statunitense Niki de Saint Phalle nel 1979.
Tra i Grandi Giardini Italiani due esempi emblematici sono il “Sacro Bosco” di Bomarzo, detto anche “Parco dei Mostri”, e il “Parco Scherrer”. Il primo si potrebbe considerare una sorta di progenitore del genere: progettato dall'architetto scultore Pirro Ligorio per il Principe Pier Francesco Orsini a metà del XVI secolo, è un complesso monumentale tra architetture impossibili e statue enigmatiche, in puro gusto manierista. Il secondo invece è un esempio originale di “folly” molto più vicino a noi nel tempo: non si trova in Italia ma in Svizzera, a Morcote, pittoresco borgo sulle sponde del Lago di Lugano. Il Parco Scherrer è un work in progress pensato e fatto costruire da un facoltoso commerciante di tessili, appassionato d'arte, esperto botanico e globetrotter, Hermann Arthur Scherrer (1881-1956), tra 1930 e 1950 circa. La finalità di Scherrer sembra soprattutto quella di dare corpo e realtà concreta a un bizzarro sogno personale, quello di riunire in un unico sito memorabilia, cimeli e atmosfere dei suoi viaggi in terre lontane: il giro del mondo in 15mila metri quadri, tra esotismo ed eclettismo. Arrivato ai quarant'anni acquista dunque un terreno scosceso con vigneti e castagneti, a cui aggiungerà nel tempo altri appezzamenti, e con lavoro di grande impegno trasforma il pendio in terrazze: il microclima favorevole gli permette di piantumare in grande varietà essenze esotiche che oggi sono diventate vegetazione lussureggiante. Uno splendido palcoscenico verde dove dissemina i suoi objets d'art e le sue memorie: pezzi archeologici che si mescolano a un fonte battesimale romanico, a statue di leoni barocchi, a sculture di divinità antiche e personaggi mitologici, a fontane ricche di decorazioni plastiche. Poi dal verde spuntano le vere e proprie costruzioni, ogni prospettiva uno sguardo diverso, ogni scorcio una sorpresa: la Casa del Thè compare tra bambù e aceri rossi, il Tempietto Egiziano conserva una copia del celebre ritratto di Nefertiti di Berlino, l'Eretteo dell'Acropoli di Atene è riprodotto fin nei dettagli in scala 1:4. Sulla Palazzina Indiana si legge una scritta in grafia araba: la traduzione dice “Se esiste il paradiso, è qui, è qui”.

©Chiara Vanzetto

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