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31 Agosto 2018
Villa Imperiale: un gioiello incastonato tra terra e mare
Monica Lamberti intervista Alessandra Castelbarco Albani, Villa Imperiale (Pesaro)
ML: Qual è il ricordo della sua infanzia più caro legato a Villa Imperiale?
ACA: Il ricordo più caro è senz'altro legato alle estati trascorse lì: il mio compleanno cade in estate e mia mamma, per festeggiarlo, organizzava sempre per me e per gli amici di scuola una caccia al tesoro nei giardini e sul limitare del bosco. Ricordo ancora quella sensazione di avventura e di scoperta dei luoghi con una punta di paura per gli angoli più bui e ancora sconosciuti.
ML: La scelta di diventare architetto è stata in qualche modo influenzata dal fatto di crescere in un bene culturale così importante?
ACA: Credo di sì, anche se non riesco a ricordare quando è nato il desiderio di diventare architetto: certamente però è stato vivo fin da quando ero piccola. Mi rendo conto ora, guardando indietro alla fortuna che ho avuto, che l'aver trascorso la mia infanzia nella villa ha influito tanto sul tipo di architetto che sono diventata: ho avuto modo di assorbire quasi senza accorgermene un diverso senso della proporzione, della complessità spaziale e dell'armonia nella decorazione. Non è un caso che la mia tesi di laurea - la mia prima occasione di ricerca - sia stata dedicata allo studio di ''Girolamo Genga'', autore dell'Ala Cinquecentesca: sono convinta che la conoscenza approfondita del proprio patrimonio sia il primo importante strumento di tutela.
ML: Di fascino particolare il giardino di Villa Imperiale si sviluppa su una serie di terrazzamenti che aprono la vista sull'ambiente circostante. Una singolarità botanica come questa quali cure richiede da parte dei giardinieri?
ACA: La peculiarità del giardino è il fatto di essere completamente circondato da alte mura e invisibile all'esterno. Questo, insieme all'orientamento lungo l'asse Nord-Sud crea delle zone di forte irraggiamento e altre di ombra che mettono in difficoltà il mantenimento della perfetta simmetria del giardino, concepito con le stesse specie vegetali indifferentemente dall'esposizione. Uno dei giardini è poi un vero e proprio giardino pensile, sorretto da volte e archi in mattoni che richiede un monitoraggio costante della crescita delle piante per evitare che le radici possano compromettere le strutture. D'altronde già nel 1500 l'architetto Genga raccomandava al giardiniere, in procinto di mettere in dimora i limoni di Savona di non farvi buche troppo profonde.
ML: Quando si può visitare Villa Imperiale?
ACA: La Villa, concepita dalle sue origini come una residenza estiva con molti cortili, spazi aperti e giardini, è visitabile da Maggio a Settembre. In questi mesi, infatti, gli spazi rispondono alla loro vocazione originaria e si respira quell'atmosfera di sorpresa continua che mirava a stupire il visitatore durante il suo percorso.
ML: È stato da poco inaugurato il percorso tematico ''Il Delitioso Paradiso'', un percorso di visita che pone l'accento sul parco, sui giardini e sull'architettura e consente in via eccezionale l'accesso ad alcuni spazi solitamente chiusi al pubblico. Quali problemi pone, infatti, la visita agli interni della Villa?
ACA: Gli ambienti affrescati all'interno sono molto fragili e delicati; la maggior parte anche molto piccoli e l'afflusso di molti visitatori - per quanto attenti - li esporrebbe ad una continua sollecitazione (termica, igrometrica e non solo). Da quest'anno stiamo cercando di differenziare due percorsi di visita: uno che includa gli affreschi, il mercoledì pomeriggio in piccoli gruppi dal numero chiuso, e uno maggiormente incentrato sui giardini con più ampia affluenza, dal titolo “Il Delitioso Paradiso” in alcuni sabati prescelti. Il desiderio è quello di renderle più sistematiche per l'anno prossimo e poter offrire al pubblico la possibilità di “vivere” maggiormente gli spazi della Villa.
ML: Negli ultimi anni si è registrato un interesse crescente da parte del pubblico nei confronti dell'Horticultural Tourism. Lei ha notato un aumentato interesse da parte dei visitatori nei riguardi del giardino negli ultimi anni?
ACA: Certamente sì. I visitatori si mostrano anche sempre più sensibili al tema della manutenzione e comprendono che i giardini non sono entità statiche ma in continuo mutamento che necessitano di essere “accompagnati” con grandi cure durante tutte le stagioni.
ML: Il giardino di Villa Imperiale è forse il giardino storico più importante delle Marche. Quali migliorie vorrebbe apportare in futuro?
ACA: Oltre a migliorare le condizioni di visita, mi concentrerò sulla risoluzione di alcuni problemi di natura più pratica: per prima cosa metterò a frutto le mie competenze da architetto per progettare una struttura temporanea per proteggere i limoni durante l'inverno che si inserisca in modo armonioso nel contesto non interferendo da un punto di vista estetico.
ML: Quale parte del giardino predilige e perché?
ACA: La parte che senza dubbio prediligo è il giardino all'italiana situato nel punto più alto della villa: dal centro esatto del giardino si sperimenta un gioco prospettico, sapientemente studiato da ''Girolamo Genga'', attraverso il quale gli altri giardini e la villa stessa, compresa la torre, scompaiono completamente alla vista e sembra di essere immersi nella quiete di una distesa verde circondato dal bosco come un vero ''hortus conclusus''. Ancora oggi, ogni volta mi suscita una forte emozione allo stesso tempo di stupore e raccoglimento.
ML: Quale giardino del Network le piacerebbe visitare o tornare a visitare?
ACA: In un primo momento desidererei visitare i giardini del Network temporalmente più prossimi a quelli della Villa Imperiale: sono certa che potrebbe essere molto istruttivo vedere come i proprietari affrontano problematiche simili a quelle che sperimentiamo quotidianamente anche noi. Sono però anche molto affascinata da altri luoghi legati all'arte contemporanea, tra cui ad esempio ''Arte Sella'': non mi dispiacerebbe in futuro cercare un dialogo tra l'architettura e i giardini della Villa Imperiale e l'arte contemporanea.
ML: Per chiudere, può raccontarci un aneddoto legato alla sua proprietà?
ACA: È curioso che all'ingresso del giardino all'italiana all'ultimo livello, sopravviva un'iscrizione in pietra scolpita, murata nel 1600, che recita “A Donne, Oche e Capre, questo giardin non s'apre”. Non me ne vorrà l'anonimo autore di questa iscrizione (tutt'altro che femminista) se nonostante il suo monito quella è diventata la parte di giardino che preferisco e il mio rifugio dal caos della città.
ML: Qual è il ricordo della sua infanzia più caro legato a Villa Imperiale?
ACA: Il ricordo più caro è senz'altro legato alle estati trascorse lì: il mio compleanno cade in estate e mia mamma, per festeggiarlo, organizzava sempre per me e per gli amici di scuola una caccia al tesoro nei giardini e sul limitare del bosco. Ricordo ancora quella sensazione di avventura e di scoperta dei luoghi con una punta di paura per gli angoli più bui e ancora sconosciuti.
ML: La scelta di diventare architetto è stata in qualche modo influenzata dal fatto di crescere in un bene culturale così importante?
ACA: Credo di sì, anche se non riesco a ricordare quando è nato il desiderio di diventare architetto: certamente però è stato vivo fin da quando ero piccola. Mi rendo conto ora, guardando indietro alla fortuna che ho avuto, che l'aver trascorso la mia infanzia nella villa ha influito tanto sul tipo di architetto che sono diventata: ho avuto modo di assorbire quasi senza accorgermene un diverso senso della proporzione, della complessità spaziale e dell'armonia nella decorazione. Non è un caso che la mia tesi di laurea - la mia prima occasione di ricerca - sia stata dedicata allo studio di ''Girolamo Genga'', autore dell'Ala Cinquecentesca: sono convinta che la conoscenza approfondita del proprio patrimonio sia il primo importante strumento di tutela.
ML: Di fascino particolare il giardino di Villa Imperiale si sviluppa su una serie di terrazzamenti che aprono la vista sull'ambiente circostante. Una singolarità botanica come questa quali cure richiede da parte dei giardinieri?
ACA: La peculiarità del giardino è il fatto di essere completamente circondato da alte mura e invisibile all'esterno. Questo, insieme all'orientamento lungo l'asse Nord-Sud crea delle zone di forte irraggiamento e altre di ombra che mettono in difficoltà il mantenimento della perfetta simmetria del giardino, concepito con le stesse specie vegetali indifferentemente dall'esposizione. Uno dei giardini è poi un vero e proprio giardino pensile, sorretto da volte e archi in mattoni che richiede un monitoraggio costante della crescita delle piante per evitare che le radici possano compromettere le strutture. D'altronde già nel 1500 l'architetto Genga raccomandava al giardiniere, in procinto di mettere in dimora i limoni di Savona di non farvi buche troppo profonde.
ML: Quando si può visitare Villa Imperiale?
ACA: La Villa, concepita dalle sue origini come una residenza estiva con molti cortili, spazi aperti e giardini, è visitabile da Maggio a Settembre. In questi mesi, infatti, gli spazi rispondono alla loro vocazione originaria e si respira quell'atmosfera di sorpresa continua che mirava a stupire il visitatore durante il suo percorso.
ML: È stato da poco inaugurato il percorso tematico ''Il Delitioso Paradiso'', un percorso di visita che pone l'accento sul parco, sui giardini e sull'architettura e consente in via eccezionale l'accesso ad alcuni spazi solitamente chiusi al pubblico. Quali problemi pone, infatti, la visita agli interni della Villa?
ACA: Gli ambienti affrescati all'interno sono molto fragili e delicati; la maggior parte anche molto piccoli e l'afflusso di molti visitatori - per quanto attenti - li esporrebbe ad una continua sollecitazione (termica, igrometrica e non solo). Da quest'anno stiamo cercando di differenziare due percorsi di visita: uno che includa gli affreschi, il mercoledì pomeriggio in piccoli gruppi dal numero chiuso, e uno maggiormente incentrato sui giardini con più ampia affluenza, dal titolo “Il Delitioso Paradiso” in alcuni sabati prescelti. Il desiderio è quello di renderle più sistematiche per l'anno prossimo e poter offrire al pubblico la possibilità di “vivere” maggiormente gli spazi della Villa.
ML: Negli ultimi anni si è registrato un interesse crescente da parte del pubblico nei confronti dell'Horticultural Tourism. Lei ha notato un aumentato interesse da parte dei visitatori nei riguardi del giardino negli ultimi anni?
ACA: Certamente sì. I visitatori si mostrano anche sempre più sensibili al tema della manutenzione e comprendono che i giardini non sono entità statiche ma in continuo mutamento che necessitano di essere “accompagnati” con grandi cure durante tutte le stagioni.
ML: Il giardino di Villa Imperiale è forse il giardino storico più importante delle Marche. Quali migliorie vorrebbe apportare in futuro?
ACA: Oltre a migliorare le condizioni di visita, mi concentrerò sulla risoluzione di alcuni problemi di natura più pratica: per prima cosa metterò a frutto le mie competenze da architetto per progettare una struttura temporanea per proteggere i limoni durante l'inverno che si inserisca in modo armonioso nel contesto non interferendo da un punto di vista estetico.
ML: Quale parte del giardino predilige e perché?
ACA: La parte che senza dubbio prediligo è il giardino all'italiana situato nel punto più alto della villa: dal centro esatto del giardino si sperimenta un gioco prospettico, sapientemente studiato da ''Girolamo Genga'', attraverso il quale gli altri giardini e la villa stessa, compresa la torre, scompaiono completamente alla vista e sembra di essere immersi nella quiete di una distesa verde circondato dal bosco come un vero ''hortus conclusus''. Ancora oggi, ogni volta mi suscita una forte emozione allo stesso tempo di stupore e raccoglimento.
ML: Quale giardino del Network le piacerebbe visitare o tornare a visitare?
ACA: In un primo momento desidererei visitare i giardini del Network temporalmente più prossimi a quelli della Villa Imperiale: sono certa che potrebbe essere molto istruttivo vedere come i proprietari affrontano problematiche simili a quelle che sperimentiamo quotidianamente anche noi. Sono però anche molto affascinata da altri luoghi legati all'arte contemporanea, tra cui ad esempio ''Arte Sella'': non mi dispiacerebbe in futuro cercare un dialogo tra l'architettura e i giardini della Villa Imperiale e l'arte contemporanea.
ML: Per chiudere, può raccontarci un aneddoto legato alla sua proprietà?
ACA: È curioso che all'ingresso del giardino all'italiana all'ultimo livello, sopravviva un'iscrizione in pietra scolpita, murata nel 1600, che recita “A Donne, Oche e Capre, questo giardin non s'apre”. Non me ne vorrà l'anonimo autore di questa iscrizione (tutt'altro che femminista) se nonostante il suo monito quella è diventata la parte di giardino che preferisco e il mio rifugio dal caos della città.
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Dammi odoroso all'alba un giardino di bellissimi fiori dove posso camminare indisturbato- Walt Whitman - |
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