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22 Giugno 2018
Un giardino antico nel cuore di Acireale - I parte
Monica Lamberti intervista Maria Pennisi per il Giardino di Casa Pennisi (Acireale, CT)
ML: La sua proprietà ha una storia particolare: è stata costruita come residenza privata per poi divenire albergo, per poi tornare a essere dimora privata. Mi può raccontare com'è andata?
MP: Il giardino, come il palazzo al cui servizio è nato, devono la vita ad una straordinaria figura di imprenditore illuminato, nei confronti del quale tutta questa parte della Sicilia ha un trascurato debito di riconoscenza.
Questo signore riuscì a mettere insieme e ad effettivamente realizzare, con un intuito e una concretezza inusitate per chi apparteneva ad un privilegiato contesto sonnolento e provinciale, tante di quelle importanti iniziative che io credevo che avesse vissuto molto a lungo, e che le sue opere a vantaggio del proprio paese gli sarebbero sopravvissute per secoli, come il ricordo e la gratitudine dei suoi concittadini.
Solo documentandomi sulla storia di questo giardino per presentarlo agli ospiti che chiedevano di conoscerla ho scoperto che quando ''Agostino Pennisi di Floristella'' è scomparso aveva soltanto 53 anni. E solo adesso, nel prossimo mese di luglio, su benemerita iniziativa del FAI, sollecitato dal racconto di questa singolare storia - estremamente significativa della ricchezza di ingegni, ma anche della deriva culturale in cui è sprofondata da anni la nostra splendida Sicilia - si svolgerà un importante convegno sulla sua figura e sulle iniziative possibili perché, almeno in parte, e proprio con riferimento al progetto di cui questa struttura faceva parte, non vada definitivamente perduto ciò che resta di tutto quanto era riuscito a costruire.
Fu poco dopo la metà dell'ottocento che, tra i tanti altri pure miracolosamente realizzati, questo bisavolo di mio marito concepì il suo grandioso progetto di uno stabilimento termale che rivaleggiasse con quelli monumentali e rinomati di Italia e di Francia, ed attirasse, come avvenne, una corrente turistica mai registrata da queste parti.
La canalizzazione delle acque sulfuree da un suo fondo più a monte che ospitava le terme romane di ''S. Venera al Pozzo'', la progettazione e l'esecuzione dell'ambizioso complesso turistico termale affidate all'insigne architetto fiorentino ''Mariano Falcini'', il contributo alla costruzione della stazione ferroviaria e del padiglione dedicato, e perfino l'istituzione di un treno speciale che collegasse Catania alle neonate Terme, richiesero cinque anni e enormi capitali rigorosamente privati. Ma, alla fine, la cittadina siciliana di Aci e Galatea poté vantare una magnifica struttura termale, e, al suo servizio, un Grande Albergo con l'annesso giardino, in grado, allora, di competere con i più rinomati dell'intero paese. Così nacque il giardino Pennisi. Nei suoi viali orlati da alte siepi di bosso passeggiarono, tra gli altri ospiti illustri, i reali d'Italia con il loro seguito, e ''Richard Wagner'' con la moglie ''Cosima Listz'' e i suoi figli.
Le vicissitudini successive e poi la guerra condussero, prima, alla chiusura del Grande Albergo e, poi, dello stesso stabilimento termale che, passato nel patrimonio regionale, ha subito un processo inarrestabile di decadimento che ha alla fine provocato la cessazione di qualunque attività.
L'arco della storia di questo giardino corre dunque, come avete registrato, in senso inverso rispetto a quanto avviene quasi sempre ai nostri giorni: un giardino nato tanto tempo fa al servizio degli ospiti di una grande struttura ricettiva è tornato oggi spazio privato, riservato allo stretto uso familiare così come la struttura alberghiera divenuta, ormai da tempo, abitazione della famiglia.
ML: Nel corso degli anni il giardino ha cambiato disegno o è rimasto immutato?
MP: Al giardino fu dato un impianto classico con percorsi delimitati da alte siepi di bosso e grandi aiuole; furono scelte piante di origine tropicale, ma poi anche essenze tipicamente mediterranee, che armonizzassero gradevolmente con le prime.
Alcuni decenni fa il giardino è stato oggetto di interventi di manutenzione straordinaria con la installazione degli impianti di irrigazione e di illuminazione che, ovviamente, mancavano, e con la creazione di un tappeto erboso che rende omogeneo e anche visivamente più “morbido” il percorso tra le varie aiuole. Queste, a loro volta, risultano meglio esposte alla vista con l'abbassamento e la parziale sostituzione delle bordure che la impedivano. Per il resto, l'impianto originario è rimasto immutato, come il disegno complessivo del giardino.
ML: Chi in famiglia manifesta o ha manifestato un interesse spiccato per la botanica?
MP: Mio marito ed io ci siamo trasferiti qui da Catania, ridando vita alla casa di famiglia che era rimasta tristemente disabitata dopo la scomparsa degli ultimi congiunti, ormai molti anni fa; a quel momento, però, i nostri quattro figli erano già andati per le loro strade, e, per quanto siano tutti profondamente legati a questi luoghi, nessuno di loro potrebbe mai coltivare qui il proprio eventuale interesse per la botanica. E' mio marito che quotidianamente si prende cura del giardino con grande passione e con le competenze maturate in questi anni di esperienza oltre a quelle dei suoi, anche se ormai lontani, studi di agraria. E tanto più che lo “storico” giardiniere della famiglia è purtroppo venuto a mancare qualche anno fa, e il reperimento di collaboratori dotati di altrettanta dedizione e capacità tecnica è un'aspirazione irraggiungibile.
Ciò non toglie, ovviamente, che le attività necessarie vengano quotidianamente curate da personale adibito allo scopo: si tratta, fra l'altro di un “vecchio” giardino, particolarmente fragile anche per la sua età, e che, anche se non grandissimo, richiede un impegno continuo.
ML: Da giugno ad agosto, la vostra proprietà è animata da “Villa Pennisi in Musica”, evento che vede la partecipazione di giovani musicisti impegnati nella creazione di un evento live di musica classica all'aperto affrontandolo in tutte le sue forme: dalla creazione della macchina scenica, all'illuminazione dei performer, alla preparazione degli artisti che daranno vita alle performance. Com'è nato il progetto e per opera di chi?
MP: Ormai da dieci anni, in estate nel mese di agosto, questo giardino si anima per una serie concatenata di iniziative attorno alle quali si muovono, ormai, oltre duecento persone.
MP: Si tratta di un esperimento credo unico in Europa, di una singolare simbiosi tra musica, architettura, tecnica costruttiva, scienza acustica e natura. Parliamo di una offerta culturale che è compendio miracolosamente sinergico di performance artistica, elaborazione ed esecuzione pratica, attività didattica; un eccitante percorso a ostacoli che vede impegnati giovani provenienti da tutto il mondo, docenti della facoltà di Architettura dell'Università Federico II di Napoli, prime parti dell'Accademia Nazionale di S. Cecilia, musicisti di fama mondiale, artisti di primo piano e tecnici di varie specialità uniti nella realizzazione di un progetto che costituisce, ogni anno, una scommessa e una nuova avventura.
Bisogna, sulla base di uno schema sempre diverso offerto di volta in volta ai discenti, completare la progettazione e curare, direttamente e senza il supporto di mano d'opera esterna, l'esecuzione di una struttura acustica da installare nel giardino, in grado di ospitare i concerti che vi si svolgeranno. Il tempo di studio e di esecuzione è brevissimo; e di anno in anno risuona, nel corso della conferenza stampa che inaugura la kermesse, il monito, vagamente ansioso, del Prof. Pone che guida la schiera dei giovani architetti o aspiranti tali: “Ricordatevi che fra otto giorni abbiamo un concerto!”
Ovviamente, i lavori fervono senza interruzioni, in un clima di straordinario entusiasmo malgrado la fatica e la calura agostana; mentre, in contemporanea, si svolgono in casa, nel giardino e adesso anche in alcune altre sedi di Acireale, le master-class di musica tenute da artisti di primissimo piano nel panorama musicale internazionale. Per tutto il periodo, da ogni gruppo di piante, emanano note che si spandono nella luce dell'ora ostinatamente meridiana dell'estate siciliana: i giovani musicisti si esercitano e l'intero giardino suona. Fino a che, al momento dell'inaugurazione di quello che è ormai un vero “Festival”, la struttura sempre più maestosa si impone nello spazio verde, la costruzione della macchina scenica è completata, le luci sono correttamente orientate, gli allievi e i maestri sono pronti.
La scommessa, fino ad ora, è stata ogni anno vinta. La grande “conchiglia”, testata di anno in anno da un ingegnere acustico proveniente da uno Studio di Londra, ha ricevuto riconoscimenti e premi internazionali; i concerti e le performances musicali ospitati sono stati inseriti dalla stampa nazionale tra i dieci spettacoli estivi da non perdere.
Tutto ciò è stato possibile grazie all'entusiasmo, alla capacità organizzativa e alla rocciosa perseveranza di David Romano, secondo violino dell'orchestra dell'Accademia Nazionale di S. Cecilia.
continua...alla prossima settimana!
ML: La sua proprietà ha una storia particolare: è stata costruita come residenza privata per poi divenire albergo, per poi tornare a essere dimora privata. Mi può raccontare com'è andata?
MP: Il giardino, come il palazzo al cui servizio è nato, devono la vita ad una straordinaria figura di imprenditore illuminato, nei confronti del quale tutta questa parte della Sicilia ha un trascurato debito di riconoscenza.
Questo signore riuscì a mettere insieme e ad effettivamente realizzare, con un intuito e una concretezza inusitate per chi apparteneva ad un privilegiato contesto sonnolento e provinciale, tante di quelle importanti iniziative che io credevo che avesse vissuto molto a lungo, e che le sue opere a vantaggio del proprio paese gli sarebbero sopravvissute per secoli, come il ricordo e la gratitudine dei suoi concittadini.
Solo documentandomi sulla storia di questo giardino per presentarlo agli ospiti che chiedevano di conoscerla ho scoperto che quando ''Agostino Pennisi di Floristella'' è scomparso aveva soltanto 53 anni. E solo adesso, nel prossimo mese di luglio, su benemerita iniziativa del FAI, sollecitato dal racconto di questa singolare storia - estremamente significativa della ricchezza di ingegni, ma anche della deriva culturale in cui è sprofondata da anni la nostra splendida Sicilia - si svolgerà un importante convegno sulla sua figura e sulle iniziative possibili perché, almeno in parte, e proprio con riferimento al progetto di cui questa struttura faceva parte, non vada definitivamente perduto ciò che resta di tutto quanto era riuscito a costruire.
Fu poco dopo la metà dell'ottocento che, tra i tanti altri pure miracolosamente realizzati, questo bisavolo di mio marito concepì il suo grandioso progetto di uno stabilimento termale che rivaleggiasse con quelli monumentali e rinomati di Italia e di Francia, ed attirasse, come avvenne, una corrente turistica mai registrata da queste parti.
La canalizzazione delle acque sulfuree da un suo fondo più a monte che ospitava le terme romane di ''S. Venera al Pozzo'', la progettazione e l'esecuzione dell'ambizioso complesso turistico termale affidate all'insigne architetto fiorentino ''Mariano Falcini'', il contributo alla costruzione della stazione ferroviaria e del padiglione dedicato, e perfino l'istituzione di un treno speciale che collegasse Catania alle neonate Terme, richiesero cinque anni e enormi capitali rigorosamente privati. Ma, alla fine, la cittadina siciliana di Aci e Galatea poté vantare una magnifica struttura termale, e, al suo servizio, un Grande Albergo con l'annesso giardino, in grado, allora, di competere con i più rinomati dell'intero paese. Così nacque il giardino Pennisi. Nei suoi viali orlati da alte siepi di bosso passeggiarono, tra gli altri ospiti illustri, i reali d'Italia con il loro seguito, e ''Richard Wagner'' con la moglie ''Cosima Listz'' e i suoi figli.
Le vicissitudini successive e poi la guerra condussero, prima, alla chiusura del Grande Albergo e, poi, dello stesso stabilimento termale che, passato nel patrimonio regionale, ha subito un processo inarrestabile di decadimento che ha alla fine provocato la cessazione di qualunque attività.
L'arco della storia di questo giardino corre dunque, come avete registrato, in senso inverso rispetto a quanto avviene quasi sempre ai nostri giorni: un giardino nato tanto tempo fa al servizio degli ospiti di una grande struttura ricettiva è tornato oggi spazio privato, riservato allo stretto uso familiare così come la struttura alberghiera divenuta, ormai da tempo, abitazione della famiglia.
ML: Nel corso degli anni il giardino ha cambiato disegno o è rimasto immutato?
MP: Al giardino fu dato un impianto classico con percorsi delimitati da alte siepi di bosso e grandi aiuole; furono scelte piante di origine tropicale, ma poi anche essenze tipicamente mediterranee, che armonizzassero gradevolmente con le prime.
Alcuni decenni fa il giardino è stato oggetto di interventi di manutenzione straordinaria con la installazione degli impianti di irrigazione e di illuminazione che, ovviamente, mancavano, e con la creazione di un tappeto erboso che rende omogeneo e anche visivamente più “morbido” il percorso tra le varie aiuole. Queste, a loro volta, risultano meglio esposte alla vista con l'abbassamento e la parziale sostituzione delle bordure che la impedivano. Per il resto, l'impianto originario è rimasto immutato, come il disegno complessivo del giardino.
ML: Chi in famiglia manifesta o ha manifestato un interesse spiccato per la botanica?
MP: Mio marito ed io ci siamo trasferiti qui da Catania, ridando vita alla casa di famiglia che era rimasta tristemente disabitata dopo la scomparsa degli ultimi congiunti, ormai molti anni fa; a quel momento, però, i nostri quattro figli erano già andati per le loro strade, e, per quanto siano tutti profondamente legati a questi luoghi, nessuno di loro potrebbe mai coltivare qui il proprio eventuale interesse per la botanica. E' mio marito che quotidianamente si prende cura del giardino con grande passione e con le competenze maturate in questi anni di esperienza oltre a quelle dei suoi, anche se ormai lontani, studi di agraria. E tanto più che lo “storico” giardiniere della famiglia è purtroppo venuto a mancare qualche anno fa, e il reperimento di collaboratori dotati di altrettanta dedizione e capacità tecnica è un'aspirazione irraggiungibile.
Ciò non toglie, ovviamente, che le attività necessarie vengano quotidianamente curate da personale adibito allo scopo: si tratta, fra l'altro di un “vecchio” giardino, particolarmente fragile anche per la sua età, e che, anche se non grandissimo, richiede un impegno continuo.
ML: Da giugno ad agosto, la vostra proprietà è animata da “Villa Pennisi in Musica”, evento che vede la partecipazione di giovani musicisti impegnati nella creazione di un evento live di musica classica all'aperto affrontandolo in tutte le sue forme: dalla creazione della macchina scenica, all'illuminazione dei performer, alla preparazione degli artisti che daranno vita alle performance. Com'è nato il progetto e per opera di chi?
MP: Ormai da dieci anni, in estate nel mese di agosto, questo giardino si anima per una serie concatenata di iniziative attorno alle quali si muovono, ormai, oltre duecento persone.
MP: Si tratta di un esperimento credo unico in Europa, di una singolare simbiosi tra musica, architettura, tecnica costruttiva, scienza acustica e natura. Parliamo di una offerta culturale che è compendio miracolosamente sinergico di performance artistica, elaborazione ed esecuzione pratica, attività didattica; un eccitante percorso a ostacoli che vede impegnati giovani provenienti da tutto il mondo, docenti della facoltà di Architettura dell'Università Federico II di Napoli, prime parti dell'Accademia Nazionale di S. Cecilia, musicisti di fama mondiale, artisti di primo piano e tecnici di varie specialità uniti nella realizzazione di un progetto che costituisce, ogni anno, una scommessa e una nuova avventura.
Bisogna, sulla base di uno schema sempre diverso offerto di volta in volta ai discenti, completare la progettazione e curare, direttamente e senza il supporto di mano d'opera esterna, l'esecuzione di una struttura acustica da installare nel giardino, in grado di ospitare i concerti che vi si svolgeranno. Il tempo di studio e di esecuzione è brevissimo; e di anno in anno risuona, nel corso della conferenza stampa che inaugura la kermesse, il monito, vagamente ansioso, del Prof. Pone che guida la schiera dei giovani architetti o aspiranti tali: “Ricordatevi che fra otto giorni abbiamo un concerto!”
Ovviamente, i lavori fervono senza interruzioni, in un clima di straordinario entusiasmo malgrado la fatica e la calura agostana; mentre, in contemporanea, si svolgono in casa, nel giardino e adesso anche in alcune altre sedi di Acireale, le master-class di musica tenute da artisti di primissimo piano nel panorama musicale internazionale. Per tutto il periodo, da ogni gruppo di piante, emanano note che si spandono nella luce dell'ora ostinatamente meridiana dell'estate siciliana: i giovani musicisti si esercitano e l'intero giardino suona. Fino a che, al momento dell'inaugurazione di quello che è ormai un vero “Festival”, la struttura sempre più maestosa si impone nello spazio verde, la costruzione della macchina scenica è completata, le luci sono correttamente orientate, gli allievi e i maestri sono pronti.
La scommessa, fino ad ora, è stata ogni anno vinta. La grande “conchiglia”, testata di anno in anno da un ingegnere acustico proveniente da uno Studio di Londra, ha ricevuto riconoscimenti e premi internazionali; i concerti e le performances musicali ospitati sono stati inseriti dalla stampa nazionale tra i dieci spettacoli estivi da non perdere.
Tutto ciò è stato possibile grazie all'entusiasmo, alla capacità organizzativa e alla rocciosa perseveranza di David Romano, secondo violino dell'orchestra dell'Accademia Nazionale di S. Cecilia.
continua...alla prossima settimana!
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Ogni fiore è un'anima che sboccia nella Natura- Gerard De Nerval - |
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