
9 Febbraio 2018
La riserva di caccia del Casato Doria D’Angri
Monica Lamberti intervista Cristina Solimene, proprietaria di Porta di Ferro
M. L.: Per iniziare vorrei sapere a cosa deve il suo nome Porta di Ferro?
C. S.: Ecco, è sempre stato un mistero l'origine del nome, ma noi ce lo spieghiamo così. I primi documenti, di nostra conoscenza, che si riferiscono a Porta di Ferro risalgono intorno al 1500 quando la proprietà del Casato Doria D'Angri si estendeva per migliaia di ettari ed era una importante riserva di Caccia (Piuma e Pelo) e pesca (di acqua dolce e salata). Quindi si denominava questo vasto territorio Porta di Ferro per il suo accesso a difesa e controllo di questi luoghi. Il Torrino di Caccia detta Torre Grimalda è ancora il perno dell'attuale proprietà.
M. L.: Mi affascina il pensiero che in passato la sua famiglia raggiungesse la Tenuta in calesse. Può condividere con noi alcuni frammenti di storia familiare e raccontarci com'è cambiata negli anni la destinazione d'uso della Tenuta?
C. S.: I fratelli Pastore, dei quali siamo gli eredi diretti, acquistarono dalla potente famiglia Grimaldi Duchi di Eboli, la proprietà nel 1904. In quell'epoca ovviamente i cavalli e le carrozze erano ancora i mezzi di trasporto più diffusi, oltre ad essere per loro una tradizione di famiglia. Della passione per il mondo equestre si è conservata testimonianza nella collezione di carrozze, calessi, coupé, finimenti, selle, speroni e divise, e fruste, collezione passata indenne attraverso la seconda guerra mondiale che in questi luoghi è stata molto dura. Abbiamo restaurato tutti questi manufatti con amore e li abbiamo esposti perché i visitatori possano respirare l'atmosfera dei nostri antenati. Per quel che riguarda la masseria c'è stato un adattamento naturale alla vocazione all'ospitalità, aprendo spazi interni ed spazi garden all'accoglienza di gruppi di visitatori, incontri di viaggio, eventi culturali, ricevimenti e meeting.
M. L.: La piana in cui si trova Porta di Ferro è tra le più fertili in Italia, cosa si produce?
C. S.: Il prodotto principale è rappresentato dalle babyleaf (rucola, lattughino, spinacino, valeriana etc.) destinate alla IV Gamma. Il prodotto fresco lavato, pulito, tagliato e confezionato pronto al consumo, fornito alla Grande Distribuzione italiana e NordEuropea. Sono vent'anni ormai che questo tipo di coltivazione, svolta sotto serra, è diventata trainante rendendo la Piana del Sele, per queste referenze, uno dei principali distretti produttivi italiani. Seguono altri prodotti di eccellenza protagonisti del territorio come i pomodori da mensa ed il carciofo di Paestum. La tradizione agricola qui è fortissima. In un'evoluzione continua partita con il tabacco ed il pomodoro da industria degli anni 30-50, si è passati alla frutticoltura specializzata (pesco, albicocco, susino) dei 60-70. Arriveranno le serre all'alba degli 80 con le fragole a dominare la scena per un decennio abdicando poi a favore degli ortaggi da frutto (pomodoro, melanzana, zucchino etc.) prima dell'ultima trasformazione agricola avvenuta alla fine del novecento con le babyleaf appunto. È il segno di una forte capacità delle aziende di adeguarsi ai mutamenti del mercato ma è soprattutto il merito di una terra fertile, ricca di acqua e baciata da un clima benevolo che rende possibile questa plasticità di coltivazione. È il motivo per cui nel nostro giardino possiamo concederci il lusso di sperimentare e far coabitare specie diverse con grandi soddisfazioni in breve tempo.
M. L.: Qual è la stagione migliore per visitare la Tenuta?
C. S.: Secondo noi la stagione più bella è l'autunno da ottobre a Natale, perché il clima si mantiene incredibilmente dolce e le fioriture e il foliage delle alberature si combinano col cielo in un insieme magico. Ovviamente la primavera è splendida e comincia presto qui a Porta di Ferro. Gli agrumi hanno i frutti e i fiori profumati. Ma in tutte le stagioni la tenuta offre ai visitatori/giardinieri fioriture e profumi in una alternanza meditata.
M. L.: Accoglienza e ospitalità sono i punti forti che hanno decretato il vostro successo nell'organizzazione di eventi e matrimoni. Perché oggi sempre più promessi sposi scelgono la campagna per suggellare il loro Sì?
C. S.: Perché la Natura è di moda, finalmente! La scelta della Tenuta da parte degli sposi è la testimonianza verso una filosofia di vita che ha rivalutato la cultura green in ogni sua declinazione. Le foto del giorno più bello sono magnifiche davanti a una bougainvillae in fiore, a una cascata di glicini, a un rosaio che sboccia. Parenti e gli amici condividono con gli sposi questo contesto di benessere in cui mentre i bambini giocano da una parte gli adulti si godono le prelibatezze del menu a km 0.
M. L.: Qual è la pianta che caratterizza la vostra proprietà? C'è una fioritura particolare?
C. S.: Sicuramente tra gli alberi la Magnolia grandiflora del giardino ‘900 rappresenta il nostro pezzo forte. Piantata alla fine degli anni '50 ha acquisito in pochi decenni un aspetto monumentale. I nostri visitatori, puntualmente, le attribuiscono un'età ultracentenaria stupiti e confusi dall'imponenza della pianta. Una opulenza botanica merito delle straordinarie condizioni pedoclimatiche prima citate. Ancora, i Platani e l'Araucaria excelsa sono gli alberi della “vecchia guardia” che destano grande attenzione. I primi per l'aspetto scultoreo, la seconda per la regolare struttura a cono con palchi partenti da terra. Tra i nuovi ingressi arborei, avvenuti nove anni fa, la Canfora è certamente l'elemento di spicco. Arrivata con una altezza di quasi tre metri e larga ancor meno è diventata nel giro di pochi anni, gigantesca. Molto estesa, con branche possenti che “scorrono” sul terreno. È una nostra prerogativa. Abbiamo scelto di lasciar crescere ove possibile gli alberi, in forma libera, non tagliando i palchi bassi. Le fioriture sono numerose e diverse durante l'anno. E' difficile sceglierne una dominante sulle altre, ma certamente l'impatto scenico dell'Erytrina crista-galli in maggio è davvero notevole. Preceduta qualche settimana prima dall' esuberante Bauhinia variegata. In pieno inverno la spettacolare massa di fiori rosa della Coleonema pulchrum compensa la scarsità del periodo anche se sullo sfondo le slanciante Genista monosperma dai profumati e copiosi fiori bianchi aumentano la vivacità del giardino nella stagione di riposo.
M. L.: La Tenuta accoglie al suo interno un orto spettacolare. Chi se ne prende cura e cosa lo caratterizza?
C. S.: Più che spettacolare parlerei di uno spazio articolato ed evocativo. In cui l'orto è un elemento interconnesso al piccolo vivaio e al parterre di aromatiche ed officinali. E' un luogo fluido senza confini definiti. Pensato come luogo per svolgere attività all'aperto di degustazione, laboratori sulla ruralità per bambini o per il semplice relax sensoriale dei visitatori. Spesso interrotto da isolati alberi da frutto meno usuali: carrubo, melograno, giuggiolo e sorbo. La zona per gli ortaggi si distingue per l'ampio spazio a prato tra le file coltivate che consente al visitatore di passeggiare tra gli ortaggi. Spesso alternati a piante annuali da fiore o da aromatiche come la lavanda. Annesso c'è il pergolato di uva fragola, uno degli elementi più importanti e ricorrenti della nostra tradizione rurale. È certamente uno dei punti più ambiti per la sosta e non solo nel momento di maturità dei grappoli ma un po' tutto l'anno. Infatti, dai piedi del pergolato si estendono le aiuole di piante odorose tra le quali ci sono pelargoni, jasminum allevati a cespuglio, santoline, elicrisi, tagetes lemmoni, salvie elgans. A seguire c'è un altro “quadrato” stavolta farcito da diverse varietà di salvie da fiore che dominano la scena per molti mesi l'anno. Il pergolato è uno spazio di cerniera tra piante alimentari di uso comune e odori più o meno noti in cui è molto piacevole intrattenere i nostri visitatori guidandoli nella scoperta sensoriale o raccontando loro le proprietà e le storie dei nostri ortaggi in riferimento a territorio e tradizione.
M. L.: Ogni anno il Giffoni Film Festival anima il territorio circostante con giovani e artisti. Come risponde la vostra Tenuta alle necessità dell'evento e in che modo vi partecipa?
C. S.: Mi fa piacere che mi abbia posto questa domanda perché proprio da quest'anno speriamo di poter collaborare con loro e poter offrire i nostri spazi, specialmente gli angoli più particolari del giardino, come cornice per le interviste con gli ospiti italiani e internazionali.
M. L.: Per chiudere, potrebbe raccontarmi un aneddoto legato alla proprietà?
C. S.: C'è un bel aneddoto legato al tempo che fu. Al centro della masseria c'è la Torre Grimalda, l'edificio più antico della tenuta. Su di essa è murata una lastra di marmo incisa in ricordo della visita di Umberto di Savoia, principe di Piemonte agli zii Pastore nel 1932. Il principe veniva ospitato a Porta di Ferro quando doveva recarsi nella tenuta reale di Persano a scegliere personalmente i cavalli per l'esercito. Spesso veniva accompagnato dai fratelli Pastore grandi esperti nel campo. Ci sono molte foto nei salotti a testimonianza di questi avvenimenti.
M. L.: Per iniziare vorrei sapere a cosa deve il suo nome Porta di Ferro?
C. S.: Ecco, è sempre stato un mistero l'origine del nome, ma noi ce lo spieghiamo così. I primi documenti, di nostra conoscenza, che si riferiscono a Porta di Ferro risalgono intorno al 1500 quando la proprietà del Casato Doria D'Angri si estendeva per migliaia di ettari ed era una importante riserva di Caccia (Piuma e Pelo) e pesca (di acqua dolce e salata). Quindi si denominava questo vasto territorio Porta di Ferro per il suo accesso a difesa e controllo di questi luoghi. Il Torrino di Caccia detta Torre Grimalda è ancora il perno dell'attuale proprietà.
M. L.: Mi affascina il pensiero che in passato la sua famiglia raggiungesse la Tenuta in calesse. Può condividere con noi alcuni frammenti di storia familiare e raccontarci com'è cambiata negli anni la destinazione d'uso della Tenuta?
C. S.: I fratelli Pastore, dei quali siamo gli eredi diretti, acquistarono dalla potente famiglia Grimaldi Duchi di Eboli, la proprietà nel 1904. In quell'epoca ovviamente i cavalli e le carrozze erano ancora i mezzi di trasporto più diffusi, oltre ad essere per loro una tradizione di famiglia. Della passione per il mondo equestre si è conservata testimonianza nella collezione di carrozze, calessi, coupé, finimenti, selle, speroni e divise, e fruste, collezione passata indenne attraverso la seconda guerra mondiale che in questi luoghi è stata molto dura. Abbiamo restaurato tutti questi manufatti con amore e li abbiamo esposti perché i visitatori possano respirare l'atmosfera dei nostri antenati. Per quel che riguarda la masseria c'è stato un adattamento naturale alla vocazione all'ospitalità, aprendo spazi interni ed spazi garden all'accoglienza di gruppi di visitatori, incontri di viaggio, eventi culturali, ricevimenti e meeting.
M. L.: La piana in cui si trova Porta di Ferro è tra le più fertili in Italia, cosa si produce?
C. S.: Il prodotto principale è rappresentato dalle babyleaf (rucola, lattughino, spinacino, valeriana etc.) destinate alla IV Gamma. Il prodotto fresco lavato, pulito, tagliato e confezionato pronto al consumo, fornito alla Grande Distribuzione italiana e NordEuropea. Sono vent'anni ormai che questo tipo di coltivazione, svolta sotto serra, è diventata trainante rendendo la Piana del Sele, per queste referenze, uno dei principali distretti produttivi italiani. Seguono altri prodotti di eccellenza protagonisti del territorio come i pomodori da mensa ed il carciofo di Paestum. La tradizione agricola qui è fortissima. In un'evoluzione continua partita con il tabacco ed il pomodoro da industria degli anni 30-50, si è passati alla frutticoltura specializzata (pesco, albicocco, susino) dei 60-70. Arriveranno le serre all'alba degli 80 con le fragole a dominare la scena per un decennio abdicando poi a favore degli ortaggi da frutto (pomodoro, melanzana, zucchino etc.) prima dell'ultima trasformazione agricola avvenuta alla fine del novecento con le babyleaf appunto. È il segno di una forte capacità delle aziende di adeguarsi ai mutamenti del mercato ma è soprattutto il merito di una terra fertile, ricca di acqua e baciata da un clima benevolo che rende possibile questa plasticità di coltivazione. È il motivo per cui nel nostro giardino possiamo concederci il lusso di sperimentare e far coabitare specie diverse con grandi soddisfazioni in breve tempo.
M. L.: Qual è la stagione migliore per visitare la Tenuta?
C. S.: Secondo noi la stagione più bella è l'autunno da ottobre a Natale, perché il clima si mantiene incredibilmente dolce e le fioriture e il foliage delle alberature si combinano col cielo in un insieme magico. Ovviamente la primavera è splendida e comincia presto qui a Porta di Ferro. Gli agrumi hanno i frutti e i fiori profumati. Ma in tutte le stagioni la tenuta offre ai visitatori/giardinieri fioriture e profumi in una alternanza meditata.
M. L.: Accoglienza e ospitalità sono i punti forti che hanno decretato il vostro successo nell'organizzazione di eventi e matrimoni. Perché oggi sempre più promessi sposi scelgono la campagna per suggellare il loro Sì?
C. S.: Perché la Natura è di moda, finalmente! La scelta della Tenuta da parte degli sposi è la testimonianza verso una filosofia di vita che ha rivalutato la cultura green in ogni sua declinazione. Le foto del giorno più bello sono magnifiche davanti a una bougainvillae in fiore, a una cascata di glicini, a un rosaio che sboccia. Parenti e gli amici condividono con gli sposi questo contesto di benessere in cui mentre i bambini giocano da una parte gli adulti si godono le prelibatezze del menu a km 0.
M. L.: Qual è la pianta che caratterizza la vostra proprietà? C'è una fioritura particolare?
C. S.: Sicuramente tra gli alberi la Magnolia grandiflora del giardino ‘900 rappresenta il nostro pezzo forte. Piantata alla fine degli anni '50 ha acquisito in pochi decenni un aspetto monumentale. I nostri visitatori, puntualmente, le attribuiscono un'età ultracentenaria stupiti e confusi dall'imponenza della pianta. Una opulenza botanica merito delle straordinarie condizioni pedoclimatiche prima citate. Ancora, i Platani e l'Araucaria excelsa sono gli alberi della “vecchia guardia” che destano grande attenzione. I primi per l'aspetto scultoreo, la seconda per la regolare struttura a cono con palchi partenti da terra. Tra i nuovi ingressi arborei, avvenuti nove anni fa, la Canfora è certamente l'elemento di spicco. Arrivata con una altezza di quasi tre metri e larga ancor meno è diventata nel giro di pochi anni, gigantesca. Molto estesa, con branche possenti che “scorrono” sul terreno. È una nostra prerogativa. Abbiamo scelto di lasciar crescere ove possibile gli alberi, in forma libera, non tagliando i palchi bassi. Le fioriture sono numerose e diverse durante l'anno. E' difficile sceglierne una dominante sulle altre, ma certamente l'impatto scenico dell'Erytrina crista-galli in maggio è davvero notevole. Preceduta qualche settimana prima dall' esuberante Bauhinia variegata. In pieno inverno la spettacolare massa di fiori rosa della Coleonema pulchrum compensa la scarsità del periodo anche se sullo sfondo le slanciante Genista monosperma dai profumati e copiosi fiori bianchi aumentano la vivacità del giardino nella stagione di riposo.
M. L.: La Tenuta accoglie al suo interno un orto spettacolare. Chi se ne prende cura e cosa lo caratterizza?
C. S.: Più che spettacolare parlerei di uno spazio articolato ed evocativo. In cui l'orto è un elemento interconnesso al piccolo vivaio e al parterre di aromatiche ed officinali. E' un luogo fluido senza confini definiti. Pensato come luogo per svolgere attività all'aperto di degustazione, laboratori sulla ruralità per bambini o per il semplice relax sensoriale dei visitatori. Spesso interrotto da isolati alberi da frutto meno usuali: carrubo, melograno, giuggiolo e sorbo. La zona per gli ortaggi si distingue per l'ampio spazio a prato tra le file coltivate che consente al visitatore di passeggiare tra gli ortaggi. Spesso alternati a piante annuali da fiore o da aromatiche come la lavanda. Annesso c'è il pergolato di uva fragola, uno degli elementi più importanti e ricorrenti della nostra tradizione rurale. È certamente uno dei punti più ambiti per la sosta e non solo nel momento di maturità dei grappoli ma un po' tutto l'anno. Infatti, dai piedi del pergolato si estendono le aiuole di piante odorose tra le quali ci sono pelargoni, jasminum allevati a cespuglio, santoline, elicrisi, tagetes lemmoni, salvie elgans. A seguire c'è un altro “quadrato” stavolta farcito da diverse varietà di salvie da fiore che dominano la scena per molti mesi l'anno. Il pergolato è uno spazio di cerniera tra piante alimentari di uso comune e odori più o meno noti in cui è molto piacevole intrattenere i nostri visitatori guidandoli nella scoperta sensoriale o raccontando loro le proprietà e le storie dei nostri ortaggi in riferimento a territorio e tradizione.
M. L.: Ogni anno il Giffoni Film Festival anima il territorio circostante con giovani e artisti. Come risponde la vostra Tenuta alle necessità dell'evento e in che modo vi partecipa?
C. S.: Mi fa piacere che mi abbia posto questa domanda perché proprio da quest'anno speriamo di poter collaborare con loro e poter offrire i nostri spazi, specialmente gli angoli più particolari del giardino, come cornice per le interviste con gli ospiti italiani e internazionali.
M. L.: Per chiudere, potrebbe raccontarmi un aneddoto legato alla proprietà?
C. S.: C'è un bel aneddoto legato al tempo che fu. Al centro della masseria c'è la Torre Grimalda, l'edificio più antico della tenuta. Su di essa è murata una lastra di marmo incisa in ricordo della visita di Umberto di Savoia, principe di Piemonte agli zii Pastore nel 1932. Il principe veniva ospitato a Porta di Ferro quando doveva recarsi nella tenuta reale di Persano a scegliere personalmente i cavalli per l'esercito. Spesso veniva accompagnato dai fratelli Pastore grandi esperti nel campo. Ci sono molte foto nei salotti a testimonianza di questi avvenimenti.
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Preferisco l’inverno e l’autunno, quando si sente la struttura ossea del paesaggio – la sua solitudine, il sentimento pieno dell’inverno. Qualcosa aspetta sotto di esso, tutto quello che la storia non mostra- Andrew Wyeth - |
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