La Serra con verde verticale di Vistorta
Restando nel Nord Italia, ma spostandoci a Est, il nostro itinerario da tranquilli “cacciatori” di orchidee fa tappa a Vistorta, antico borgo di origini medievali dove si trova Villa Brandolini D'Adda. L'area su cui sorge la residenza ottocentesca fu acquisita attorno al 1780 dai Brandolini, unitisi con la casata dei Rota. La Villa con le scuderie e i muri turriti in pietra fu completata nel 1872, mentre il parco iniziò a vivere nei primi del Novecento con le prime piantumazioni.
Guido Brandolini Rota, nel XIX secolo, iniziò a realizzare a Vistorta una moderna ed efficiente azienda agricola dedita alla produzione di cereali, bachi da seta e vini di prestigio. Nel secondo dopoguerra, il veneziano Conte Brando Brandolini d'Adda, decidendo di trascorrervi più tempo come luogo di delizie e di vacanza, ha iniziato un'importante ristrutturazione della Villa di ispirazione neoclassica, affiancato per gli interni dall'architetto scenografo Renzo Mongiardino. Nel 1965, con la contessa Cristiana Agnelli, ha infine affidato al noto paesaggista inglese Russell Page la ristrutturazione del giardino. “Fu allora che il Conte Brandolino fece costruire anche la serra di circa 100 metri quadrati interrata, realizzata per conservare la temperatura calda in inverno e mantenere il fresco umido d'estate”, spiega Silvia Richter, responsabile dei giardini e della serra. “Negli anni Ottanta la collezione iniziale di orchidee, nata dalla passione della contessa Cristiana, che a Milano si era innamorata a prima vista di una Cattleya dell'amica Giulia Maria Crespi, fu implementata con esemplari rarissimi. I primi arrivarono dalle esposizioni floreali di Parigi, poi dal vivaista francese Marcel Lecoufle”. Si dice che il Conte Brandino in questa stagione tenga sempre delle Cattleya fiorite sulla sua scrivania e una fotografia proprio del giardiniere Egidio intento a comporre mazzi di fiori da portare in casa per allietare le feste organizzate dai Conti.
Tra i fiori all'occhiello ci sono alcuni Angraecum botanici, specie difficili da coltivare e mai modificate dall'uomo. In particolare, abbiamo in mostra un esemplare esotico dall'inebriante profumo di cocco. Ci sono inoltre fiori spettacolari ma più commerciali, come le Phalaenopsis, che sono fiorite proprio in questo momento dell'anno. Abbiamo poi varietà rarissime di Vanda coerulea, che colpiscono i veri collezionisti.
La Tenuta di Vistorta, ancora a conduzione familiare, è oggi passata alla nuova generazione e in particolare vigne e cantina sono seguite con passione da Brandino Brandolini D'Adda, ultimo dei quattro figli del Conte Brandolino e della Contessa Cristiana, che ha studiato agraria prima a Parigi e poi in Texas e che si occupa della produzione di Merlot di grande prestigio. È ancora lui a occuparsi delle scelte botaniche e floreali, e in particolare delle orchidee.
La serra voluta e curata con amore da sua madre è stata seguita per più di 50 anni dal signor Egidio, giardiniere dalla vasta cultura botanica che ha smesso per motivi d'età nel 2018. Da allora la mano in giardino è passata a Silvia Bosi Richter, peruviana per parte di madre, la cui passione per le orchidee arriva dalle lunghe passeggiate nelle foreste andine che faceva da bambina con il padre, italiano ma innamorato del Sud America.“Ricordo che lì le orchidee sbocciavano sull'alto degli alberi. Erano specie che potevano sopportare fresco e altitudine”. Come spiega, ci sono in effetti orchidee che crescono a quote differenti e non solo originarie delle foreste dai climi umidi tropicali e oceanici ma anche da zone temperate e più fredde. “Ci vogliono dei veri esperti per la loro cura e in questo mi affianca un maestro botanico, Gian Maria Conte, super esperto di orchidee. A lui ricorro per ogni emergenza”.
Un unicum della serra è la parete creata con supporti di vecchi coppi dal Conte Brandolino: in piena fioritura è una spettacolare foresta verticale. La collezione annovera circa 1.000 esemplari diversi tra cui dei meravigliosi Cypripedium, le graziose “scarpette di Venere”. In inverno i conti amavano portarsi qualche pianta fiorita in casa, per poterla ammirare.
Qui si inizia poco prima di Natale con le Cattleyae, poi a gennaio esplodono le pareti verticali di Cypripedium, mentre le Phalaenopsis, più resistenti, fioriscono quasi tutto l'anno. C'é anche la Vanilla planifolia, la normale vaniglia usata per i dolci. Come quasi tutte le orchidee è epifita, non parassita attenzione: cioè una piante dalle radici aeree, che sfrutta i tronchi di alberi tropicali per appoggiarsi e raggiungere la luce. La stecca profumata, il suo frutto, è difficile da vedere crescere nei nostri climi. Il fiore invece non è appariscente: bianco e verde e dura solo 24 ore. Soprattutto nei momenti più spettacolari della fioritura, le visite sono contingentate per volere dei proprietari e sono solo su prenotazione.
Tra i maggiori fornitori della serra di Vistorta c'è un vivaio dell'Ecuador. Dagli anni Trenta nel Novecento in quella zona era passato un missionario, il salesiano Padre Antonio Andreetta, mancato nel 2011, che si era innamorato di questi fiori e si era impegnato a catalogarli. Insegnò a una famiglia di lì, i Portilla, a raccogliere orchidee nelle foreste: ora loro hanno un impero e distribuiscono orchidee in tutto il mondo. Dal 2018 a oggi, cioè da quando Silvia Richter è responsabile delle serre, non ha ancora acquisito molte varietà. Le uniche che ha aggiunto alla collezione sono proprio delle orchidee delle Andre, la sua terra: le splendide Miltonia, che sembrano enormi viole del pensiero.