Tutti pazzi per le orchidee: da sempre uno dei fiori più amati e preziosi, da donare a chi si ama o da coltivare con impegno e passione. C'è stato un momento però, in Europa e in particolare nell'Inghilterra vittoriana, in cui la passione per le orchidee si trasformò tra gli aristocratici in un'autentica mania, quella che gli inglesi definirono appunto la orchidomania o orchidelirium: una folle caccia alle specie più esotiche e rare. Per possederle ed esibirle nella propria collezione, i nobili erano disposti a pagare cifre da capogiro. Una passione persino più smodata di quella per i tulipani, che in Olanda aveva provocato, meno di due secoli prima, una bolla economica sui mercati. Si dice che l'ossessione per queste piante, la seconda famiglia di spermatofite al mondo per vastità di specie dopo le Asteracaee (la famiglia delle margherite), iniziò quando nel 1731 fiorì per la prima volta in Europa un'orchidea tropicale: una Bletia verecunda che si trovava nel prestigioso giardino dell'ammiraglio Charles Wagner. Da quel momento e fino ai primi decenni del Novecento, ricchi e aristocratici d'Inghilterra e di tutta Europa fecero a gara per portare nelle loro costosissime serre le orchidee più curiose, strane e affascinanti. Quando un'orchidea particolare fioriva, se ne parlava nelle cronache e nei salotti. Spedizioni di ricerca partivano verso angoli sperduti del mondo, dall'Asia all'Africa, fino al Centro e Sud America. Botanici ma anche avventurieri e “cacciatori” di orchidee al soldo dei nobili, persero la vita durante quelle esplorazioni, nella speranza di trovare orchidee esclusive da esibire o da far pagare a caro prezzo. In agguato per loro, malattie tropicali, ragni e serpenti velenosi, animali feroci o anche le tribù indigene, spesso cannibali. Di alcuni si persero le tracce per sempre. William George Spencer Cavendish, sesto duca del Devonshire, folgorato in una mostra londinese da un esemplare di Oncidium papilio (oggi questa orchidea è catalogata come Psychopsis papilio), fiore simile a una grande farfalla, spedì in India a sue spese un famoso cacciatore di orchidee, John Gibson, che risalendo il fiume Brahmaputra e i suoi affluenti trovò un centinaio di specie, destinate all'enorme serra che il duca aveva fatto costruire nella sua dimora di Chatsworth dall'abile capo giardiniere Joseph Paxton. Quel paradiso tropicale tra le nebbie della campagna inglese suscitò ammirazione anche da parte della regina Vittoria e del principe Alberto, che vi si recarono in visita nel 1843. La serra fu illuminata in quell'occasione da 12.000 lampade.
Le Serre di Villa Visconti Borromeo Litta
Restando in tema di numeri, catalogare le orchidee è sempre stato un rebus per i botanici. Questa famiglia contempla infatti oltre 750 generi, circa 28.000 specie e migliaia di ibridi dalle infinite forme e colori. Di queste ben 2.800 piante diverse fanno parte della collezione prestigiosa delle Serre di Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate (Milano), uno dei luoghi italiani più affascinanti per chi ama queste piante, ma certo non solo. Gioiello lombardo, la villa di delizie alle porte di Milano lascia incantati per la varietà di mosaici, statue, affreschi, fontane e giochi d'acqua. Fu il Conte Pirro I Visconti Borromeo, intorno al 1585, a ideare il complesso, ispirandosi alle ville medicee toscane e avvalendosi dell'architetto Martino Bassi, degli scultori Francesco Brambilla il Giovane e Marco Antonio Prestinari, dei pittori Camillo Procaccini e Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Agostino Lodola e Giovanni Battista Maestri, detto il Volpino. Il Conte fece realizzare i giardini e costruire il Palazzo delle Acque, il Ninfeo, teatro di grandiose feste e ricevimenti. Conservatore del museo è oggi Paola Ferrario, che ci spiega: “Questo è un parco pubblico, in un palazzo pubblico aperto al pubblico: anche le preziose collezioni di cactus e orchidee presenti nelle serre sono un'eccellenza europea a disposizione di tutti. In questo dobbiamo ringraziare anche l'importante fondo che ci ha gentilmente offerto Fondazione Cariplo. E poi gli esperti di ALAO, l'Associazione Lombarda Amanti delle Orchidee, che ha sede presso i giardini della Villa e che ci aiuta con le piante, mantenendo nelle serre il microclima ideale per ogni specie grazie a sofisticati impianti di ventilazione, umidificazione e nebulizzazione. Ma che soprattutto ci ha regalato l'eccezionale collezione di orchidee, appartenuta al varesino Nando Natali, socio fondatore di ALAO recentemente scomparso. La sua collezione è nelle nostre serre dal 2019, grazie al volere degli eredi”. “Natali era un illustre industriale del settore caseario, che fondò la sua impresa nel dopoguerra” spiega Johnny Allegra, presidente di ALAO. Nella sua villa a Sant'Ambrogio (Varese) aveva creato una collezione di orchidee straordinaria, nota come L'Approdo. Classe 1926, fu un grande coltivatore di specie botaniche e ibride: fu il primo a importare le Cattleya Port of Paradise dagli Stati Uniti e a dare il via a un vero mercato e a una cultura delle orchidee botaniche, in un'epoca in cui queste piante erano conosciute solo come fiore reciso. Da allora, grazie a lui, proprio la zona di Varese è nota in tutta Italia per i vivai di orchidee. Basti citare l'Orchideria di Morisolo (Casciago) di Giancarlo Pozzi, un super esperto: il suo vivaio è più un orto botanico che una vendita di piante''. Ad accompagnarci nella visita delle Serre dei Musei di Villa Visconti Borromeo Litta è un giovanissimo volontario, segno che il fascino delle orchidee colpisce anche le ultime generazioni. Manuel Riva, 21 anni, oltre a occuparsi della complessa bagnatura delle piante, è una delle guide per i visitatori, insieme con il gruppo degli Amici di Villa Litta. “Siamo presenti per il pubblico gratuitamente ogni terza domenica del mese. Occorre però prenotarsi: l'entrata non è libera, perché i corridoi delle serre sono stretti e non possono ospitare troppe persone, specie d'estate quando fa molto caldo”, spiega Manuel, che studia all'Accademia di Brera e si occupa di nuove forme d'arte digitale. Grazie a questa competenza, affianca il presidente dell'associazione per il sito di ALAO, dove è possibile reperire tante informazioni su queste piante affascinanti, anche per i non esperti. “Fin dalla prima metà del Settecento all'interno della Villa ci sono state serre calde e fredde destinate alla coltura di piante che dovevano affascinare i nobili ospiti. Di dieci strutture di serre presenti nell'Ottocento sono rimaste le due Orangerie in muratura e le attuali serre curvilinee e angolari in ferro e vetro ancora perfettamente conservate, ampliate tra il 1882 e il 1898. Quando la famiglia Toselli acquistò la Villa nel 1932 si dedicò proprio alla floricoltura, una passione che dunque è parte della storia di questo luogo”, aggiunge Paola Ferrario. “Proprio la signora Isora Toselli, nel 1982, regalò al Comune la Lindenia, opera in 17 volumi dedicata alle orchidee tratta dagli studi del botanico Jean Jules Linden. È una delle sole tre copie esistenti al mondo ed è conservata qui in speciali vetrine. I volontari di ALAO e di Amici di Villa Litta collaborano con il Comune di Lainate per gestire i nostri meravigliosi spazi e queste bellezze straordinarie”, aggiunge Paola Ferrario. “Le collaborazioni sul territorio sono fondamentali per il mantenimento del giardino, che purtroppo quest'inverno è stato colpito da una tromba d'aria: sono crollati il muro di recinzione e alcune piante secolari. Occorre un continuo lavoro di squadra”.
La Serra con verde verticale di Vistorta
Restando nel Nord Italia, ma spostandoci a Est, il nostro itinerario da tranquilli “cacciatori” di orchidee fa tappa a Vistorta, antico borgo di origini medievali dove si trova Villa Brandolini D'Adda. L'area su cui sorge la residenza ottocentesca fu acquisita attorno al 1780 dai Brandolini, unitisi con la casata dei Rota. La Villa con le scuderie e i muri turriti in pietra fu completata nel 1872, mentre il parco iniziò a vivere nei primi del Novecento con le prime piantumazioni. Guido Brandolini Rota, nel XIX secolo, iniziò a realizzare a Vistorta una moderna ed efficiente azienda agricola dedita alla produzione di cereali, bachi da seta e vini di prestigio. Nel secondo dopoguerra, il veneziano Conte Brando Brandolini d'Adda, decidendo di trascorrervi più tempo come luogo di delizie e di vacanza, ha iniziato un'importante ristrutturazione della Villa di ispirazione neoclassica, affiancato per gli interni dall'architetto scenografo Renzo Mongiardino. Nel 1965, con la contessa Cristiana Agnelli, ha infine affidato al noto paesaggista inglese Russell Page la ristrutturazione del giardino. “Fu allora che il Conte Brandolino fece costruire anche la serra di circa 100 metri quadrati interrata, realizzata per conservare la temperatura calda in inverno e mantenere il fresco umido d'estate”, spiega Silvia Richter, responsabile dei giardini e della serra. “Negli anni Ottanta la collezione iniziale di orchidee, nata dalla passione della contessa Cristiana, che a Milano si era innamorata a prima vista di una Cattleya dell'amica Giulia Maria Crespi, fu implementata con esemplari rarissimi. I primi arrivarono dalle esposizioni floreali di Parigi, poi dal vivaista francese Marcel Lecoufle”. Si dice che il Conte Brandino in questa stagione tenga sempre delle Cattleya fiorite sulla sua scrivania e una fotografia proprio del giardiniere Egidio intento a comporre mazzi di fiori da portare in casa per allietare le feste organizzate dai Conti. Tra i fiori all'occhiello ci sono alcuni Angraecum botanici, specie difficili da coltivare e mai modificate dall'uomo. In particolare, abbiamo in mostra un esemplare esotico dall'inebriante profumo di cocco. Ci sono inoltre fiori spettacolari ma più commerciali, come le Phalaenopsis, che sono fiorite proprio in questo momento dell'anno. Abbiamo poi varietà rarissime di Vanda coerulea, che colpiscono i veri collezionisti. La Tenuta di Vistorta, ancora a conduzione familiare, è oggi passata alla nuova generazione e in particolare vigne e cantina sono seguite con passione da Brandino Brandolini D'Adda, ultimo dei quattro figli del Conte Brandolino e della Contessa Cristiana, che ha studiato agraria prima a Parigi e poi in Texas e che si occupa della produzione di Merlot di grande prestigio. È ancora lui a occuparsi delle scelte botaniche e floreali, e in particolare delle orchidee. La serra voluta e curata con amore da sua madre è stata seguita per più di 50 anni dal signor Egidio, giardiniere dalla vasta cultura botanica che ha smesso per motivi d'età nel 2018. Da allora la mano in giardino è passata a Silvia Bosi Richter, peruviana per parte di madre, la cui passione per le orchidee arriva dalle lunghe passeggiate nelle foreste andine che faceva da bambina con il padre, italiano ma innamorato del Sud America.“Ricordo che lì le orchidee sbocciavano sull'alto degli alberi. Erano specie che potevano sopportare fresco e altitudine”. Come spiega, ci sono in effetti orchidee che crescono a quote differenti e non solo originarie delle foreste dai climi umidi tropicali e oceanici ma anche da zone temperate e più fredde. “Ci vogliono dei veri esperti per la loro cura e in questo mi affianca un maestro botanico, Gian Maria Conte, super esperto di orchidee. A lui ricorro per ogni emergenza”. Un unicum della serra è la parete creata con supporti di vecchi coppi dal Conte Brandolino: in piena fioritura è una spettacolare foresta verticale. La collezione annovera circa 1.000 esemplari diversi tra cui dei meravigliosi Cypripedium, le graziose “scarpette di Venere”. In inverno i conti amavano portarsi qualche pianta fiorita in casa, per poterla ammirare. Qui si inizia poco prima di Natale con le Cattleyae, poi a gennaio esplodono le pareti verticali di Cypripedium, mentre le Phalaenopsis, più resistenti, fioriscono quasi tutto l'anno. C'é anche la Vanilla planifolia, la normale vaniglia usata per i dolci. Come quasi tutte le orchidee è epifita, non parassita attenzione: cioè una piante dalle radici aeree, che sfrutta i tronchi di alberi tropicali per appoggiarsi e raggiungere la luce. La stecca profumata, il suo frutto, è difficile da vedere crescere nei nostri climi. Il fiore invece non è appariscente: bianco e verde e dura solo 24 ore. Soprattutto nei momenti più spettacolari della fioritura, le visite sono contingentate per volere dei proprietari e sono solo su prenotazione. Tra i maggiori fornitori della serra di Vistorta c'è un vivaio dell'Ecuador. Dagli anni Trenta nel Novecento in quella zona era passato un missionario, il salesiano Padre Antonio Andreetta, mancato nel 2011, che si era innamorato di questi fiori e si era impegnato a catalogarli. Insegnò a una famiglia di lì, i Portilla, a raccogliere orchidee nelle foreste: ora loro hanno un impero e distribuiscono orchidee in tutto il mondo. Dal 2018 a oggi, cioè da quando Silvia Richter è responsabile delle serre, non ha ancora acquisito molte varietà. Le uniche che ha aggiunto alla collezione sono proprio delle orchidee delle Andre, la sua terra: le splendide Miltonia, che sembrano enormi viole del pensiero.
A Ischia tra mare ed esotismi botanici
Il nostro viaggio alla scoperta delle orchidee più magiche e affascinanti si ferma questa volta a Sud, in una delle più belle isole italiane: Ischia, un angolo di relax e benessere tra un mare cristallino e preziose acque termale, a circa 15 miglia da Napoli. La collezione (che andiamo a visitare) è quella de La Mortella di Ischia, un'area di circa due ettari che ospita le più rare piante esotiche e fu creata soprattutto per desiderio di Lady Walton (1926-2010), l'argentina Susana Valeria Rosa Maria Passo, moglie del grande compositore inglese Sir William Walton (1902-1983). La loro è una storia di quelle romantiche d'un tempo. Nonostante lei provenisse da una importante famiglia argentina e avesse ricevuto una formazione aristocratica, studiando addirittura prima l'inglese che la sua lingua, lo spagnolo, la giovane Susana era una donna indipendente e determinata e decise di andare presto a lavorare, contro il volere dei genitori e in contrasto con il suo rango. A 22 anni era impiegata presso il Consolato Britannico di Buenos Aires, dove ebbe occasione di conoscere il compositore William Walton, genio della musica, recatosi in Argentina (a Buenos Aires) per una conferenza internazionale della Performing Right Society. Lui aveva già 46 anni. Susana aveva organizzato la conferenza stampa per il compositore ed egli notò subito questa giovane attraente, dai grandi occhi verdi. Le chiese di sposarlo la sera stessa. Nell'ottobre 1949 la coppia si stabilì a Forio di Ischia e lì acquistò un terreno in una gola di origine vulcanica, dove costruì la propria casa. Uno spazio selvaggio e irto di rocce, che fu sistemato in piccola parte, nella zona d'ingresso, anche dall'architetto inglese dei giardini Russell Page. In realtà tutto il patrimonio artistico e botanico di questo giardino è opera di Lady Susana Walton, che ne realizzò il progetto, supervisionò ogni lavoro, scelse ogni pianta, dedicando più di 50 instancabili anni, con un entusiasmo e un'energia diventati leggendari, a questo mirabile giardino. Dal 1991 La Mortella è aperta al pubblico ed è anche la sede della Fondazione William Walton, che opera in ambito musicale, sostenendo i giovani compositori di talento e ospitando importanti stagioni concertistiche. Oggi ne è presidentessa Alessandra Vinciguerra, che è anche direttrice dei Giardini e si occupa con passione di orticoltura, botanica e progettazione, sovrintendendo anche ai programmi culturali ed educativi e all'amministrazione del parco. La lega a questi luoghi la grande amicizia e affinità elettiva che ebbe con Lady Walton, con cui lavorò e abitò in questa magica dimora, che è ancora oggi la sua casa, fino al 2010, quando Susana morì. Lei ne è l'erede anche spirituale. Nel giardino amato e voluto da Lady Walton ci sono tre serre tropicali: la Victoria House, dove regna la Victoria amazzonica, una straordinaria ninfea gigante che cresce in un laghetto circondato da orchidee, bromelie e straordinari rampicanti; la Serra delle Orchidee e il Tempio del Sole, con la raccolta di Agavi e palme. Nella Serra dedicata alle orchidee si possono ammirare, nelle diverse stagioni, fioriture di Vanda, Phalenopsys, Oncidium, oltre a specie ancora più rare. Sulla parete, tra felci dalle forme inconsuete, trovano posto le orchidee Vanilla, le piante della vaniglia. Non aspettatevi, però, che il suo fiore bianco sia profumato: a regalare il caratteristico aroma è solo il frutto a forma di stecca.