Appunti di viaggio
A meno di un'ora di auto da Roma e facilmente raggiungibile anche in treno, il Parco dei Mostri, unico del suo genere, regala al suo visitatore un ventaglio di emozioni e suggestioni sempre diverse ad ogni visita. Il lungo viale d'ingresso, cui segue un ampio parterre verdissimo, non lascia presagire l'atmosfera mistica che vi attende appena varcato l'arco che introduce nella parte del bosco più affascinante, dove la vegetazione si fa più fitta e ad ogni angolo spunta una creatura mostruosa.
Le prime ad accoglierci sono le sfingi greche, poste accanto allo stemma degli Orsini, che sembrano ammonire il visitatore e ricordare il loro ruolo di guardiane delle città sacre. Proseguendo lungo il sentiero a sinistra troverete le statue raffiguranti le divinità più antiche come Saturno, Giano, Fauno, Evando e la Triplice Ecate fino ad arrivare ad un masso dimezzato e divelto sul terreno. Sul frontone vi sono figure che ricordano la tomba della Sirena situata nella città etrusca di Sovana. Scendendo le scale alla vostra destra arriverete alla famosa rappresentazione della lotta tra i giganti e ancora più avanti alla cascata sarete rapiti dalla bellezza dell'enorme tartaruga che sorregge sul suo dorso la Nike, personificazione della vittoria alata. Vicino al gruppo scultoreo si trova Pegaso alato, immortalato in procinto di spiccare il volo per annunciare agli dei l'avvenuta vittoria. Oltrepassato il ninfeo, la venere virile e l'anfiteatro, raggiungerete la famosa casa pendente, edificata su di un masso inclinato.
Proseguite ancora e con stupore vedrete troneggiare Nettuno, il dio dei mari, in una gigantesca vasca. E ancora ammirate la dea dormiente, che Pirro Ligorio chiama Nife, la dea Cerere e la creatura più gigantesca del parco l'elefante, che sostiene una torre, simbolo delle battaglie cartaginesi di Annibale contro Roma, prima di finire tra le fauci del drago alato! L'ultima emozione la regala l'Orco, spesso emblema del parco, con il suo monito ogni pensiero vola parafrasi modificata del celeberrimo verso dell'inferno dantesco lasciate ogni speranza, o voi ch'entrate.