Il 25 e 26 marzo 2022 Villa Marigola ospiterà a Lerici (SP) le giornate di studi «Il Paradiso degli Inglesi nella Riviera Ligure. Storie, paesaggi e persone»: un inedito approfondimento sull'incredibile patrimonio di parchi e residenze creati da illustri personalità inglesi che a cavallo tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima metà del Novecento scelsero la Liguria come meta di villeggiatura invernale, dando vita a incredibili giardini esotici. Così, nel primo weekend di primavera Villa Marigola - perla architettonica di proprietà di Crédit Agricole - diviene il baricentro ideale di quella “mirabile estensione di coste ondulate di colline sopra un fondo di alte montagne distese in semicircolo da levante a ponente”, così come descritta da Giovanni Ruffini in Il Dottor Antonio, il romanzo pubblicato a Edimburgo nel 1855, che diede un forte slancio alla Riviera ligure per il suo clima mite e la bellezza delle sue coste.
Il convegno, fortemente voluto da Marco Barotti, curatore di Villa Marigola, nonché socio fondatore dell'Associazione Amici di Villa Marigola Golfo dei Poeti, è organizzato da questa istituzione con Grandi Giardini Italiani nell'ambito degli eventi culturali 2022 ideati per celebrare i 25 anni dalla fondazione del network creato dall'imprenditrice inglese Judith Wade. La direzione scientifica del convegno è stata affidata a Maria Chiara Pozzana, noto architetto del paesaggio, socio fondatore dell'associazione AIAPP e membro di ICOMOS Italia. La due giorni ha già ottenuto il prestigioso riconoscimento del Patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Liguria, del Comune di Lerici, dell'Università di Genova, dell'Ambasciata Britannica, del FAI-Fondo Ambiente Italiano,dell'AIAPP-Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, della Mediterranean Garden Society, del Garden Club La Spezia e del magazine Gardenia.
«Con l'inizio dell'800 il viaggio in Liguria diventa una fonte di ispirazione per nuove tecniche di orticultura e di giardinaggio, di forme e modi di acclimazione di vegetali provenienti da climi diversi, per una nuova composizione di giardini fondata sulla valorizzazione della vegetazione», spiega Annalisa Maniglio Calcagno, professore emerito di Architettura del Paesaggio presso la Facoltà di Architettura di Genova, che aprirà le giornate di studi nel cui palinsesto sono previsti inquadramenti storici e letterari e focus sui giardini inglesi più straordinari della Riviera, rara opportunità per coltivare en plein air palme, agrumi, cactacee e molte altre rare specie botaniche subtropicali che a Londra si potevano ammirare solo nelle green houses di Kew. Questi luoghi, frutto della creazione umana e testimonianza della scenografica bellezza del paesaggio ligure furono presto definiti come «il paradiso delle piante” e il luogo ideale per la costruzione delle “winter residences”».
Infatuazioni giardiniere ma non solo, ovviamente. Artisti, letterati e grandi inglesi come Lord Byron, William Percy Shelley, Thomas Hanbury, Edward Lear, Charles Dickens e D.H. Lawrence, Lady Blessington, Clarence Bicknell lasciarono il loro segno in Liguria. «Durante i burrascosi anni della Rivoluzione Francese e delle guerre napoleoniche, agli inglesi era concesso di rado di potere viaggiare sul continente, limitatamente alle fortificate colonie mediterranee di Gibilterra e Malta, o in Sardegna e Sicilia», illustra un altro dei prestigiosi relatori, l'avvocato e saggista Alessandro Bartoli, studioso del tema: «Dopo la ritirata di Russia e la sconfitta finale di Napoleone sui campi di Waterloo, al viaggiatore d'Oltremanica si offriva ancora una volta l'opportunità del più ambito dei viaggi, quello in Italia, che durante il secolo XVIII calamitò schiere di aristocratici, intellettuali e artisti dallo sguardo curioso, ansiosi di abbeverarsi alla fonte della cultura classica. Riprese così quel ‘corteo magico' verso Sud di carrozze imbottite, maestosi cocchieri, vetturini, pesanti bauli di cuoio spagnolo, album da disegno e quaderni intonsi, da riempire di schizzi, disegni, acquerelli, fiori essiccati per trasformarsi, così, nei cahier de voyages oggi custoditi nelle biblioteche e negli archivi inglesi».
A raccontare la “botano-mania” lanciata dagli Inglesi nella seconda metà del XVIII secolo grazie ai viaggi avventurosi in terre sconosciute di esploratori, mercanti, capitani, naturalisti, vivaisti e religiosi alla ricerca di esemplari rari, bizzarri, belli o utili, sarà la professoressa Barbara Baldan dell'Università degli Studi di Padova. «Spinte dalla curiosità, dalla fama o dal denaro queste personalità ci hanno lasciato in eredità inestimabili conoscenze scientifiche e tanta bellezza da togliere il fiato». Tale “mania”, alimentata anche dall'entusiasmo del pubblico non specialista, sembrava aver afflitto la sfera culturale pubblica inglese, in particolare quella delle donne della classe media e alta. Nella sua relazione Baldan non trascurerà l'importanza dell'universo femminile in materia di collezionismo botanico, raccontando di Diana Beaumont (1765-1831), di Lady Amherst (1762-1838) e di Jeanne Baret (1740-1807) «che, travestita da uomo, fu la prima donna a compiere una completa circumnavigazione del globo in cerca di fiori, che dipinse nel loro ambiente naturale, sfidando la tradizione vittoriana[».
In questo contesto di scoperte e nuovi mondi da esplorare, la Liguria conquistò la ribalta al centro degli scambi culturali internazionali con orticoltori, vivaisti, paesaggisti, proprietari di grandi giardini, con la Royal Horticultural Society (RHS) e con le più prestigiose Accademie e Società scientifiche. Basta citare qui tra tutti l'esempio dei Giardini Hanbury di Ventimiglia (IM), che da oltre 150 anni continuano a essere la porta di ingresso di piante esotiche. Come ricorda il Professor Mauro Mariotti, direttore dei Giardini e Professore di Botanica Ambientale e Applicata all'Università di Genova: «Questa internazionalità è dipesa senz'altro dalla personalità di Thomas Hanbury, dotato di grande apertura mentale e favorevole ad ampliare i contatti e a intrecciare il pensiero occidentale con quello orientale, in una visione multiculturale. Rilevante, però, fu anche la giovane età dei curatori. Nel 1867 Thomas Hanbury ha 35 anni e coinvolge nel progetto e nella cura del giardino Ludovico Winter che ne ha 25; Kurt Dinter è chiamato come curatore a 24 anni, Alwin Berger è assunto nello stesso ruolo a 26 anni».
Tra i tredici approfondimenti del convegno, anche quello della dottoressa Emanuela Orsi Borio su Villa Rézzola, nuovo bene FAI a Pugliola di Lerici, che domina il golfo spezzino dal castello di Lerici fino al borgo di Portovenere. Creata dai coniugi Cochrane nei primi del Novecento sulla scia dei parchi di acclimatazione, è ancora ricca di specie esotiche e mediterranee e mantiene ben evidenti disegno e strutture originarie.
Silvia Arnaud Ricci, proprietaria del complesso di Villa della Pergola, sulla collina alle spalle di Alassio (SV), insieme con l'agronomo paesaggista Giorgia Trupiano, farà rivivere ai partecipanti le atmosfere di fine Ottocento attraverso il racconto delle collezioni botaniche coltivate nei giardini e legate alla tradizione inglese, tra cui quella delle 34 varietà di glicini e quella della più importante collezione europea di agapanti, di cui sono presenti 500 cultivar diverse.
La storica Gisella Merello ricorderà l'incredibile avventura botanica ed artistica del pastore anglicano Clarence Bicknell: «nel 1878 venne in Italia come cappellano di Bordighera, si innamorò subito della luce, dei paesaggi e della flora della Riviera e decise di fermarsi nella località ligure. Appena installato, cominciò a dipingere i fiori. Nel giro di sette anni realizzò più di mille acquarelli e nel 1885 pubblicò Flowering Plants and Ferns of the Riviera, volume sulle piante fiorite e sulle felci della costa ligure con 82 tavole a colori e note riguardanti 280 specie».
Ursula Salghetti Drioli Piacenza, curatrice di Villa Piacenza Boccanegra a Ventimiglia (Im), e il giardiniere Pietro von Schweinichen descriveranno il perfetto esempio di giardino naturale in ambito mediterraneo, spiegando come il loro schema di lavoro attuale «rispecchia l'organizzazione originaria che emerge dalla corrispondenza tra l'antica proprietaria inglese Miss Ellen Willmott e un certo Clodoveo. Ad esempio, lo sfalcio dell'erba sotto gli olivi, dove si susseguono le fioriture di varie bulbose dall'autunno alla primavera, avviene una volta l'anno, in estate, quando esse sono in riposo. Tutti i residui di potatura sono tritati e lasciati sul posto. Non sono necessarie concimazioni; le irrigazioni sono limitate ai primi anni dai nuovi impianti», afferma Salghetti.
Il convegno, fortemente voluto da Marco Barotti, curatore di Villa Marigola, nonché socio fondatore dell'Associazione Amici di Villa Marigola Golfo dei Poeti, è organizzato da questa istituzione con Grandi Giardini Italiani nell'ambito degli eventi culturali 2022 ideati per celebrare i 25 anni dalla fondazione del network creato dall'imprenditrice inglese Judith Wade. La direzione scientifica del convegno è stata affidata a Maria Chiara Pozzana, noto architetto del paesaggio, socio fondatore dell'associazione AIAPP e membro di ICOMOS Italia. La due giorni ha già ottenuto il prestigioso riconoscimento del Patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Liguria, del Comune di Lerici, dell'Università di Genova, dell'Ambasciata Britannica, del FAI-Fondo Ambiente Italiano,dell'AIAPP-Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, della Mediterranean Garden Society, del Garden Club La Spezia e del magazine Gardenia.
«Con l'inizio dell'800 il viaggio in Liguria diventa una fonte di ispirazione per nuove tecniche di orticultura e di giardinaggio, di forme e modi di acclimazione di vegetali provenienti da climi diversi, per una nuova composizione di giardini fondata sulla valorizzazione della vegetazione», spiega Annalisa Maniglio Calcagno, professore emerito di Architettura del Paesaggio presso la Facoltà di Architettura di Genova, che aprirà le giornate di studi nel cui palinsesto sono previsti inquadramenti storici e letterari e focus sui giardini inglesi più straordinari della Riviera, rara opportunità per coltivare en plein air palme, agrumi, cactacee e molte altre rare specie botaniche subtropicali che a Londra si potevano ammirare solo nelle green houses di Kew. Questi luoghi, frutto della creazione umana e testimonianza della scenografica bellezza del paesaggio ligure furono presto definiti come «il paradiso delle piante” e il luogo ideale per la costruzione delle “winter residences”».
Infatuazioni giardiniere ma non solo, ovviamente. Artisti, letterati e grandi inglesi come Lord Byron, William Percy Shelley, Thomas Hanbury, Edward Lear, Charles Dickens e D.H. Lawrence, Lady Blessington, Clarence Bicknell lasciarono il loro segno in Liguria. «Durante i burrascosi anni della Rivoluzione Francese e delle guerre napoleoniche, agli inglesi era concesso di rado di potere viaggiare sul continente, limitatamente alle fortificate colonie mediterranee di Gibilterra e Malta, o in Sardegna e Sicilia», illustra un altro dei prestigiosi relatori, l'avvocato e saggista Alessandro Bartoli, studioso del tema: «Dopo la ritirata di Russia e la sconfitta finale di Napoleone sui campi di Waterloo, al viaggiatore d'Oltremanica si offriva ancora una volta l'opportunità del più ambito dei viaggi, quello in Italia, che durante il secolo XVIII calamitò schiere di aristocratici, intellettuali e artisti dallo sguardo curioso, ansiosi di abbeverarsi alla fonte della cultura classica. Riprese così quel ‘corteo magico' verso Sud di carrozze imbottite, maestosi cocchieri, vetturini, pesanti bauli di cuoio spagnolo, album da disegno e quaderni intonsi, da riempire di schizzi, disegni, acquerelli, fiori essiccati per trasformarsi, così, nei cahier de voyages oggi custoditi nelle biblioteche e negli archivi inglesi».
A raccontare la “botano-mania” lanciata dagli Inglesi nella seconda metà del XVIII secolo grazie ai viaggi avventurosi in terre sconosciute di esploratori, mercanti, capitani, naturalisti, vivaisti e religiosi alla ricerca di esemplari rari, bizzarri, belli o utili, sarà la professoressa Barbara Baldan dell'Università degli Studi di Padova. «Spinte dalla curiosità, dalla fama o dal denaro queste personalità ci hanno lasciato in eredità inestimabili conoscenze scientifiche e tanta bellezza da togliere il fiato». Tale “mania”, alimentata anche dall'entusiasmo del pubblico non specialista, sembrava aver afflitto la sfera culturale pubblica inglese, in particolare quella delle donne della classe media e alta. Nella sua relazione Baldan non trascurerà l'importanza dell'universo femminile in materia di collezionismo botanico, raccontando di Diana Beaumont (1765-1831), di Lady Amherst (1762-1838) e di Jeanne Baret (1740-1807) «che, travestita da uomo, fu la prima donna a compiere una completa circumnavigazione del globo in cerca di fiori, che dipinse nel loro ambiente naturale, sfidando la tradizione vittoriana[».
In questo contesto di scoperte e nuovi mondi da esplorare, la Liguria conquistò la ribalta al centro degli scambi culturali internazionali con orticoltori, vivaisti, paesaggisti, proprietari di grandi giardini, con la Royal Horticultural Society (RHS) e con le più prestigiose Accademie e Società scientifiche. Basta citare qui tra tutti l'esempio dei Giardini Hanbury di Ventimiglia (IM), che da oltre 150 anni continuano a essere la porta di ingresso di piante esotiche. Come ricorda il Professor Mauro Mariotti, direttore dei Giardini e Professore di Botanica Ambientale e Applicata all'Università di Genova: «Questa internazionalità è dipesa senz'altro dalla personalità di Thomas Hanbury, dotato di grande apertura mentale e favorevole ad ampliare i contatti e a intrecciare il pensiero occidentale con quello orientale, in una visione multiculturale. Rilevante, però, fu anche la giovane età dei curatori. Nel 1867 Thomas Hanbury ha 35 anni e coinvolge nel progetto e nella cura del giardino Ludovico Winter che ne ha 25; Kurt Dinter è chiamato come curatore a 24 anni, Alwin Berger è assunto nello stesso ruolo a 26 anni».
Tra i tredici approfondimenti del convegno, anche quello della dottoressa Emanuela Orsi Borio su Villa Rézzola, nuovo bene FAI a Pugliola di Lerici, che domina il golfo spezzino dal castello di Lerici fino al borgo di Portovenere. Creata dai coniugi Cochrane nei primi del Novecento sulla scia dei parchi di acclimatazione, è ancora ricca di specie esotiche e mediterranee e mantiene ben evidenti disegno e strutture originarie.
Silvia Arnaud Ricci, proprietaria del complesso di Villa della Pergola, sulla collina alle spalle di Alassio (SV), insieme con l'agronomo paesaggista Giorgia Trupiano, farà rivivere ai partecipanti le atmosfere di fine Ottocento attraverso il racconto delle collezioni botaniche coltivate nei giardini e legate alla tradizione inglese, tra cui quella delle 34 varietà di glicini e quella della più importante collezione europea di agapanti, di cui sono presenti 500 cultivar diverse.
La storica Gisella Merello ricorderà l'incredibile avventura botanica ed artistica del pastore anglicano Clarence Bicknell: «nel 1878 venne in Italia come cappellano di Bordighera, si innamorò subito della luce, dei paesaggi e della flora della Riviera e decise di fermarsi nella località ligure. Appena installato, cominciò a dipingere i fiori. Nel giro di sette anni realizzò più di mille acquarelli e nel 1885 pubblicò Flowering Plants and Ferns of the Riviera, volume sulle piante fiorite e sulle felci della costa ligure con 82 tavole a colori e note riguardanti 280 specie».
Ursula Salghetti Drioli Piacenza, curatrice di Villa Piacenza Boccanegra a Ventimiglia (Im), e il giardiniere Pietro von Schweinichen descriveranno il perfetto esempio di giardino naturale in ambito mediterraneo, spiegando come il loro schema di lavoro attuale «rispecchia l'organizzazione originaria che emerge dalla corrispondenza tra l'antica proprietaria inglese Miss Ellen Willmott e un certo Clodoveo. Ad esempio, lo sfalcio dell'erba sotto gli olivi, dove si susseguono le fioriture di varie bulbose dall'autunno alla primavera, avviene una volta l'anno, in estate, quando esse sono in riposo. Tutti i residui di potatura sono tritati e lasciati sul posto. Non sono necessarie concimazioni; le irrigazioni sono limitate ai primi anni dai nuovi impianti», afferma Salghetti.