I Giardini Caneva nascono nel 2018 all'interno della cinta muraria seicentesca degli ‘orti' di Sarzana. La Cinta muraria fa da cornice a tutto il perimetro nord del parco. Il torrente Calcandola scorre nei suoi pressi e il terreno di 12.000 metri quadrati ha un leggerissimo pendio ed una divisione in tre balze.
La conformazione del terreno è particolarmente favorevole alla varietà botanica: il parco è situato sul vecchio letto di un antico lago. Nei millenni l'acqua ha scavato attraverso gli strati geologici e presenta ora tre tipologie di terreno, dall'argilloso al sassoso e al limo. Questo ha permesso la piantumazione di piante con caratteristiche completamente diverse.
La storia di abbandono degli ultimi decenni del terreno ha fornito una meravigliosa possibilità di progettazione ex nihilo del parco, dove l'esperienza di anni di progettazione del verde di Enrico Caneva ha avuto una parte preponderante.
Enrico Caneva ha viaggiato molto, visitando foreste naturali e giardini botanici in tantissimi paesi; quindi ha voluto dedicare l'impianto del parco ai suoi viaggi. Invece di piantumare la collezione botanica in base ad allineamenti di generi e famiglie botaniche tipiche di molti orti storici, ha voluto disegnare l'impianto ispirandosi ai giardini botanici di Rio de Janeiro e di Singapore, dove le specie sono presentate in gruppi morbidi, piantumate in modo libero ed informale. La didattica è proposta in modo immersivo e sensoriale. Dal 2018 sono state messe a dimora 15.000 piante; 2500 specie da tutto il mondo di cui 800 usate in profumeria.
Un giardino di questo tipo è molto Darwiniano, ma è soprattutto dedicato alle grandi scoperte botaniche che hanno fatto gli europei dal 1400 al 1800. Per questo motivo vengono proposti dei percorsi identificati dai nomi di importanti esploratori del passato.
Thunberg fu tra i primi botanici ad esplorare in modo moderno il Giappone, come Douglas lo fece in Nord America. Sono stati evitati nomi di personaggi come Cortes o Pizarro per il risvolto terribile delle loro scoperte sulle popolazioni autoctone.
Oltre a far viaggiare i visitatori nello spazio, il proprietario dei Giardini Caneva ha voluto far viaggiare nel tempo. Una zona importante del parco è dedicata alla flora preistorica, con tre finestre temporali principali: il Carbonifero, il Giurassico ed il Cretaceo.