Cenni storici
Villa Cimbrone a Ravello, è incorniciata da un giardino lussureggiante e rappresenta uno tra i luoghi più iconici della Costiera Amalfitana, grazie anche al panorama mozzafiato.
La dimora, le cui prime notizie risalgono intorno all'XI secolo, appartenne inizialmente alla nobile famiglia degli Acconciajoco e, dal 1273, ai Fusco, nobile casato ravellese imparentato con i Pitti di Firenze e i D'Angiò di Napoli, che ne mantennero il possesso per oltre cinque secoli. Ai Fusco si devono i maggiori interventi sulla struttura e sul giardino, con l'intento di dare nuova valenza al possedimento, fino a quel momento esclusivamente ad uso agricolo. A conclusione del periodo rinascimentale risalgono infatti la realizzazione del Terrazzo Belvedere, il lungo viale d'accesso con il padiglione a cupola, la disposizione di busti marmorei e dei numerosi elementi in terracotta. Anche l'edificio principale, assurto a “casa palaziata'' di rappresentanza, venne modificato con l'aggiunta di saloni con volte decorate con grottesche e motivi floreali. La difficile situazione politico-economica tra il XVIII e il XIX ed il “ brigantaggio” diffusosi anche in queste zone specialmente intorno al 1860, portarono la famiglia Fusco all'abbandono di Villa Cimbrone. Dopo un breve periodo in cui divenne possedimento degli Amici di Atrani, famiglia di commercianti, la proprietà venne acquistata nel 1904 dal facoltoso britannico Ernest William Beckett, Lord Grimthorpe, che risistemò l'edificio introducendo elementi arabeggianti, veneziani e gotici secondo il gusto eclettico del tempo.
I giardini, sviluppandosi a balze, occupano con una superficie di circa 8,5 ettari la parte estrema meridionale della collina di Ravello, uno dei punti più panoramici dal quale è possibile ammirare la meravigliosa Costa d'Amalfi.
Divenne cenacolo culturale e luogo di ritrovo per gli intelletti di mezza Europa. Fu difatti sede in Italia del Bloomsbury Group tra il 1910 ed il 1930. Nello stesso periodo si ritiene plausibile l'intervento di Vita Sackville West nella nuova visione dei Giardini. La stessa, ospite varie volte dei Beckett, fu fortemente legata sia a Violet Trefusis, figlia illegittima di Lord Grimthorpe e della nobildonna Alice Keppel, sia a Virginia Woolf.
Pregiate essenze arboree si mescolano a fontane, viali, sculture e tempietti seguendo i dettami della cultura romantica e paesistica anglosassone del XIX secolo. La collezione botanica comprende alberi ad alto fusto, pergolati di wisteria sinensis, varietà incredibili di iris, boschetti di corbezzoli centenari, bordure di ortensie ed altre piante perenni, sculture vegetali e un roseto con oltre 60 varietà di rose antiche fra inglesi, francesi e moderne, recentemente restaurato.
Sottoposta a sequestro, come bene inglese durante il periodo fascista e fino all'epilogo della Seconda Guerra Mondiale, la Villa attraversò un ulteriore periodo di decadenza. Tuttavia, a partire dagli anni Sessanta, riacquistò la sua antica dignità sia come luogo storico, sia come giardino botanico, grazie alla famiglia Vuilleumier che, ormai da tre generazioni, se ne occupa con appassionato impegno. La dimora oggi è anche un albergo dal fascino straordinario con soffitti affrescati, opere d'arte e antiquariato in una atmosfera di inizio ‘900.